5° Capitolo

Spazio libero

In memoria di Alfredo Martini
Alla figlia Cristina,
alle care Signore con le quali ho avuto rapporti di collaborazione per i
Golpe del mio Gran Commodorato.

Il rapporto tra me ed Alfredo, per entrambi, è stato fuori dagli schemi comuni, perchè parlavamo insieme di Principi metafisici, di meditazione, di yoga, di medicina naturale, di omeopatia. Si era tra noi creata una simbiosi come con pochi e alla maggior parte dei fratelli sconosciuta, fatti com’erano i rapporti, di apparente amore fraterno e di molto, spesso malcelato, egoismo. Concordammo insieme la Sua rinuncia a ripresentarsi nel 1987 alla Scrivaneria Maggiore e per tale mia ingerenza, continuo a nutrire un intimo rimorso perché allora non mi resi conto del grande sacrificio che si era imposto.

Alfredo aveva il fascino del "signore", unico tra pochi (mi vengono in mente della vecchia compagine solo Ernesto Sciomachen, Gianni Betteto, Emanuele Vadalà, Rino Bonaccorsi, Nino Pellegrino). La Sua delicatezza, i Suoi modi semplici, il linguaggio pacato, schivo, tenue, erano straordinari e mi stupii (avvertendo un mio senso di incapacità ad eguagliarlo), nel constatare che tale era nei confronti di chiunque ed io invece riuscivo ad esserlo solo con chi entravo in confidenza. A me, allora Capitano d'Armamento, consegnò l'archivio della Fratellanza da Lui custodito, perchè non voleva darlo ad altri e con la mia promessa di consegnarlo a Chi ritenevo degno. Ce l'ho ancora io!

Ogni volta che riuscivamo a stare insieme, il nostro intimo rapporto riemergeva come per incanto, come se non ci fossimo mai lasciati. Uomini così, lasciano in coloro che li hanno conosciuti, un imperituro ricordo.

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