I° Capitolo – Gli Atti della Fratellanza
Atti del Consiglio Grande e Generale


FRATELLI DELLA COSTA ITALIANA
FRATELLANZA FEDELE AGLI STATUTI

Verbale del C.G.G. riunito a Praticino nei giorni 28 e 29 Febbraio 2004
Alle ore 10 del giorno 28/02/04, nel covo a terra di Vetriolo, posto sul Montrago, si è riunito il C.G.G. dei Fratelli della Costa per discutere e deliberare sul seguente
O. d. G.
1) Relazione del G.C. designato e sua eventuale approvazione
2) Relazione dello S.M. designato e sua eventuale approvazione
3) Programma di attività della Fratellanza della Costa italiana e rapporti con il troncone acefalo dei fratelli alla deriva
4) Rapporti con la Fratellanza internazionale e con il SE.CO.IN
5) Tavole in cantiere
6) Cariche elettive: votazioni e nomine
7) Varie ed eventuali.
Assume la presidenza il G.C. designato Comm. Gigi Piccione.
Chiama a svolgere le funzioni di Segretario lo S.M. designato Conn.le Cesare Checchi
Procede quindi alla verifica dei poteri.

Oltre a Lui medesimo, n. di Bitacora 1106 e dello S.M.D. Cesare Checchi n. di Bitacora 936, risultano presenti, in ordine di Bitacora:
Conn. Salvatore Orlando, p.d. n. 887
Fr.Livio Tomiz n.1000
Conn. Franco Fanara n.1012
Fr. Giancarlo Patti n.1105
Fr. Nino Pecorari n.1117
Lgt. H.M. Andrea Checchi n.1315
Fr. P.Luigi Mazzetti n.1406
Scr. Fr. Stefano Bianchi n.1843
Fr, Massimo Checchi n.1844
Fr. Roberto Checchi n,1845
C,d.a. di tav. Gianni Marcucci n.1966.
Sono inoltre presenti alcuni Aspiranti e diversi simpatizzanti.
Lo S.M.D. chiede di poter proporre una mozione d’ordine per quanto riguarda i poteri.
Il G.C.D. accoglie la richiesta.

Il n. di Bitacora degli intervenuti attesta che ciascuno di Loro è un Vecchio Fratello nonostante che molti siano ancora nell’età del vigore fisico e tutti in quello mentale. Sono Fratelli che hanno indiscutibilmente maturato lo spirito e l’essenza anche esoterica della nostra associazione e sono tutti uomini adusi al maneggio dei Legni nel nostro amato Mare.
La loro presenza a questo C.G.G. attesta inoltre che sono capaci di sottrarsi alla mentalità del “gregge”, di voler conoscere e conoscendo decidere.
Propongo quindi che a ciascuno di Loro sia concesso il diritto di voto diretto e personale.
Il G.C.D., avendone il potere, accoglie la proposta.
Procede quindi alla verifica dei poteri.
Constata e fa constatare che sono presenti tutte le cariche istituzionali così come sono state nominate con Ordinanza del Giurì d’Onore, nostro supremo Organo Giurisdizionale, resa esecutiva dal Tribunale di Livorno, non impugnata, nelle Persone:
Di Lui medesimo quale G.C.D.
Del Conn. Cesare Checchi quale S.M.D.
Di n 2 ulteriori Maggiorenti
Di un H.M. lgt. di Tavola
Di n.8 Fratelli con diritto di voto.
Dichiara quindi il C.G.G. validamente costituito con i poteri occorrenti per decidere sugli argomenio all’o.d.g.
L’H.M. lgt. Andrea Checchi chiede di poter fare una dichiarazione preliminare alla discussione degli argomenti all’o.d.g.
Il G.C.D., constatato che la richiesta ha natura di mozione d’ordine, concede la parola come richiesto.
Il Richiedente espone quanto segue:
A nome mio e di tutti fratelli della mia Tavola, informo gli intervenuti che abbiamo seguito con estrema attenzione, seppure senza alcuna partecipazione attiva, non avendone i titoli, tutti i fatti che, dal 1997, epoca nella quale fu avanzata la prima richiesta di convocazione del G.d.O, si sono conclusi con la situazione attuale.
In virtù di tale completa conoscenza dei fatti e delle persone tutte coinvolte alle quali sono personalmente affezionato, avendomi la loro contrapposizione profondamente addolorato così come ha turbato i fratelli della mia Tavola, ritengo e riteniamo legittimo solo e soltanto questo C.G.G. e conseguentemente nulli e di nessun effetto le delibere che sono state prese e che in futuro saranno prese nel corso di riunioni illegittimamente tenute dalle altre tavole, dagli altri Fratelli sotto la direzione di autorità destituite del G.d.O. che è il nostro massimo organo di Giustizia interna.
Conseguentemente dobbiamo ritenere nulli e di nessun effetto gli sbarchi dei Massimi Custodi dei nostri Statuti, che assemblee, mi si riferisce, scomposte, dominate da un clima che poco si addice allo spirito di fratellanza che ci dovrebbe tenere uniti, presiedute, dirette e, ovviamente influenzate da coloro che il G.d.O. ha inappellabilmente giudicato e che a tale giudizio si sono ribellati.

Nei confronti della Tavola Guelfa e dei suoi appartenenti, nessuno, in nessuna sede sia che si voglia considerare quelle riunioni legittime oppure illegittime, ha potuto sollevare pretesti o appigli per provvedimenti disciplinari. Abbiamo pagato le quote pretese e quindi siamo in regola anche con i pagamenti.
Per le considerazioni e le valutazioni esposte partecipiamo a questo C.G.G.
Valutiamo che neanche sia pensabile motivo di indegnità questa partecipazione per decretare lo sbarco da una associazione, che dobbiamo ritenere oggi illegittimamente gestita, alla quale abbiamo versato le quote sociali e nessuna azione abbiamo compiuto che costituisca disdoro o faccia pensare ad un nostro disinteresse. L’attenzione tutta particolare con la quale stiamo seguendo le vicende dimostra il contrario.
Nel corso dei lavori esprimeremo il nostro pensiero e voteremo di conseguenza.
Il C.G.G. accoglie la dichiarazione della tavola Guelfa con un applauso di consenso mentre il G.C.D. si riserva di ritornare sull’argomento .
Passando alla discussione sugli argomenti all’o. d. g. il G.C.D., dopo aver premesso che le votazioni sulla sua relazione, su quella dello S. M. D. avverranno al termine da lettura delle due relazioni, legge la sua relazione.
Cari Fratelli,
Vi do il benvenuto a questo Consiglio Grande e Generale, Vi ringrazio per avervi aderito e ringrazio i nostri Ospiti che così fraternamente ci hanno accolto.
Conoscete tutti le vicende che ci hanno portato a questo C. G. e G., per averle vissute personalmente o per esserne stati, in ogni modo, informati.
Questa Vostra conoscenza mi esime dall'analizzare punto per punto le vicende e gli atti precedenti, per informarVi solo di quelli più vicini ad oggi che servono da introduzione per quanto andremo a deliberare sui vari punti indicati all'o. del g..
- Comunicata la deliberazione del Giurì d'Onore ai maggiorenti revocati dai loro incarichi, G.C., S.M. e G.M.; a mezzo singole racc. con r.r., inviate contestualmente a tutti i luogotenenti delle Tavole ed ai Maggiorenti; notificata la stessa decisione, resa dal Tribunale di Livorno formalmente esecutiva nella forma del lodo arbitrale, agli stessi nella vecchia qualità seppure revocata;
poichè il primo atto era statutariamente definitivo ed inimpugnabile, ho atteso che decorresse il termine disposto dallo stesso G. d'O. per consentire ai Commodori in carica di dichiarare se volessero partecipare al sorteggio per la scelta del Commodoro designato.
Decorso detto termine e nessuno degli altri avendo comunicato la loro decisione (meno il Commodoro E. Sciomachen), ho dovuto accettare l'oneroso incarico per dare esecuzione ai deliberati emessi.
- Preso atto che sui deliberati comunicati a tutti i luogotenenti era insorta una polemica personale, aggressiva e volgare, indegna dei Signori Fratelli della Costa di vecchia memoria nei miei confronti, senza nulla riuscire a dire sulla necessità e qualità delle deliberazioni assunte ad interpretazione dello STATUTO, ho sospeso ogni attività del C.G. e G. e del Comitato dei Sette Saggi con effetto immediato ed a tempo indeterminato.
- Essendosi i Componenti del C.G. e G. riuniti arbitrariamente perchè convocati dai responsabili revocati, si sono automaticamente posti fuori dalla Fratellanza, ed ora forse navigano scompostamente e senza l'ausilito ed il supporto dei vertici della Fratellanza.
- Convinti che i Luogotenenti avevano agito sotto la costrizione di un impulso emotivo, pur condannandone gli eccessi da taverna, ma nell'intento di tollerarlo da Fratelli, convenendone con lo S.M., il C. d'A. e l'A.M. nominati per quest'anno in via temporanea, ho comunicato agli stessi luogotenenti, perchè ne informassero tutti i fratelli di Tavola, che avevano, ciascuna Tavola e/o ciascun fratello in modo indipendente, tempo fino al 31.12.2003 per dichiarare di volere rientrare nella Fratellanza; che avevano tempo fino al 31.01.03 per fare domanda per rientrarVi.
Solo una Tavola ha dichiarato espressamente di non volere rientrare ed il mio pensiero dolente e rammaricato va a tanti Fratelli che, ignari di quanto stava per accadere, non hanno potuto scegliere liberamente e consapevolmente. e si trovano ad essere fuori dalla nostra Associazione.
Me ne dispiace, ma mi dovete dare atto che ho fatto del mio meglio per informarli. Nell'ambito delle Tavole poi spettava ai luogotenenti provvedervi.
Oggi a termini scaduti, si trovano tutti fuori dalla Fratellanza della Costa.
Si trovano tutti fuori dallo STATUTO, al seguito di coloro deposti, responsabili di averlo disatteso, mortificato, tradito, non per ragioni attinenti al merito del Suoi incontestabili Principi, ma per motivi personali, ponendo in essere quei mezzucci adatti a soddisfare il loro bisogno di affermazione, in un Mondo, il Nostro, in cui questi fenomeni sono considerati istituzionalmente ad Esso del tutto estranei e così fuori da Esso da abborrirli come i più letali per la Sua esistenza.
Che se ne siano andati alla deriva, senza Principi e senza connotazione, è un problema loro a cui noi siamo del tutto estranei.
Noi paladini dei PRINCIPI della FRATELLANZA della COSTA, dobbiamo essere lieti di esserci sbarazzati di tanta inutile zavorra ed adesso, possiamo proseguire liberi verso la rotta istituzionale della Fratellanza.
Essendosi il mio mandato appena concluso, Lo rimetto nelle Vostre mani, lieto di consegnarVi una Fratellanza rigenerata nelle sue qualità, nella sua fedeltà a Se stessa.
Buon lavoro, Fratelli
Passa quindi la parola allo S. M. D. che da lettura della seguente relazione.
Carissimi Fratelli,
Questa mia relazione è rivolta al primo C.G.G. che si svolge nel rispetto delle decisioni del G. d’O.
Quanto deciso da quel nostro Inappellabile Supremo Organo Giudicante, è stato convalidato e reso esecutivo da un tribunale della Repubblica Italiana.
Nessuno ha appellato quell’Ordinanza.
La riunione di quel Supremo Organo era stata chiesta perché rispondesse ad una duplice serie di quesiti.
La prima richiedeva l’interpretazione autentica d alcune norme statutarie.
La seconda richiedeva un giudizio sul comportamento dei dirigenti l’Associazione nella gestione del Tesoro e nei rapporti con i Fratelli.
Il G. d’O. ha ritenuto opportuno decidere solo sulla prima serie dei quesiti.
L’affrontare la seconda serie implicava lo svolgimento di indagini estremamente complesse e delicate dagli sviluppi imprevedibili. Si è preferito quindi sospendere quella parte del Giudizio per affidare allo S.M. designato il compito di farsi consegnare il Tesoro ed il rendiconto dettagliato dell’intera sua gestione, dallo S.M. Alberto Belli. Il giudizio sulle Persone si sarebbe dovuto svolgere in un tempo successivo.
Il compito, che così mi era stato affidato, non sono riuscito a svolgerlo in via amichevole. Avrei potuto svolgerlo con l’appoggio della Forza Pubblica, in ciò autorizzato dal Tribunale.
In quei giorni, i fratelli oggetto del Giudizio, avevano organizzato un vero e proprio ammutinamento, iniziato con il perentorio invito alla diserzione rivolto ai membri dei G. d’O., da alcuni seguito (non esprimo giudizi su di Loro), continuato poi con una sollevazione di piazza contro le uniche legittime Autorità designate dal nostro Supremo Organo.
Il problema che mi si poneva con forza, in quella situazione, era non più di natura giuridica ma di etica e di morale.
Ho fatto un giuramento di fratellanza che, nella sua essenza, è un atto di amore verso tutti i fratelli. Coloro che in questo sciagurato frangente si sono opposti al G. d’O violando e calpestando gli Statuti, sono sempre e rimangono miei Fratelli.
Qualunque leggerezza che in ipotesi potesse e dovesse essere loro addebitata, per lo spirito che ci unisce, neanche una ipotetica “mala gestio” potrebbe assumere una valenza superiore alla perdonabile leggerezza. Mai potrebbe far venire meno il sentimento di amore e di affetto che necessariamente è intrecciato al giuramento di fratellanza, se, entrando nella nostra associazione, quel giuramento davvero si pronuncia a valenza eterna.
Sono Essi miei fratelli e tali resteranno comunque, liberi Loro di rompere il giuramento, non io.
Tuttavia vi sono altre Istituzioni a noi superiori che potrebbero ravvisare un diverso spessore a certe manchevolezze. In questa considerazione, non volendo mai essere causa di vere preoccupazioni per i miei fratelli, ho ritenuto eticamente e moralmente corretto non dar corso al mio incarico.
Il luttuoso evento successivo ha dato valenza di saggezza a quella decisione. Nel profondo e sincero dolore che mi ha causato la imprevedibile scomparsa del Conn.le Alberto Belli, mi è di conforto il pensiero di aver evitato ogni personale conflitto con Lui.
Ancora è da osservare che la decisione dei più ( nel nostro sodalizio a carattere essenzialmente elitario la maggioranza, con le sue opinioni, non ha alcun valore morale), sia stata quella di ribellarsi, di modificare gli statuti, in buona sostanza di uscire in massa dall’associazione, altro non è che il benefico risultato purificatore che, con il suo giudizio il G. d’O. si proponeva. Troppe persone erano entrate nel nostro organismo per motivi mondani, nel migliore dei casi!
Fatte queste necessarie premesse e considerazioni, entrando nelle specifica materia di competenza dello S.M., in particolare di quel settore che attiene ai rendiconti, dovendo gli stessi avere continuità storica e coerenza nei criteri contabili, devo riportarmi ad alcuni eventi storici che ritengo rilevanti per chiarire il perché del contendere del G. d’O. con la dirigenza oggi decaduta.
Con la nomina alla carica di S.M. del Conn.le Franco Rizzo, furono introdotti criteri contabili e di rendiconto estremamente dettagliati, sia nel riferire sulle voci di entrata che in quelle di spesa. Tali criteri furono da me seguiti quale S.M. succeduto a Rizzo.
Quando rassegnai le dimissioni, coincidenti con la elezione a G.C. di Edilio Di Martino, il mio successore, l’Alberto Belli appunto, si recò al mio studio. Egli, senza preoccuparsi di recarmi offesa assumendo un tono autoritario e portandosi dietro persona di sua fiducia a teste, rimase assolutamente indifferente quando me ne andai lasciando che altri formalizzassero la consegna del tesoro ( vivono testimoni che possono confermare quanto dico). Contò anche i francobolli in essere. Ricordo l’episodio, che ancora mi brucia, perché si capiscano i criteri amministrativi allora in uso, e quanto poco si tenesse in considerazione la parola di un Maggiorente quando si doveva far di conto! Naturalmente risultò tutto in regola. Non ebbi alcun bisogno che mi fosse accordata la minima fiducia, né ebbi mai bisogno di chiederla.
Quando fui nominato S.M. la consistenza del tesoro, in cifre arrotondate, era di £ 15.000.000. Quando, dopo tre anni, lo consegnai al mio successore, la sua consistenza era salita a £100.000.000., e ciò senza eventi straordinari ma solo con le quote e gli Z.N.

 

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