Riflessioni minute


La prima.

Una Fratellanza non è un’associazione qualunque. La distinzione tra le due è netta. La Fratellanza lega tra loro uomini che credono nei Principi e nelle Regole che Essa rappresenta. Principi e Regole che sono accettate dopo il loro profondo esame e valutazione, perché ci si convince che estrinsecano il nostro senso di giustizia, di equilibrio; di libertà, di eguaglianza, perchè sebbene più profondamente ci inoltriamo nella nostra coscienza, essi non la turbano, ma ci fanno nascere un senso di serenità; ci rinfrancano con il resto del mondo, nel convincimento di trovare e convivere con persone che hanno seguito lo stesso percorso interiore e hanno raggiunto gli stessi risultati. La Fratellanza allora è formata da persone che credono negli stessi Principi e si uniformano alle stesse Regole non per un assoggettamento ad esse, ma per una adesione spontanea e convinta.
Ciò posto, il lavoro che i Fratelli scelgono di fare è di applicare in ogni circostanza con rispetto ed onestà; con serietà e sincerità; obbiettivamente e senza nessun interesse personale, per sé, tra loro e tra loro ed il mondo esterno quei Principi e quelle Regole.
L’ associazione unisce persone che hanno uno scopo comune e che accettano di assoggettarsi alle regole che in atto la governano.

La seconda.

Una Fratellanza ha Principi e Regole che per loro intrinseca natura sono immutabili, come immutabile è la natura, l’essenza della coscienza dell’uomo. Pertanto questi Principi e Regole variano nel tempo con l’evolversi della coscienza collettiva dei Fratelli, perché siano più rispondenti alle esigenze della maggiore consapevolezza che la loro assimilazione e la loro pratica costante, suggerisce.
Quando questi Principi queste Regole non si applicano con onestà, coerenza, rigore, allora si crea una frattura tra Questi ed i Fratelli. Se la violazione diventa sistematica e si consolida, si crea idealmente, spiritualmente, eticamente il distacco tra la natura spirituale della Fratellanza e quella materiale delle persona che erano Fratelli. Il distacco produca la morte spirituale di quel corpo e l’anima della Fratellanza ritorna tra lil modo delle Idee Universali finchè non si troverà ad albergare in altre coscienze, in altre menti di uomini che ad essa, ai Suoi Principi, alle Sue Regole sono disposti ed uniformarsi ed a viverli.
Ne più né meno quello che accade all’anima dell’uomo quando si rende conto che quel corpo fisico non è idoneo a realizzare il suo piano e si ritrae, abbandonandolo al suo destino. Può darsi che quel corpo continuerà ancora a vivere, ma senz’anima, che vita potrà fare?
Considererete insieme a me che i fratelli che abbiamo abbandonato in mare se lo erano meritato.
Ma questi eventi ci devono suggerire un’altra considerazione. Facciamo in modo di essere sempre Fratelli Fedeli allo Statuto, all’Ottalogo, ai Principi che in Esso sono contenuti e prefiggiamoci l’intento di trasmettere ai nuovi Fratelli i Segreti dell’essere e vivere da Fratelli della Costa.

La Terza.

Lo Statuto, all’art. 17, stabilisce che il Giurì d’Onore risolve le controversie che dovessero insorgere in seno alla Fratellanza, anche per l’interpretazione della presente Carta Statutaria. Esso deciderà inappellabilmente e senza formalità di procedura.
Le sue decisioni sono, si ripete, “inappellabili” e sono assunte “senza formalità di procedura”. Il Giurì d’Onore del 1994, ha stabilito un minimo di forma in ordine all’iniziativa per la sua convocazione, disponendo che in veste giurisdizionale deve essere convocato dal G. C.; in veste di interpretazione dello Statuto, da uno qualunque dei suoi membri. Il Giurì d’Onore che ha riportato la Fratellanza entro il suo ordinamento statutario, ha seguito queste regole. Si è autoconvocato per interpretare le norme statutarie che erano state disattese e violate. Ha determinato i criteri di incompatibilità a parteciparvi per gli aventi diritto che avevano violato, in base alle loro funzioni, le dette norme. Erano stati il G. C. il G. M., lo S. M., i Saggi che sorteggiati per essere esclusi dalle nuove elezioni, si erano ripresentati ed erano stati rieletti. Sono rimasti come membri aventi diritto, quelli partecipanti. Assenti giustificati il Comm. Alfredo Martini, il Comm. Sergio Atti, il Conn. De Paganis, per ragioni di salute; il Comm. E. Sciomachen perché dimissionario. Il Giurì d’Onore ha così provveduto ad interpretare le norme statutarie violate, riportandone i precetti entro i Sacri Principi della Fratellanza della Costa. Ha fatto di più. Accertato che il G. C., il G. M., lo S. M. avevano invitato i membri di diritto a disertare la convocazione, li ha revocati dal loro incarico, aprendo così la fase successiva quale prevista dall’art. 16 dello Statuto.
Per negare questi precetti normativi, nel procedimento d’urgenza avanti il tribunale di Livorno, la difesa dei Maggiorenti revocati, è stata costretta a sostenere che il Giurì d’Onore era un organo di fratelli buontemponi che possono essere consultati solo per esprimere pareri facoltativi. Quando si arriva a tanto, cosa pensate che c’era ancora da salvare della vecchia fratellanza? Dovevano essere abbandonati tutti in mare, perché nessuno di loro si è svegliato; ha aperto gli occhi; ha pensato con la sua testa; ha avuto il avuto il coraggio di affermare: Il Giurì d’ Onore è nel Giusto!
Comunicazione prioritaria ai Fratelli:
Lo Zafarrancho di Primavera 2006

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