Prefazione
Fratelli,
Amici della Fratellanza della Costa,
Vi propongo la mia interpretazione dell'Ottalogo, per
varie ragioni:
Per fornirVi uno strumento utile per le Vostre
riflessioni sul tema fondamentale della Fratellanza della
Costa: la sua principale ed insostituibile fonte normativa:
l'Ottalogo.
Per fornirVi l'occasione per interrogarVi sulle
Vostre opinioni a proposito della Associazione e delle sue
Leggi, confrontandole con le mie idee e costruendoVi le
Vostre.
Per avere Voi il giusto orientamento entro/verso la
Fratellanza e nei suoi rapporti con il mondo della Nautica,
con il Mare ed i loro innumerevoli problemi.
La mia proposta auspica un approfondimento non solo a
carattere personale, ma attraverso un dialogo con altri
Fratelli, in cui l'apporto Vostro sia essenziale ai fini
della giusta, retta e, nel tempo presente, definibile
comprensione di Esso.
Mettiamoci al lavoro, cominciando dalla Legge Prima.
PARTEPRIMA
LE LEGGI
Tavola 1
LEGGE PRIMA
"Acata con respeto las ordenes del Capitan
como si fueran las de tu Padre Espiritual o Hermano
Mayor"
"Obbedisci con rispetto agli ordini del Capitano
come se fossero dati dal tuo Capo Spirituale o Fratello
Maggiore"
1. L'interpretazione.
L'analisi.
Innanzi tutto è necessaria una interpretazione
logico-analitica del precetto contenuto in questa Legge.
I termini di cui Essa si compone sono:
“acataâ€,
“obbedisciâ€
“con respetoâ€,
“con rispettoâ€
“las ordenesâ€,
“agli ordiniâ€
“del Capitanâ€,
“del Capitanoâ€
“como se fueran
lasâ€, “come se fossero datiâ€
“de tu Padre
Espiritualâ€, “dal tuo Capo Spiritualeâ€
“o Hermano Mayorâ€,
“o Fratello Maggioreâ€.
Esaminiamoli singolarmente.
"acataâ€,
“obbedisciâ€: il termine non lascia dubbi.
Si tratta di un ordine imperativo al quale non ci si può
sottrarre.
Il Fratello deve ubbidire agli ordini.
“con respetoâ€,
“con rispettoâ€: è indicativo dell'obbligo di dover assumere la
posizione spirituale della disponibilità , buona volontà ,
trasporto con attenzione, serietà ; la posizione della
determinazione, nel convincimento che l'ordine che viene dato
sia giusto, buono e disinteressato.
L'opposto è: con derisione, per burla, con sufficienza,
con condiscendenza, con superficialità , nel convincimento della
sua erroneità , inutilità , futilità .
Se lo si esegue lo si fa senza convinzione, tanto per
accontentare chi lo richiede come un dovere necessario, senza
utilità nè conseguenze: un gioco tra grandi, per bambini
anagraficamente troppo cresciuti.
Un'obbedienza che è disubbidienza, non credenza della
positività , dell'utilità , del significato del comando.
“las òrdenesâ€,
“agli ordiniâ€:
Il dare ordini presuppone una posizione gerarchicamente
superiore ed una inferiore, con l'assoggettamento del secondo
soggetto al primo, titolare del potere di supremazia.
Con l'obbligo del secondo, scaturente dalla natura
associativa del rapporto esistente tra il Capitano ed il
Fratello, ad eseguire con determinazione.
“del capitanâ€,
“del Capitanoâ€:
Il termine “Capitano†per noi Italiani, non è usuale
nella Fratellanza.
Noi riconosciamo una superiore posizione gerarchica al
Luogotenente, nell'ambito della Tavola; al Gran Commodoro a
livello nazionale.
Il termine “Capitano†è proprio della Fratellanza Cilena
e di altre, per indicare il Capo della Mesa locale o nazionale;
quindi è l'equivalente cileno del nostro Luogotenente e Gran
Commodoro.
“come se fueran lasâ€,
“come se fossero datiâ€:
Questa similitudine, questa equivalenza è essenziale per
capire il vero significato della proposizione imperativa
contenuta nella legge in esame.
Gli ordini del Capitano sono come quelli che darebbe un
Capo Spirituale; hanno quindi la stessa valenza, la stessa
qualità , la stessa natura.
Non si tratta pertanto di un rapporto gerarchico basato
sulla supremazia fisica da persona su persona, quale scaturisce
da un ordinamento militare o paramilitare, ma di uno a contenuto
ideale, spirituale.
“de tu Padre Espiritualâ€,
“dal tuo Capo Spiritualeâ€:
Il nostro "Padre
Espiritualâ€, a mio avviso, non è un Capo Spirituale come
tanti ne vengono riconosciuti nel mondo dagli uomini, tutti
degni di rispetto, verso i quali si concede attenzione,
ammirazione; ma il Tuo Padre Spirituale.
Secondo me il concetto di Padre Spirituale è più profondo
della traduzione italiana che ne ha voluto dare
l'interpretazione. Anche noi italiani abbiamo la stessa
espressione e ne conosciamo il significato.
Il Padre, a mio modesto avviso, non è soltanto il Capo
Spirituale, perchè nel nome del Padre è insito un significato
più profondo, più sublime che non ha quello del Capo. Per me il
Padre ha i titoli
per essere il Capo Spirituale, ma questo, in quanto solo tale,
potrebbe non esserlo il Padre.
Ma Chi è il Padre Spirituale per l'Ottalogo?
In senso exoterico è quello che intimamente Tu riconosci
come tale, verso il quale nutri stima, fiducia; con il quale
condividi idee, opinioni, comportamenti; al quale riconosci una
luce interiore che lo caratterizza e contraddistingue, che lo fa
degno di attenzione agli occhi Tuoi, alla Tua ragione, alla Tua
mente, alla Tua coscienza.
Nel quale individui un equilibrio interiore, una misura,
nei modi, nel linguaggio, nelle idee, che sai Tue.
È come se aspettassi che qualcuno queste Idee te le
esponesse, per averne esatta consapevolezza, essendo rimaste,
fino ad allora nella vaghezza del Tuo animo, in sospensione tra
l'aspirazione, l'esigenza di esprimerle e la formulazione piena,
corretta e certa della loro vera consistenza, del loro più
profondo significato.
Questo è il Tuo Padre Spirituale: Chi riesce a
manifestare quelle stesse idee Tue con maggiore precisione, con
un contenuto più completo, più profondità d'immagine, più intima
verità , di quanto Tu non riesca ad esprimere ed a pensare,
scaturenti, agli occhi Tuoi, da Sue qualità spirituali
certamente possedute e vissute.
È in poche parole Colui che al Tuo esame, alla Tua
valutazione, dà prove convincenti di essere e vivere in armonia
tra anima e personalità , tra mente ed aspetto fisico;
quell'armonia che Tu, consapevolmente o inconsapevolmente,
ricerchi ed a cui nel Tuo intimo aspiri.
“o Hermano Mayorâ€,
“o Fratello Maggioreâ€:
Il concetto di fratello maggiore porta in sè i ricordi
dell'infanzia, dei primi giochi e le prime esperienze di vita;
degli anni formativi del carattere, della personalità e di un
modello in cui specchiarsi, scelto in quanto più consono alla
propria realtà interiore e familiare.
Non il padre che ti ha generato, che ha da essere pure
autoritario; che per la sua differenza d'età è lontano da Te; ma
il fratello maggiore, più vicino perchè più simile a Te, più
comprensivo, del pari protettivo ed affettuoso, del pari amato,
stimato, ammirato e nel contempo accessibile, amico
disinteressato, protettore, confidente. Crescendo, il rapporto
affettivo si è consolidato nelle innumerevoli prove di
solidarietà , di comprensione e di complicità ; accresciuto, alla
luce della comune esperienza, comune vita familiare, comuni
problemi. A
Lui ci si rivolge nel convincimento di trovare comprensione,
aiuto fraterno, insegnamento certo e qualificato: è il Tuo Padre
Spirituale alias il Tuo Fratello Maggiore, accomunati insieme da
una comune Verità interiore che tu solo intuisci anche se non ne
hai consapevolezza.
***
2. La sintesi.
Se quanto abbiamo detto soddisfa il nostro senso del
Vero, possiamo azzardare una interpretazione sintetica della
Legge Prima, che ci consenta di risalire al pensiero del Suo
Ideatore.
Dobbiamo però prima inquadrare questo precetto
nell'ambito dell'Associazione per cui esso è stato formulato.
La Nostra, anche se si richiama storicamente alla
Fratellanza della Costa della Tortuga, ove si navigava, si
combatteva e si moriva o si restava storpiati per tutta la vita;
ove la struttura gerarchica degli equipaggi, la disciplina
militare, la solidarietà tra Fratelli, era un fatto essenziale
per la sopravvivenza di tutti; ove in nome di queste scelte,
diveniva conseguenziale vivere ed operare da fuori-legge nei
confronti dei governi regolarmente costituiti, la Nostra è pur
sempre una Associazione sportiva del diporto nautico e degli
altri modi di manifestazione del comune amore per il Mare.
È questo amore che ci accomuna e fa sì che ci sentiamo e
ci chiamiamo l'un l'altro “Fratelliâ€.
In base a questo sentimento d'amore che ci associa e ci
lega fortemente, l'ordine del Capitano e l'obbligo di obbedienza
del Fratello assumono un significato essenzialmente affettivo,
spirituale, avulso da ogni aspetto fisicamente obbligatorio e
costrittivo-sanzionatorio.
Del pari l'Associazione vive, opera ed è riconosciuta
nell'ambito dell'ordinamento giuridico proprio dello Stato
Nazionale di appartenenza; in esso svolge attività , utilizzando
gli strumenti giuridici, sociali propri di ogni altra
associazione di fatto, innescando ed inserendo la propria azione
nel rispetto ed in armonia con le leggi dello Stato e le regole
della società civile.
Tanto è accettabile fin quando ci sia rispondenza di
quelle, le leggi, al Diritto Naturale, perchè i Corsari siamo
uomini liberi, abituati a vivere in mare a stretto contatto con
la natura.
Nell'ambito di queste ovvie precisazioni, il punto di
maggior forza per chiarire “ordini†ed “obbedienza†si sposta
quindi alla componente spirituale del precetto: “con rispetto
verso il Tuo Padre Spirituale o Fratello Maggioreâ€.
Ci soccorre l'interpretazione che abbiamo più sopra dato
di questi termini: Il Capitano non è più l'organo gerarchico
superiore, inquadrato in una struttura militare che operi sia in
navigazione che a terra: è il Padre Spirituale che non darà mai
“ordiniâ€, nè pretenderà “obbedienzaâ€.
Il Fratello opererà secondo il proprio sentimento, nel
convincimento che le sue idee, opinioni, decisioni coincidano,
per averlo riscontrato e/o intuito, con quelle del Padre.
L'“obbedienza†è quindi frutto di un comune convincimento
sulla gioia, sulla utilità , necessità di operare in modo
unitario.
È una convinta partecipazione attiva con l'adozione di un
comportamento che è frutto del comune Ideale di Fratellanza; che
rispecchia la comune volontà di operare in un certo senso per la
realizzazione del bene oggetto delle nostre finalità sportive ed
associative.
L'obbedienza diviene allora l'adempimento di un dovere
frutto della convinta giustezza, verità , bellezza della comune
idea che si vuole realizzare, nei modi ad essa qualitativamente
ed essenzialmente più acconci.
All'adempimento di questo dovere non ci si può sottrarre
se non estraneandosi dall'Associazione, rifiutandone i Principi,
assumendo un comportamento passivo di mero disinteresse che
prelude al “distacco†ed all'abbandono.
In sintesi possiamo affermare che la Legge Prima
predispone il Fratello all'obbedienza rispettosa, ma libera e
dignitosa, dovuta a Chi dei Capitani impersona, secondo il suo
personale convincimento, il suo Padre Spirituale.
***
3. I Principi della Legge Prima.
Fermiamoci per un momento nel mondo ideale tratteggiato
dal precetto contenuto in questa Legge Prima.
Quali Principi ne scaturiscono?
Esaminiamo il concetto, il ruolo, la posizione del
“Capitanoâ€.
In una normale associazione sportiva a livello nazionale
e con sezioni periferiche, esiste un presidente nazionale, un
presidente della sezione, entrambi eletti dagli associati, con
poteri anche personali indicati e circoscritti dallo Statuto.
Nè più nè meno com'è nel nostro Statuto.
Ma nessuno di quei soci si sognerebbe di considerare
queste persone, per le funzioni che assolvono, come "Padri
Spirituali" o " Fratelli Maggiori".
Nè è possibile a noi minimizzare la portata dell'Ottalogo,
perchè è lo Statuto che è in funzione di Esso e non
viceversa.
La Legge fondamentale della Fratellanza della Costa,
a livello mondiale, per deliberazioni nazionali, per
trattati, è
l'Ottalogo
e nient'altro. Ad Esso occorre uniformarsi.
Dobbiamo allora ritenere che la Nostra Associazione
non è, sic et simpliciter come una qualunque altra,
sportiva, ma ha un quid che la differenzia e la fa unica.
Cos'è?
Sono i Suoi Principi.
Quelli che scaturiscono dalla questa I^ Legge, a mio
avviso, sono:
a) Principio della Fratellanza della Costa .
b) Principio della Gerarchia Spirituale .
c) Principio dell'obbedienza spirituale .
Acquista importanza spirituale la figura del Padre
Espiritual, dell'Hermano Mayor; il metodo del
“come seâ€.
***
4. Le applicazioni pratiche.
Facciamo adesso ipotesi concrete di applicazione di
questa Legge.
Ci siamo chiesti tante volte:
Cosa accade se il Capitano non dimostri di possedere le
qualità del Capo Spirituale o del Fratello Maggiore?
Cosa accade se le idee, opinioni che propone o che si
accinge a realizzare, manchino di quei requisiti che le rendano
immediatamente e convincentemente condivisibili?
In situazioni del genere, sempre possibili tra gli esseri
umani, sopperisce innanzi tutto lo stesso Ottalogo con i
luminosi precetti contenuti nelle Leggi VII ed VIII.
Pure l'Ordinamento dell'Associazione contenuto nel nostro
Statuto, supportato dai precedenti atti deliberativi degli
Organi Statutari regola i casi di deviazione degli Organi
Associativi:
Il nostro Ordinamento, infatti, contiene delle garanzie
di buon governo e di corretto funzionamento.
Sono:
–
la carica elettiva del Capitano: Gran Commodoro,
Luogotenente;
–
la modesta durata del loro incarico;
–
la funzione riflessiva del Consiglio di Quadrato;
identica funzione del Consiglio di Tavola in sede periferica;
–
la funzione deliberativa del Consiglio Grande e Generale;
identica
funzione dell'Assemblea dei Fratelli di Tavola.
Gli Organismi collegiali di consultazione su ricordati,
consigliano al Capitano prudenza e moderazione; quelli
deliberativi concorrono con Lui, considerato “primus inter
paresâ€, alla formazione della volontà ufficiale della
Fratellanza della Costa, anche nei casi di evidente contrasto
tra differenti opinioni, diverse e contrastanti volontà , diverse
scelte di programmi, diverse metodologie di applicazione e di
realizzazione.
Lo stesso Ordinamento si preoccupa, nel contempo, di
creare un suo
equilibrio tra questi Organi Nazionali, nell'esercizio
dei loro poteri, in funzione delle rispettive attribuzioni, con
il riconoscere ed attribuire competenze direttive nazionali, ad
Organi individuali: ai Maggiorenti a vita ed a quelli elettivi.
Ai Commodori, chiamati, nel caso di vacanza del posto di
Gran Commodoro, a reggere la Fratellanza della Costa Nazionale a
turno, fin quando non saranno indette nuove elezioni.
Agli: Scrivano Maggiore, Capitano d'Armamento, Armero
Major, Esperti, Consulenti, che, al pari del Gran Commodoro,
assolvono a livello nazionale a funzioni statutarie quali organi
individuali o aggregati in gruppi di lavoro.
Ai Connestabili, agli Hermanos Majores (in Italia il
titolo ha minore rilevanza spirituale che in altre Fratellanze)
con funzioni di iniziativa personale o su incarico.
Con l'attribuire funzioni di consultazione, controllo o
giurisdizionali ad altri Organi Collegiali a carattere elettivo
o misto, quali:
–
Il Consiglio dei Sette Saggi;
–
Il Gran Giurì.
Questa struttura statutariamente ideata ed adattata alle
esigenze contingenti nel corso dei decenni, assolve pienamente
ai compiti, anche se è stato ritenuto sempre più saggio smorzare
i contrasti per il bene della Associazione e della Fratellanza.
In buona sostanza, la nostra è e resta una Fratellanza
Ideale di appassionati del Mare e del Diporto che si riuniscono
in allegria e serenità , dando esempio a tutti i cittadini, di
buoni sentimenti, di civiltà , di buon gusto, misura, perizia e
competenza nautiche.
Legge Seconda
“No acometas con armas o
malas palabras al Hermano de tu
misma caleta ni de ninguna del litoralâ€
“Non attaccare con armi od
ingiurie il Fratello del tuo
stesso porto nè di alcun altro porto del litoraleâ€
1. L'interpretazione. L'analisi.
Tentiamo l'interpretazione del precetto contenuto in questa
Legge.
I termini di cui Esso si compone sono:
“No acometas†“non attaccareâ€
“con armas o malas palabras†“con
armi od ingiurieâ€
“al Hermano†“il Fratelloâ€
“de tu misma caleta†“del tuo stesso
Portoâ€
“ni de ninguna del litoral†“nè di
alcuno altro Porto del Litoraleâ€.
Esaminiamoli singolarmente.
“No acometasâ€, “non attaccare“
Anche questo precetto impone un preciso divieto che non
lascia dubbi; è un ordine imperativo che non ammette eccezioni.
Consiste nel divieto di compiere atti di ostilità , che
possano essere motivo di litigio, possano creare inimicizia,
disarmonia tra Fratelli.
Che possano rompere l'equilibrio nei buoni rapporti di
fratellanza reciproci.
Il precetto consiste nel divieto di attaccare volontariamente
o per negligenza, per imprudenza od imperizia, il Fratello, con armi
o “malas palabrasâ€, con ingiurie.
Il divieto di attacco, a mio avviso, riguarda: tanto la
volontarietà dell'azione, preordinata ad offendere, quanto,
l'agire colposo se, in ogni caso dipendente dall'agente, offende
il Fratello;
“Con armas o malas palabras†“con
armi od ingiurieâ€
“le armiâ€: a me sembra che con questo termine di debba
intendere qualunque strumento che possa offendere la persona in
senso materiale e/o spirituale. Anche i mezzi di comunicazione
del pensiero, tradizionali o moderni come la parola, la penna, i
mezzi audio-visivi, sono armi d'attacco che possono offendere in
modo micidiale.
Le “ingiurieâ€: sono l'attaccare il Fratello,
offendendolo nel decoro, nell'onore anche mediante scritti,
messaggi, disegni offensivi; profferendo contro di Lui parola
ingiuriosa; facendogli torto; mortificandolo nella
personalità , in ciò che gli può essere caro, nelle cose in
cui crede, su cui è fermamente convinto e che costituiscono i
fondamenti della sua impostazione di vita e della sua esistenza.
L'espressione “malas palabras†contiene le
“ingiurie†ma, a mio avviso, ha un significato più esteso.
In lingua siciliana, che mantiene molte espressioni
linguistiche che risalgono alla dominazione spagnola, la espressione
equivalente è “mi pigghiò a mali paroli“; in italiano, “ me
ne disse di tutti i colori“; tutte espressioni che contengono non
solo i termini ingiuriosi, ma anche i modi sgarbati, villani,
ineducati, di apprezzamento personale negativo, di disprezzo.
Qualunque parola, frase che non sia manifestazione di
sentimenti d'amicizia, d'amore fraterno, rientra tra le “malas
palabrasâ€.
Cosa rimane fuori dal superiore divieto nei rapporti tra
Fratelli?
Il Comando positivo: “Ama il Fratello Tuo; stringi
amicizia, dialoga, ricerca e trova i punti che Ti accomunano a Lui:
le aspirazioni, i desideri, i bisogni, che al Fratello ti possano
legare; che abbiano, come base di partenza, i reciproci rapporti con
il Mare; con la barca; le esperienze di navigazione; i ricordi delle
uscite in mare, delle regate, delle crociere e delle traversate; per
spaziare poi nelle individuali relazioni professionali, sociali,
negli impegni umanitari, culturali; per attingere infine opinioni,
idee comuni sulle Categorie Generali che occupano l'animo umano
nei sentimenti, nella visione e nel senso della vitaâ€.
In base a tali riscontrate affinità , nasce amicizia,
affetto sinceri, che superano i limiti dello spazio, che vanno
aldilà dei confini della Tavola locale, aldilà della
Tavola Nazionale.
Nasce fratellanza indipendentemente dalla lingua, dal censo,
dalle occupazioni, dalla religione professata, dal grado di cultura
personali, perchè su tutte queste diversità , sopravviene la
reciproca comprensione, la tolleranza.
Sentimenti duraturi che superano i confini del tempo
contingente, dell' occasione di incontro, della necessitÃ
dell'assidua frequenza; perchè i sentimenti puri d'amicizia
sono così preziosi da non avere confini: vanno al di là del
Mare, del Vento, della Volta Stellata, al di là della
Vita.
Lo spazio lecito ed il consentito: tra Fratelli conversare,
discutere, approfondire i temi della discussione ed il contrasto
delle opinioni, anche animatamente in occasioni individuali, in
conventi, in assemblee; per confrontarle, superarli, onde pervenire
con reciproca partecipazione alla soluzione più equilibrata, più
giusta.
Ma senza prendere il proprio interlocutore a “male
paroleâ€; mai discostandosi da quel comportamento che sia
manifestazione d'affetto, d'amicizia sinceri; che sia rispetto
delle opinioni, delle idee altrui qualunque esse siano. Che sia
dimostrazione di lealtà , di franchezza; senza usare mai
termini che indichino durezza di espressioni, di critiche, di
giudizi personali; attacchi alla persona od alle sue decisioni.
Attacchi portati con emotività , con accanimento, con
acredine.
Perchè nessuno può pretendere di avere il dono della
verità , della certezza; perchè tutti indistintamente ci
affanniamo, spesso inutilmente per anni, inutilmente per un'intera
vita, nella ricerca di un punto nave, da dove poter dire: dove
siamo, cosa siamo; ove poter buttare l'ancora, sicuri di avere
conquistato la calma e la serenità del rifugio.
“Al Hermano†“il Fratelloâ€:
Non attaccare il Fratello!
È il Fratello della Costa, il Corsaro, legittimamente tale
in quanto imbarcato in una Tavola della Fratellanza della Costa,
riconosciuta per tale dalla Tavola Nazionale di appartenenza.
In Italia, è il Fratello iscritto nel ruolino della Tavola
in conseguenza dell'Investitura e del Giuramento; la
titolarità della Patente di Corso, del Numero di Bitacora.
“de tu misma caleta ni de ninguna del litoralâ€.
“Del tuo stesso Porto nè di alcun altro Porto del
litoraleâ€,
La norma non menziona la “Mesaâ€, la “Tavolaâ€, la
struttura locale dell'Associazione in cui i Fratelli sono
arruolati per accudire alla navigazione: denominazione che pure
doveva esistere quando fu formulato l'Ottalogo.
Fa riferimento al luogo in cui essa è ormeggiata: la “caletaâ€, il “portoâ€.
In
senso più ampio, anzi, menziona ogni caletta, ogni porto del
litorale.
L'Ideatore dell'Ottalogo, l'H.no Anselmo Hammer, ha
voluto così salvaguardare i buoni rapporti tra i Fratelli della
Costa indipendentemente dalla Tavola e/o dalle Tavole di loro
appartenenza.
I Fratelli sono tra loro tutti eguali a qualunque Tavola Essi
appartengano; non vi è tra Essi differenza, ma pari dignità ;
non diverso livello, ma pari considerazione; tra Loro vi è
eguaglianza che impone a ciascuno di comportarsi verso l'altro con
gli stessi sentimenti d'amicizia e di rispetto che si è soliti
nutrire, con cui si è soliti rivolgersi al Capitano, al Padre
Espiritual od Hermano Mayor.
Nella Tavola regna l'ordine, l'armonia, l'amicizia
fraterna.
In navigazione ciascuno dei Fratelli assolve al proprio ruolo
e svolge i propri compiti e gli incarichi che gli vengono assegnati
dal Capitano, dal Luogotenente.
In porto, all'ormeggio, fuori dal servizio, il Fratello
conversa e si intrattiene amichevolmente nella Tavola ed in banchina
con gli altri Fratelli, occupandosi dei problemi della nautica,
della navigazione, del Mare; intrattenendosi e partecipando alle
attività degli uomini del litorale, offrendo il proprio
impegno, la propria esperienza; rendendosi utile in ogni circostanza
in cui si debbano assolvere funzioni e/o servizi interessanti la
nautica, il Mare.
Il legame di Fratellanza, invece, potrebbe essere
interpretato restrittivamente dai Fratelli, nel senso di
privilegiare del loro affetto, della loro amicizia e considerazione
i Fratelli della stessa Tavola, con cui convivono nelle riunioni,
nelle attività , ritenendo così di avere assolto positivamente
ai doveri che impone l'Ottalogo; escludendo implicitamente dal
vincolo affettivo, dagli obblighi e dalle manifestazioni che esso
comporta, i Fratelli della altre Tavole.
Creando di fatto una gerarchia tra Fratelli verso i quali
più intensamente con canali preferenziali o meno intensamente, fino
alla sola e semplice accettazione formale del vincolo, si manifesti
lo stesso sentimento, creando una disparità di trattamento
profondamente iniqua che lo snatura, lo vizia, impoverisce fino a
renderlo nei contenuti e nelle manifestazioni qualcosa di
profondamente diverso ed opposto.
Cosa possa diventare la pochezza dell'uomo anche in tema di
sentimenti ed ideali d'amore, è una cosa incredibile!
È a questo temuto fenomeno che l'Ideatore dell'Ottalogo
ha voluto porre rimedio.
Il sentimento di Fratellanza verso i Fratelli, derivando la
natura ed i caratteri dall'Amore Universale, non conosce limiti
e/o distinguo; tutto in esso è compreso e tutto di esso è
manifestazione.
Esso è innato nella natura dell'Uomo Buono che di questo
sentimento vive, manifestandolo spontaneamente in ogni
occasione.
In noi, Fratelli Corsari, l'Amore di Fratellanza nasce dal
nostro amore per il Mare, questo Elemento Acqueo, inteso globalmente
nella Sua Essenza, nei suoi contenuti, nel suo mondo materiale,
nella sue manifestazioni fenomeniche.
Il rapporto dei Corsari con Esso è come quello esistente tra
una particella ed il Tutto: di conoscenza intuitiva, di
familiarità , di facilità di convivenza che consente al
Fratello di viverci e di vivere di Esso, con i mezzi di cui riesce a
disporre.
Questo comune Amore, reso palese da comuni modi di vita e di
relazione con il Mare e tutto ciò che lo riguarda, ha fatto sì che
questi uomini si sono cercati e, trovati, hanno voluto rendere saldo
questo Loro Sentimento dandosi delle Regole che hanno sugellato con
un giuramento di fratellanza, di fedeltà e di obbedienza allo
stesso Ideale.
Per rendere più pregnante questo vincolo si sono idealmente
richiamati, assumendone il titolo e gli atti, alla storica
Fratellanza della Costa, nei suoi caratteri di comune vita in mare;
di stretto vincolo associativo tra i suoi membri; di comune
volontà di battersi in combattimento e di rischiare la propria
vita non solo per acquisire con le prede i mezzi del loro
sostentamento, ma anche in nome di un Ideale di Patria nella lotta
contro il nemico comune.
In virtù di questo ideale legame, l'odierna Fratellanza
della Costa accomuna appassionati del Mare che tale loro sentimento
d'amore, di rispetto, manifestano in attività che non siano
rivolte a scopo di lucro; che per questo loro intimo sentimento
comune esaltano i loro rapporti d'amicizia fino a qualificarli
come fraterni, come gli uomini nati dagli stessi genitori, aventi in
comune lo stesso sangue, le stesse qualità e gli stessi
caratteri genetici.
Ed insieme, affratellati, vivano questo loro rapporto con il
mondo del Mare e, vivendolo, si preoccupino di preservare
l'oggetto di tanto affetto, perchè viva la sua vita eterna nei
caratteri e nelle connotazioni esistenti da sempre, perchè tale sia
e rimanga nei secoli, per il bene di tutta la Terra e
dell'Umanità .
La Universalità di questo sentimento di Fratellanza non
ha confini territoriali e temporali; in essa è compreso ogni
Fratello di qualsiasi Tavola dello stesso porto e di ogni porto del
litorale.
Ed il litorale, come linea continua della costa al confine
con tutti i mari del mondo, non ha limiti spaziali e temporali, ma
tutto abbraccia, tutto contiene, tutto individua, tutto
specifica.
Il divieto di “attaccoâ€, il dovere di Fratellanza verso
il Fratello, non incontrano, pertanto, ostacoli di luogo; nè tanto
meno di tempo, di lingua, di nazionalità , di religione; di
interessi politici, economici, sociali, che astringono gli uomini di
terra, chiusi nei loro fermi confini degli interessi nazionali;
limitati dalle illusorie pretese di superiorità e/o coartati
dalle necessità della sopravvivenza.
In mare aperto siamo tutti uguali di fronte ad Esso, alla Sua
immensità , di fronte alle Sue molteplici qualità e
manifestazioni; di fronte alla vita ed alla morte che dà ,
preserva e toglie.
***
2. La sintesi.
Possiamo azzardare ora una interpretazione sintentica della
Legge Seconda, che ci consenta di risalire al pensiero del Suo
Ideatore.
Individuato il primo precetto fondamentale della Fratellanza
nell'“obbedienza†al Capo Spirituale, ecco rivolta al Fratello
la prima esortazione in questa legge contenuta:
“che tra Voi, Fratelli della Costa, non ci sia mai guerra,
ma pace; che non si facciano o si guerregino battaglie, ma crociere
e raduni; che si realizzi tra voi e si esalti l'amore di
fratellanza; che si viva in comune la passione e l'amore per il
Mare; così che possiate vivere in armonia, in amicizia in qualunque
luogo vi troviate e per sempreâ€.
***
3. I Principi della Legge Seconda.
Da questa Legge quali Principi ne possiamo trarre?
A me sembra:
a) Principi della Pace e dell'Amicizia,
b) Principio della Eguaglianza dei Fratelli.
c) Principio di Tolleranza.
d) Principio della Universalità del Precetto.
***
4. Le applicazioni pratiche.
Per le necessità pratiche di esecuzione della Legge,
facciamo ipotesi concrete.
– Cosa accade se il
Fratello Ti attacca;
– Cosa accade se ti
attacca a ragione o a torto?
– Come devi reagire
all'attacco altrui?
La risposta mi sembra contenuta nella Legge Quarta:
“Secondo come tu li tratti i tuoi Fratelli ti tratteranno; il
Capitano loderà il tuo spirito fraterno o ti
punirà â€.
Ne scaturiscono le seguenti affermazioni:
- il Fratello non deve attaccare a torto.
- il Fratello deve improntare il proprio comportamento a
spirito fraterno.
- Ma se è trattato male, se attaccato ingiustamente con armi
ed ingiurie, ha diritto di reagire e può rispondere con gli altri
Fratelli, riservando all'attaccante pari trattamento.
- Badando acchè il suo comportamento sia improntato a
spirito fraterno per non incorrere nel giudizio negativo del proprio
Capitano .
- Se è attaccato a ragione, deve riconoscerlo mortificando
il proprio orgoglio, per avere la comprensione dei Fratelli e le
lodi del Capitano.
Cosa accade se l'attacco non sia rivolto solo al Fratello
ma alla generalità dei Fratelli o a coloro che governano la
Fratellanza?
Attacco a torto: mi pare che in questo caso si sia spezzato
il legame di Fratellanza; il fratello tale non è più e va
sbarcato.
Attacco a ragione: il Fratello ha il dovere di prendere tutte
le iniziative che il caso richieda nelle sedi statutarie più
opportune, perchè esponga le sue ragioni, denunzi fatti concreti e
sia ascoltato; che sui fatti lamentati si apra un dibattito in cui i
Fratelli, in spirito fraterno, esprimano le loro opinioni e la
volontà collegiale.
Nella speranza che tutto si concluda presto e bene,
all'insegna del Vero e del Giusto, per il bene della Fratellanza
della Costa.
Legge Terza
“Recibe en tu nave al Hermano que te visita:
offricele
refrigerio en tu mesa y il mejor coy de tu
camaroteâ€
“Ricevi sulla tua nave il Fratello che ti
visita, offrigli
un posto
alla tua tavola e la migliore branda della tua
cabinaâ€
1. L'interpretazione. L'analisi.
Interpretiamo il precetto contenuto in questa Legge.
I termini di cui Essa si compone sono:
“recibe†“riceviâ€
“en tu nave†“sulla tua naveâ€
“al Hermano que te visitaâ€, “il
Fratello che ti visitaâ€
“Ofreceleâ€, “Offrigliâ€
“refrigerio en tu mesaâ€, “un posto
alla tua tavolaâ€
“y el mejor coyâ€, “e la migliore
brandaâ€
“de tu camaroteâ€, “della tua
cabinaâ€.
Esaminiamoli singolarmente.
“recibe†“riceviâ€:
Il termine è sempre imperativo; il comando rivolto al
Fratello è di “ricevereâ€, accogliere con gli onori e
l'importanza che l'evento richiede, il Fratello che viene a
fargli visita.
“en tu nave†“sulla tua naveâ€:
è indicato il luogo di accoglienza che non può avere altra
denominazione se non quella della “naveâ€; questo termine
rappresenta in linguaggio nautico, il luogo in cui il Fratello vive
stabilmente e non deve essere a mio avviso, circoscritto alla sua
barca con cui naviga e su cui vive la propria esperienza marinara,
ma qualunque residenza in cui lo stesso abbia una relazione di stato
in luogo e di cui abbia libera signoria.
“al Hermano que te visita†“il
Fratello che ti visitaâ€:
Il Fratello visitatore deve presentarsi, mostrando al
Fratello visitato le sue credenziali, perchè sia riconosciuto come
tale. In Italia sono: la Patente di Corso e l'ultimo Registro
delle Insegne Numerate ove risulta l'attuale suo regolare imbarco,
la Tavola di appartenenza e la sua qualifica.
Egli chiederà il permesso di salire a bordo della nave
del Fratello; gli chiederà il permesso di essere ammesso alla
sua residenza per essere accolto come si conviene.
“ofreceleâ€
“offrigliâ€:
deve accoglierlo, mettendosi a sua disposizione per quanto
possa occorrergli e bisognargli nella particolare circostanza .
“ofrecele refrigerio en tu mesaâ€:
In senso letterale significa, offrigli il rinfresco di cui ha
bisogno per colmare la sua sete; “Refrigerio†fa venire alla
mente i precetto di “dar da bere agli assetati†ma esprime, a
mio parere, qualcosa di più.
Perchè non è solo il gesto scarno, essenziale del “dar da
bere†per colmare la sete altrui; è tutto un comportamento che
comprende l'ospitalità “en tu mesaâ€, l'invito a
sedersi alla tua tavola e nutrirsi dei piatti e delle portate che
gli saranno offerti.
“Un posto alla tua tavola†.
In senso più ampio, mi sembra che voglia indicare
l'offerta di una ospitalità che sia la migliore possibile;
la più consona ad un fratello; ad un Tuo pari verso il quale nutri
rispetto, amicizia, simpatia.
Ammetterlo alla “tua tavolaâ€, significa il miglior
trattamento di ospitalità che si possa offrire, perchè lo si
fa sedere con le persone più intime della tua famiglia, come uno di
loro e pari a loro.
“Un posto a tavola†è necessario per rifocillarlo ed
alla occorrenza per sfamarlo se di tale aiuto abbia bisogno.
“y el
mejor coy de tu camarote†“e la migliore branda della Tua
cabinaâ€.
Una branda è necessaria per permettere all'Ospite di
riposare e di dormire.
Ma al Fratello visitatore non deve essergli dato solo un
posto su cui distendersi; gli è dovuta “la migliore brandaâ€: il
letto più comodo, più riparato, dove meglio possa riposare senza
che sia svegliato o turbato nel suo sonno ristoratore.
Ma anche “el mejor coy†“la branda migliore†non è
sufficiente ad accogliere un Fratello che ti visita; occorre che sia
quella “de tu camarote†“della tua
cabinaâ€, cioè la “branda che riservi a te o alla persona che
più ti è caraâ€, perchè riconosci che è la migliore in
assoluto, quella su cui, meglio delle altre, puoi distenderti e
riposare tranquillamente in ogni circostanza di tempo e di mare; la
più sicura, la più asciutta, la più comoda.
Figurativamente si intende il “mettersi a disposizione per
risolvergli l'eventuale problema che lo angustia, operando
nell'ambito del giusto, del lecito, delle norme del convivere
civileâ€; “delle proprie possibilità , ma con tanta buona
volontà e di quelle degli eventuali altri Fratelli cui ci si
possa nella circostanza rivolgereâ€.
L'opposto è: l'accoglienza tollerata, mal sopportata,
sbrigativa, distratta, semplicemente formale; che sottintende
l'adempimento di un dovere senza nessuna partecipazione affettiva;
senza nessun convincimento di assolvere ad un dovere gradito, che
dà gioia, soddisfazione, serenità .
Perchè si legge negli occhi del fratello riottoso la
personale estraneità , l'indifferenza, la malcelata
sopportazione, la tolleranza nell'atto che si compie; che si
offre, purchè il sacrificio che l'ospitalità richiede, sia
rapido ed indolore. Perchè si vuole dimostrare che,
se anche pesa il doverlo fare, si è in regola e si è assolto il
dovere dell'Ottalogo.
***
2.
La sintesi.
Chiarito, nel modo che ci è stato possibile, il significato
della Legge Terza, vediamo di darne una interpretazione sintetica,
che ci consenta di risalire al pensiero del Suo Ideatore.
Ecco la seconda esortazione:
“adempi con gioia ed impegno ai tuoi doveri di
ospitalità verso il Fratelloâ€, sicchè lo stesso abbia ad
esserne orgoglioso, abbia a rafforzare la sua credenza, la sua
fiducia verso questa Associazione; il suo convincimento della
serietà dei sentimenti d'amore su cui si basa e dei legami
sinceri d'amicizia che da essi scaturiscono.
E, portandoti a proprio ed ad altrui esempio, realizzi lo
stesso precetto nel suo cuore e nei rapporti con gli altri Fratelli,
perchè tutti indistintamente possano godere della stessa
ospitalità e dello stesso fraterno trattamento.
In questo modo si rinnova in ogni occasione e si perpetua nel
tempo il Principio dell'Ospitalità tra i Fratelli della
Costa; di volta in volta arricchendosi di nuovi pregi, di altre
manifestazioni; tutti da ricordare, da raccontare, apprezzare per il
sentimento di Fratellanza che ne è alla base; della buona
volontà di fare del proprio meglio per dimostrarlo, di
renderlo tangibile all'Ospite.
***
3.
I Principi della Legge Terza.
Quali Principi possiamo trarre dalla Legge Terza?
a me sembra:
a) Principio della Ospitalità tra Fratelli.
b) Principio della Solidarietà .
***
4.
Le applicazioni pratiche.
Esaminiamo adesso qualche aspetto.
I casi di ospitalità ed il modo come gestirli.
L'ospitalità che è dovuta al Fratello è quella di
“visitaâ€.
Cosa accade se è attorniato da una, più persone? Cosa
accade se deve trattenersi non in visita, ma per più giorni?
“Est modus in rebus†(vi è una misura per tutte le
cose). È questione di educazione, di buon gusto, di rispetto
reciproci.
Nessuno dei Fratelli abuserà mai di questo diritto di
visita per gravare sui buoni sentimenti dell'ospite e chiedergli
più di quanto non sia garbatamente possibile, più di quanto lui
stesso in eguali circostanze non sia pronto a dare.
Ma nell'ospitalità sono compresi tanti piccoli
servigi, tante gentilezze, tante comodità che fanno tanto
comodo a Chi si trovi in luogo a lui estraneo, ove non si conosca
nessuno e/o ove sia difficile comunicare se non si conosce la
lingua.
Le necessità del Fratello che visita e le
possibilità per l'ospite di soddisfarle, anche con un solo
atto di buona volontà , possono essere tante e tali che
risolvergli anche un piccolo problema può essere motivo di grande
ed imperitura gratitudine.
Tutto è frutto di buona volontà , di spirito di
servizio, di affezione verso la nostra Fratellanza della Costa.
Il limite all'ospitare, al chiedere ed al fare è il
risultato di un chiaro e leale rapporto tra Fratelli che hanno una
occasione in più per intendersi e stringere più duratura e salda
amicizia.
La solidarietà tra Fratelli è una estensione del
dovere di ospitalità ed è ipotizzabile ogni qual volta sia
necessario intervenire in soccorso di un Fratello che si trovi in
difficoltà in mare in navigazione o a favore ed a difesa di
Esso che si trovi lontano dalla propria terra in contrasto verso
altre persone, enti e lo Stato, per assisterlo e consigliarlo, per
far valere una sua domanda giusta e lecita al cui accoglimento è
interessato. Tavola II
Legge Quarta
“Como trates a tus Hermanos serà s
correspondido y el
Capità n elabarà tu Fraternidad a te
castigarà â€
“Secondo come tu li tratti, i tuoi Fratelli ti
tratteranno;
il Capitano loderà il tuo spirito fraterno o ti
punirà â€
1. L'interpretazione. L'analisi.
I termini di cui questa Legge si compone sono:
1) “Como trates a tus Hermanos serà s
correspondidoâ€;
“Secondo come
Tu li tratti i tuoi Fratelli ti tratterannoâ€:
La norma regola il comportamento del Fratello nei confronti
degli altri Fratelli.
Qui non è disposto un ordine imperativo come quelli che
abbiamo constatato nelle Leggi precedenti.
Il comportamento del Fratello verso gli altri Fratelli è
lasciato ad una sua libera scelta, quale conseguenza di una presa
d'atto della maturità dell'uomo di cui si tratta.
Un ordine in questo caso non avrebbe senso, ma anzi sarebbe,
a mio avviso, un grave errore; sarebbe inutile e con conseguenze
imprevedibili.
Non ci sono quindi regole di comportamento da disporre
perchè vengano rispettate ed a cui uniformarsi, ma solo la
enunciazione di un Principio Morale esposto in termini felicemente
semplici, scarni ed efficaci propri della Gente di mare.
La regola è: “come tu li tratti, ti tratterannoâ€, “seras
corresponditoâ€:
La Libertà di Scelta del Fratello è e deve essere
incondizionata: in un senso o nell'altro, nel bene o nel male;
nelle parole, nei comportamenti, negli atti.
Che la sua decisione sia libera da vincoli e condizionamenti;
sia frutto di una volontà consapevole liberamente
determinata.
Che sappia però il Fratello, che alla sua
scelta corrisponderà l'equivalente attribuzione a Lui di
tutto il merito od il demerito dell'azione compiuta.
Il Fratello faccia ciò che ritiene di dover fare nei
confronti del/dei Suoi Fratelli: si regoli come gli detta il cuore o
la mente; o la convenienza, o il tornaconto o il personale
egoismo:
Nella Fratellanza c'è tanto affetto, amore, rispetto; se
in questa atmosfera di sentimenti superiori il Fratello sceglie di
agire nel male piuttosto che nel bene, nell'ostilitÃ
piuttosto che nell'amicizia; nell'indifferenza piuttosto che
nella gioia; a Lui e solo a Lui sarà attribuito tale
comportamento con le conseguenze che ne derivano: la giusta reazione
degli altri Fratelli.
* Tutto può
consapevolmente decidere e fare:
– Elevarsi via via,
nelle idee, nei sentimenti, nei gesti, negli atti, nei
comportamenti, lungo la ripida ed impervia scala dei valori umani,
dello Amore Fraterno: dal semplice sentimento d'amicizia,
silenzioso, affettuoso, colto dall'interlocutore nel gesto, nello
sguardo amorevole che gli rivolge il Fratello; dalla
disponibilità all'ascolto, alla conversazione, alla
attenzione, alla solidarietà verso i suoi problemi; dalla
tolleranza dei suoi limiti, dei difetti, delle sue manchevolezze; a
tanti atti e comportamenti che denotano disponibilità e ferma
volontà di sostegno, di aiuto, con l'attivarsi verso ciò
che sia necessario fare per venire incontro al Fratello.
Egli tutto può fare che rispecchi la esistenza di un intimo,
sereno, certo, sentimento d'Amore Fraterno, senza nulla chiedere
in cambio, eppure intimamente sicuro che il bene che ha seminato
darà un raccolto; che la buona azione che ha compiuto,
sarà ricambiata.
Che l'affetto fraterno che ha così coltivato e manifestato
sarà inteso nel suo giusto significato; apprezzato, riportato
come fulgido esempio di Fratellanza; ricambiato per cento volte e
cento volte tanto.
– O sprofondare
nell'ostilità attiva, nella violenza verbale, nei modi, con
acredine, in espressioni malevoli, ingiuriose o diffamatorie.
O rimanere inerte, impassibile, disinteressato alle istanze,
alle richieste di soccorso che gli vengono dal Fratello e girarsi e
rigirarsi da un'altra parte, sordo ad ogni richiamo, ad ogni
istanza.
Od essere il Capitano a tenere volontariamente un
comportamento impeditivo della collaborazione e della partecipazione
del Fratello, rivolto ad isolarlo; ad escluderlo
dall'attività della Tavola sì che ne rimanga fuori,
abbandonato senza sua colpa in un'isola deserta.
Che sappia che la sua scelta sarà la scelta dei suoi
Fratelli; che questa scelta sarà di identico peso, di eguale
misura; sarà sempre, anche se occorrerà tempo, ma
sicuramente, inesorabilmente, oggettivamente, in perfetto equilibrio
tra il ricevuto ed il reso; tra il non dato o non fatto ed il non
reso.
Quale esemplare manifestazione della Giustizia degli
Uomini!
Ma non necessariamente sarà una giustizia amministrata,
applicata, decisa, che sarebbe conseguenza del caso eclatante di cui
bisognerebbe prendere atto, conoscerlo per giudicare ed emettere la
giusta sanzione secondo l'Ordinamento Statutario proprio di quella
Fratellanza; quanto piuttosto la reazione spontanea del Fratello,
dei Fratelli all'azione, omissione, negativa dell'altro
Fratello; senza che sia necessaria una presa d'atto ufficiale, ma
che si realizzi in via automatica, spontaneamente, quale
applicazione di altra Legge, percepita consapevolmente da tutti gli
uomini come Giusta:
“Quel che fai ti sarà reso ora e sempreâ€.
Azioni sbagliate, frutto di errore, di
negligenza compiute in buona fede. Equivoci per erronee
interpretazioni di un fatto, una parola, un'espressione, che
possano turbare i buoni rapporti tra Fratelli, sono sempre
possibili.
In tali circostanze è sufficiente un chiarimento che spieghi
i fatti o le espressioni dubbie e concluda la vicenda in una
fraterna conciliazione.
* Questo precetto
morale è diverso dallo:
“ama il prossimo tuo come te stessoâ€, perchè: questo
contiene un comando che proviene da un Essere Superiore, che è
imposto al soggetto agente; è rivolto solo in senso positivo verso
il bene; trasforma l'amore del sè, sicuramente egoistico, in
amore verso gli altri; un amore reso equivalente, bilanciato tra la
necessità , la convenienza, la soddisfazione dei bisogni,
desideri verso se stesso con il riconoscimento che sia altrettanto
dovuto agli altri in sentimenti d'amore, di aiuto, di rispetto, di
stima altrettanto tangibili; in quant'altro speri, auspichi per
sè debba riconoscerlo e darlo agli altri, al suo prossimo.
Nella Legge Quarta è rivolto dall'Autore al suo pari; ad
un uomo come lui, al quale riconosce, perchè l'ha intuita dentro
di sè, la qualità suprema, primaria dell'essere umano,
senza la quale non esisterebbe la Legge degli Opposti: l'esistenza
del Bene Assoluto e del Male Assoluto; del bene e del male; del
positivo, del negativo; del giusto e dell'ingiusto; la liberta, la
schiavitù; il vero, il falso e via via tutto quanto esistente in
essenza ed in manifestazione, in sempre maggiore più intensa
consapevolezza:
La qualità del libero arbitrio.
2) “y el Capità n elabarà tu
Fraternidad a te castigarà â€
“Il Capitano
loderà il tuo spirito fraterno o ti punirà â€
C'è comunque il Capitano, il Padre Spirituale, il Fratello
Maggiore, che osserva amorevolmente, ma anche obbiettivamente il
comportamento dei Fratelli della sua Tavola o della Tavola
Nazionale.
Annota e valuta le loro parole, i comportamenti nella Tavola,
in mare, in banchina, verso i Fratelli, verso gli altri uomini.
E
rende al Fratello ciò che gli è dovuto per i suoi meriti e pure i
demeriti.
In rapporto, a quanto constaterà , lo loderÃ
avanti a tutti perchè sia a tutti di esempio; perchè tutti gli
riconoscano i meriti attribuitigli, sì da considerarlo un sicuro
elemento per la buona navigazione della Tavola; un Fratello su cui
poter contare nel momento del pericolo od a cui affidare, ove
occorra, la conduzione della nave.
Lo punirà avanti a tutti, perchè tutti capiscano che
l'errore irresponsabile commesso in navigazione deve essere punito
con mano ferma e senza debolezze; perchè ogni navigazione è sempre
rischiosa e la cattiva condotta di uno, può mettere a repentaglio
la vita della nave o la buona riuscita del progetto che si è
elaborato per essere felicemente realizzato.
Fuori da questi schemi, da queste Regole nei rapporti tra
Fratelli, sopravviene l'incoerenza, la superficialità ; non
resta che il gioco puerile, ipocrita di voler apparire senza essere;
di volersi ammantare delle penne del pavone senza averne la
sostanza.
***
La nostra è un'Associazione che abbiamo accettato quale
erede dell'antica Fratellanza della Costa; abbiamo ammesso che
questa Fratellanza in armi, sopravviveva per merito dei patti
comuni, della disciplina gerarchica; della struttura associativa
interna, improntata a principi di solidarietà e di previdenza;
del potere disciplinare e sanzionatorio del Capitano.
La Nostra è un'Associazione improntata all'Amore
Fraterno, all'Amore per il Mare.
Quali poteri ha oggi il Capitano sul destino del suo
equipaggio, del suo Fratello?
Nell'Ottalogo, il potere punitivo è lasciato alla saggezza
del Capitano ma è chiaro che esso, allo stato presente, non può
prevedere che l'ammonizione e, nei caso più gravi, attraverso
sanzioni intermedie, lo sbarco definitivo.
Consentendo ai Fratelli della Tavola di liberarsi dalla
presenza di un uomo che si è dimostrato indegno di ornarsi delle
insegne della Fratellanza e di fregiarsi del titolo di Fratello.
***
Quanto abbiamo osservato è in relazione alla ipotesi
comportamentale del Fratello tra Fratelli, regolata dal precetto
contenuto in questa Legge.
Dobbiamo però chiederci: cosa consente la presente
Regola?
Quale può essere il comportamento che il Fratello può
tenere in piena libertà , senza il timore di dover incorrere
nelle ire dei Fratelli, nel rilievo di demerito del Capitano?
–
Cosa può fare per essere in regola con se stesso e/o per
conquistare l'amicizia, la stima degli stessi Fratelli e del
Capitano?
Costruiamocela questa risposta!
Occorre come prima cosa intendersi sui termini che ci vengono
tramandati dalla tradizione corsara:
* I
Corsari erano gli armatori privati che facevano la guerra marittima
contro le navi di un paese nemico.
Il nome di Corsaro deriva dal fatto che si trattava di
correre il mare alla caccia delle navi nemiche.
La guerra di corsa si distingueva dalla pirateria poichè era
esercitata con il consenso espresso del monarca sotto le cui
bandiere serviva il Corsaro a cui, dal XIV secolo, si rilasciava una
formale autorizzazione: la lettera di marca o patente di corsa.
Fin dal XII secolo sono note le imprese dei Corsari genovesi
e veneziani nel Mediterraneo.
L'ultimo Corsaro italiano fu Giuseppe Garibaldi che ebbe la
patente di Corsa dalla Repubblica del Rio Grande del Sud, in guerra
contro la Repubblica Orientale dell'Uruguay e l'Impero del
Brasile. Siamo negli anni 1837-1839.
I Fratelli Cileni, nella formulazione dei fondamenti della
nostra Associazione, si sono richiamati alla guerra di corsa
collegata alle conquiste coloniali d'oltre oceano ed alla lotta
per il possesso delle nuove terre, fra Olandesi, Inglesi, Francesi,
Portoghesi e Spagnoli.
Questo fenomeno durò fino a quando, nel 1856 con il
Congresso di Parigi, si potè raggiungere un accordo tra le maggiori
potenze per l'abolizione delle guerre di corsa.
È questo il soggetto che i Cileni e con loro, noi abbiamo
preso come modello del Fratello della Costa della nostra
Associazione.
*
Poi vi erano i Filibustieri, soprannominati così perchè
appartenenti alla Filibusta costituita nel 1630 nell'isola della
Tortuga (san Domingo).
I Filibustieri facevano scorrerie nei litorali della costa e
lungo le rotte dei galeoni per l'Europa. Il loro vessillo era
conosciuto e temuto in tutti i mari perchè avevano perizia nel
navigare ed audacia incredibile negli abbordaggi. Uccidevano,
depredavano, si arricchivano.
La Francia se ne valse nelle sue guerre contro gli Olandesi e
gli Spagnoli nel 1673; ma li distrusse nel XVIII secolo.
* I
Pirati invece, sono coloro che compivano e compiono il reato di
pirateria, perpetrato con violenza alla proprietà ed alle
persone in alto mare, fuori da acque territoriali. Sono i banditi
del mare. Nacquero insieme ed a scapito del traffico mercantile e
fioriscono, ancora oggi, nei mari ove gli Stati non dispongono di un
sicuro controllo militare marittimo.
Olanda ed Inghilterra incoraggiarono ed aiutarono i Pirati
che insidiavano la supremazia marittima spagnola nelle rotte
Spagna-Caraibi. Tra questi il Capitano Morgan fu nominato dagli
Inglesi governatore della Giamaica. E fu proprio costui che da
governatore, nel XVII secolo iniziò un'opera di rastrellamento
contro i Pirati che si concluse nel 1750.
Dalla ricerca storica emerge un fatto che possiamo
considerare attendibile: il fatto che venisse rilasciata la patente
di corsa da parte di uno Stato per la sua utilità , anche a
Filibustieri e, se fatto con disinvoltura, anche a Pirati, purchè
bravi navigatori, impavidi combattenti. Con l'autorizzazione alla
corsa, tutti diventavano “Corsari†ed erano così legittimati a
proseguire la loro azione di pirateria intelligente: “Contro le
navi nemiche sì, contro le nostre no!â€
Da qui l'utilità di servirsene e poi, se non si
integravano, la necessità di disfarsene.
Il concetto di Corsaro, moderno Fratello della Costa, risente
di questa confusione dei ruoli propria della storia vissuta.
Ma continuiamo la nostra disamina storica della vita del
nostro Soggetto.
I Filibustieri erano in maggioranza uomini di mare che
avevano abbandonato, per lo più urgentemente, il loro luogo di
residenza, per riparare nel nuovo mondo in cerca d'avventura e di
ricchezza.
Erano in maggioranza uomini, anche di pregio, diciamo poco
inclini al rispetto delle regole del vivere civile, molto disinvolti
nel linguaggio, nei modi e nei comportamenti.
Era l'attività marinara comune che li associava e
disciplinava in base a patti e convenzioni precisi e rigidi.
Ma, nel loro ambiente, potevano vivere in assoluta
libertà personale, nei rapporti con le loro donne ed in mare,
in navigazione lungo le coste vicine ai loro covi.
Normalmente liberi dal bisogno per i profitti delle loro
scorrerie, nei covi passavano il tempo da gradassi a sollazzarsi, a
burlarsi gli uni degli altri, in baldoria, in ubriacature, in risse,
in atti di crudeltà .
Questi convincimenti hanno orientato i moderni Fratelli della
Costa verso un modello di Corsaro incline a vivere fuori dagli
schemi e dai comportamenti che assume ogni giorno per il ruolo
sociale che gli è proprio.
La visione del suo Corsaro, consente al Fratello di
appropriarsi in mare ed a terra tra i suoi Fratelli, di quella
libertà che, gli permette di vivere, agire secondo l'estro,
la fantasia, la sua creatività , per navigare lungo tutte le
rotte del mondo e ove getti l'ancora, spaziare ove il caso, la
fortuna od il destino lo porti.
Il moderno Fratello ha trovato il suo modo di essere in
questa Associazione tra Fratelli, libero da tutto, come è libero in
mare, in navigazione sulla sua barca; libero al timone, alle scotte,
alle vele, sulle onde, con i venti; con i colori del giorno ed il
buio delle notti, sotto le stelle, tra le costellazioni; con la sua
fantasia per creare e modulare nuovi, fantastici, romantici
personaggi in cui immedesimarsi, da portare a nuova vita.
La Fratellanza diventa così per il novello Corsaro, il mondo
magico in cui entrare tenendosi per mano con altri uomini, tutti
vestiti degli stessi colori e delle stesse insegne, ogni volta che
lo voglia, per fare barriera contro la vita di ogni giorno, ove
poter respirare una boccata d'aria pura, ritemprarsi, acquistare
nuova forza e nuovo impegno per ritornare poi a lottare nella vita
di ogni giorno .
E così si incontrano tra noi uomini di chiara fama nel mondo
sociale che si trasformano in giovani giocherelloni per divertirsi e
divertire.
Perchè tra noi, Corsari, tutto è un gioco preso e vissuto
con serietà .
Non si spiegherebbe altrimenti come è mai possibile che un
Fratello che nella vita professionale è direttore della
Associazione degli Industriali, si trasformi in fabbro per forgiare
con le sue mani e con gli strumenti da lui stesso predisposti da una
balestra d'autocarro, la Sciabola d'arrembaggio in puro acciaio,
con elsa, lama incisi dei simboli della Fratellanza, con fodera,
custodia, unica in tutto il mondo, proprietà della Tavola di
Siracusa.
Il limite nel nostro libero rapporto associativo è dato al
Fratello dal precetto contenuto nella presente legge. Oltre quelli
ovvi propri del vivere civile che, per supposizione, fanno parte del
bagaglio morale dell'Uomo.
Se quanto abbiamo fin qui discorso vi sembra conforme alla
vostra esperienza di Fratelli e condivisibile, possiamo
confortevolmente convenire che:
“Fuori delle ipotesi regolate dalla Legge Quarta
dell'Ottalogo, il moderno Corsaro - Fratello della Costa - ha
tutto un suo mondo da condividere con gli altri Fratelli, in cui
vivere insieme in piena libertà , in serenità (che sono
così care) e soprattutto in allegriaâ€.
***
2.
La sintesi.
Possiamo ora passare ad una interpretazione complessiva della
Legge Quarta, che ci consenta di risalire al pensiero del Suo
Ideatore.
Mi pare che in Essa sia contenuta la terza esortazione:
“Comportati in seno alla Fratellanza della Costa e verso i
Tuoi Fratelli, manifestando a tutti ed in ogni occasione tutto
l'amore, l'amicizia di cui sei capace, tutta la buona
volontà di cui disponi; fai tutto per spirito di servizio, con
sincerità , semplicità , senza chiedere o pretendere
ricompense.
Vivi, tutte le volte che ti è possibile, la Fratellanza
della Costa, insieme ai tuoi Fratelli, pienamente, in
serenità , in allegria per quel tempo dimentico dei problemi di
ogni giorno, pur con misura e nei giusti limiti che pure
conosci.
Tutti i Fratelli apprezzeranno il tuo comportamento e ti
renderanno merito incondizionato e duraturoâ€.
Sia chiaro che la Fratellanza della Costa è anche preparata
alle altrui azioni malevole e sa ad esse giustamente reagire; le sa
gestire con distacco ed equità , ma anche con fermezza.
***
3.
I Principi della Legge Quarta.
Quali Principi ne scaturiscono?
a) Principio di libertà di scelta e conseguente
assunzione di
responsabilità .
b)
Principio del Giusto Equilibrio tra il fatto ed il reso.
c)
Principio Punitivo.
d) Principio di Libertà Corsara come evasione dalle
strettoie della
propria vita ordinaria.
La presupposizione dell'esistenza del Libero Arbitrio e
della Legge degli Opposti.
***
4.
La applicazioni pratiche.
Passiamo adesso ai fatti della vita pratica dei Fratelli e
facciamo ipotesi concrete.
Mi sembra che ci siano tre serie di fatti che rientrino
nell'ipotesi di questa Legge:
Una è quella della giusta reazione; un'altra è quella
della giusta lode o della giusta punizione. La terza è quella di
vivere i fatti nostri in libertà .
* La
reazione del Fratello e/o dei Fratelli deve essere proporzionata al
buono od al cattivo comportamento del Fratello; deve essere adeguata
ad essi.
La reazione del Fratello deve essere contenuta e ferma nel
disapprovare il comportamento negativo del Fratello; deve essere
corale da parte di tutti i Fratelli, tra loro compatti e solidali,
perchè chi ha sbagliato capisca che non troverà sostegno, nè
alleati; ma che, così agendo si è isolato; si renda conto che
l'errore, la furbizia, non pagano; devono essere abbandonati e
deve seguire la rotta della rettitudine e dell'amore.
* La
lode e la punizione.
La lode può essere presentata bene, ma schiettamente e senza
ipocrisie, perchè sia dato più risalto alla buona azione,
all'impresa compiuta. Può formare oggetto di premio e di
riconoscimento di Titolo, perchè non sia dimenticata, ma rimanga
agli atti della Fratellanza e nella memoria dei Fratelli.
La lode al Fratello, riconosciutagli dal Capitano, è sempre
accetta dal Fratello e ben accolta da tutta la Tavola; se ha
rinomanza nazionale sarà oggetto di festeggiamenti e cerimonie
con conferimento di premi e titoli.
Alla lode si accompagna la gioia di Chi la riceve, di Chi la
dà e dei Fratelli che vi partecipano.
Grandi raduni, incontri, zafarranchos, sono organizzati tra
più Tavole od a livello nazionale, in litorale od in navigazione;
le relazioni, le premiazioni i conferimenti di titoli, le cerimonie
per le investiture, segneranno eventi indimenticabili che fanno
della Fratellanza della Costa un'associazione unica, particolare,
inimitabile.
Per concludersi con gli immancabili golpe de canon alla
maniera cilena, italiana, con polvora blanca y nigra e il fragore
delle batterie ed il tintinnio dei cristalli colmi di rum, alla
buona sorte della navigazione e del suo capitano.
* La
vita dei Fratelli, è vissuta nel loro mondo di fantastici Corsari,
per quel che ci si possa concedere, in piena libertà .
Libertà dall'età , dal ruolo sociale, dalle
proprie attività lavorative, dai propri impegni politici,
economici, familiari; è vissuta dimentichi di tutto: solo loro;
solo noi Fratelli della Costa, tra mare e barca e vele e vento e
notti chiare illuminate da luna e stelle; notti buie, gli occhi
stanchi incollati alla lucina della bussola e governare, intuendone
le onde nelle dimensioni, portata, pericolosità . Crepuscoli,
aurore, immersi nei loro colori; negli odori di un mare
spumeggiante, impregnati di salsedine negli occhi, nel viso, nei
capelli, in tutto il corpo.
Liberi in un gioco continuo, fatto e vissuto tra noi, con
convinzione, con delicatezza, sobrietà , gioia in una altalena
continua tra sali-scendi su onde sempre più grandi. Onde come
palazzi in cui si sale arrancando di bolina per poi percorrere,
stupefatti, i loro terrazzi appena mossi e ridiscendere alla puggia
fermando la barca e facendo attenzione che, presi dall'euforia
della velocità , non esca fuori dall'acqua con il rischio di
ingavonarsi nella caduta.
Il Diritto di Preda.
La Tradizione corsara consente al Fratello di esercitare il
diritto di preda.
Si esercita, normalmente, sul Banderin Negro ma può essere
rivolto ad altri beni di Tavola ove si rispetti nel rituale,
signorilità , buon gusto, spirito goliardico.
Il rituale si sviluppa in varie fasi:
1) l'acquisizione della Preda. La si deve conquistare con
destrezza, con l'inganno, con malizia, mai con la forza o la
violenza alle persone e cose. La Preda è tale se è un bene
intangibile della Tavola e non può ammettere donazione o
abbandono.
Se si è scoperti bisogna abbandonarla e il gioco finisce
lì.
2) la Dichiarazione di possesso della Preda. Il depredante
deve dichiarare al depredato il suo stato di possesso sulla
cosa.
3) L'esercizio del diritto di riscatto. Il
depredato deve esercitare tale diritto dichiarando al depredante la
sua disponibilità a pagare il riscatto.
4) L'incontro in zafarrancho comune ove ufficialmente si
procede alla riconsegna della Preda ed al pagamento del riscatto in
“barilotti di rhumâ€.
Legge quinta
“No tengas envidia de la nave de tu Hermano
ni de sus velas y motoresâ€.
“Non invidiare la nave del tuo Fratello, le sue vele o i
suoi motoriâ€.
1. L'interpretazione. L'analisi.
Occupiamoci dell'interpretazione del precetto contenuto in
questa Legge.
“No tengas envidiaâ€
“Non invidiareâ€
Anche questo è un ordine imperativo che deve essere
applicato dal Fratello.
L'ordine, in questo caso, non è rivolto ad eseguire “un
comportamento†del Fratello come i precedenti “obbedisci agli
ordiniâ€, “non attaccareâ€, “riceviâ€; ma si indirizza alla
radice di esso: al pensiero, alla mente del soggetto da cui l'idea
promana: è vietato al Fratello di nutrire pensieri d'invidia nei
riguardi di un altro Fratello.
a) Perchè l'invidia non si
armonizza con il sentimento di Fratellanza.
È considerato pertanto riprovevole avere invidia tra
Fratelli.
È ammirevole il sentimento opposto: del rallegrarsi!
Mi posso rallegrare se il Fratello ha una barca migliore
della mia, apprezzando il fatto che sia riuscito a scegliere con
più competenza, con migliore discernimento, la barca, le vele, i
motori migliori; quelli che gli danno migliore resa quando gliela si
chiede.
Mi posso pure rallegrare del fatto che il Fratello abbia
acquistato una barca più grande, più comoda, più lussuosa della
mia; che abbia acquistato ed io no; che possegga, detenga una barca
bellissima ed io no; od anche una barca molto più costosa della
mia. Che sia stato in condizione di acquistare scafo, vele o motore
costruiti con progetti, prodotti, tecniche modernissimi che ne
moltiplicano l'efficienza.
Mi posso rallegrare del fatto che il Fratello riesca a stare
in mare per più tempo di quanto non possa fare io. Che non rimetta
come rimetto io.
Mi posso rallegrare delle qualità marinare del
Fratello, della sua capacità di affrontare il mare in
navigazioni d'altura impegnative e rischiose; apprezzarlo per
l'impegno, il disinteresse, lo spirito di servizio con cui vive la
Fratellanza della Costa; con cui si impegna in compiti, iniziative
che promuove e che realizza a favore della nautica e per il
Mare.
Ed i casi di gioia per quel che ha o possa fare il Fratello
sono infiniti, come infinita deve essere la gioia nel
constatarlo.
Senza per questo nutrirne invidia.
b) Perchè l'invidia corrode alla
radice il sentimento di Fratellanza.
Come un virus subdolo, si insinua tra le basi psicologiche di
esso Sentimento, facendogli perdere vitalità , forza,
convincimento, svuotandolo ed annientandolo in breve tempo.
L'invidia se non combattuta dal Fratello nella sua mente al
suo primo apparire, porta con sè altri sentimenti del pari negativi
che ne moltiplicano le conseguenze dannose. Porta dalla fratellanza
alla estraneità ; dalla collaborazione alla rivalità ;
dall'amicizia all'inimicizia fra Fratelli. Porta alla
competizione fra loro, concentrata nei segni apparenti di ricchezza
esteriore, che nulla hanno da spartire con il comune Amore per il
Mare, con l'Amore Fraterno.
E dove la competizione non è possibile, l'invidia può
portare all'isolamento del Fratello invidiato, colpevole non
dichiarato per avere nave o vele o motore che superano in bellezza,
potenza o semplice valore economico quelle della maggioranza dei
Fratelli di Tavola.
Gli stessi effetti dell'invidia, nella forma
dell'ostracismo, produce il disprezzo del Fratello che non
possiede nave, vele, motori rispetto ad altri.
Simile all'invidia è il complesso d'inferioritÃ
che colpisce il Fratello per non possedere i segni apparenti di
ricchezza di cui l'altro gode; per tale suo stato d'animo non
riesce ad essere aperto, spontaneo, partecipe della vita di Tavola e
si sente sempre in sospensione tra l'essere Fratello ed il non
esserlo.
Simile all'invidia è il complesso di superiorità che
attanaglia il Fratello che possiede la barca più costosa, più
potente, quale frutto di ricchezza che sfoggia per distinguersi
dagli altri Fratelli; per pretendere, in virtù di essa,
riconoscimenti, titoli, incarichi che non merita e che esercita,
purtoppo, come espressione di un potere e non per spirito di
Fratellanza e di servizio.
Questa mentalità e questi comportamenti sono in
violazione della presente Legge.
c) Non sono le barche, le
vele, i motori più grandi, più potenti, che danno una sorta di
superiorità in mare. Una barca su cui navigare da cinque o da
venti metri; delle vele in cotone o in dacron o nei tessuti delle
ultime generazioni; un motore da sette o da duecento cavalli e più;
cosa cambiano nel modo di vivere la esperienza della navigazione?
Nel coraggio nell'affrontare le stesse situazioni di pericolo, di
rischio di avaria, di vita, di fronte ad un mare difficile e dalle
condizioni proibitive?
Di fronte a simili realtà il valore dell'uomo e
all'occorrenza solo l'amore fraterno, la solidarietà fra
uomini può rendere la navigazione sicura, può venire in aiuto, a
sprezzo di ogni pericolo, con qualunque mezzo piccolo o grande che
sia.
Non è la varietà dei mezzi di navigazione che danno
sicurezza o fanno la differenza; ma il carattere, la forza
interiore, la tenuta degli uomini: e queste qualità non
suscitano invidia, che è propria della gente dappoco, ma solo
ammirazione tra pari.
E pari devono essere tra loro i Fratelli della Costa.
d)
Non vi deve essere competizione tra Fratelli; vi deve essere
collaborazione.
L'esperienza dell'uno deve essere messa a disposizione
degli altri perchè acquisiscano nuova conoscenza, nuova maestria
nel campo nautico, da esercitare a giovamento di altri.
La competenza, i mezzi, gli strumenti di uno, devono essere
messi spontaneamente a disposizione della Fratellanza se tanto è
necessario od utile per assolvere ad un bene comune o per
realizzarne i Principi, perseguirne le finalità .
Vi deve essere partecipazione attiva ad ogni livello perchè
ciascuno dia un contributo in idee, in attività di
volontariato individuale ed in concorso con gli altri in nome della
Fratellanza, quale espressione del nostro amore per il Mare ed al
servizio di ogni comune, generale interesse.
***
2.
La sintesi.
Possiamo ora compendiare la sintesi della Legge Quinta.
“Lo spirito di Fratellanza della Costa si nutre e si
arricchisce di sentimenti d'amore che i Fratelli devono vivere tra
di loro, rifuggendo da ogni pensiero, atto, comportamento che possa
inquinarne la purezza e la vita. Prima fra tutti l'invidia di uno
verso l'altro per tutto ciò che sia o che posseggaâ€.
***
3.
I Principi della Legge Quinta.
Quali ne scaturiscono?
a)
Il Principio dell'Amore Fraterno.
b)
Il Principio di Pari Dignità tra Fratelli.
c)
Il Principio di Collaborazione tra Fratelli.
d)
Principio del Volontariato per Spirito di Servizio.
***
4.
Le applicazioni pratiche.
Esaminiamo qualche applicazione pratica della Legge.
Quali conseguenze possano scaturire dai comportamenti
ipotizzati nelle pagine precedenti?
L'invidia è certo un sintomo molto grave di scarso
sentimento di Fratellanza fino alle estreme conseguenze della
estraneità tra Fratelli e della inimicizia tra loro!
Perdurando essa nell'animo del Fratello e consolidandosi
nei pensieri e nei suoi comportamenti, non vi è dubbio che
avrà effetti malevoli che creano disarmonia, inimicizia,
rivalità , in un ambiente ristretto in cui è difficile
convivere se non si è animati dalle migliori intenzioni, da puri
sentimenti.
Passare dall'armonia tra Fratelli alla disarmonia; creare
turbamenti negli animi dei più, lacerazioni insanabili, il passo è
breve, con conseguenze gravi anche per la serenità della
navigazione e la sicurezza della Tavola.
Se poi in questo turbinio di sentimenti si fa coinvolgere o
vi partecipa il Capitano, la rotta della Tavola ne sarÃ
condizionata ed il suo destino nefasto potrà essere questione
di tempo.
A meno che non intervenga il Maggiorente statutariamente
delegato ad intervenire od il Capitano Nazionale che ne assuma il
comando, il tempo necessario per riportare la nave in porto ed
affidarla a buoni maestri d'ascia locali che la rimettano in sesto
per riprendere il mare con l'equipaggio rinfrancato o selezionato
o rinnovato.
È certo che l'invidia tra Fratelli è il peggiore dei
mali; per questo occorreva evidenziarlo in una Legge apposita, senza
peraltro indicarne rimedi e sanzioni tanto estesa è la gamma delle
sue modulazioni e, in corrispondenza, le possibilità personali
e/o collettive di combatterla e reprimerla.
****
Esaminiamo altre applicazioni dei superiori Principi.
*
Dal Principio dell'Amore Fraterno scaturisce la pratica del
Gemellaggio tra Tavole di litorali diversi entro e fuori i confini
delle rispettive Tavole Nazionali.
Le Tavole gemellate sugellano, con apposito trattato
riportato nel titolo del Banderin Negro di esse, un patto di amore
fraterno tra tutti i loro componenti.
L'amore fra questi Fratelli, se sempre coltivato, è più
intensamente sentito, perchè scaturisce da legami d'affetto più
forti; perchè è rafforzato dal fatto di sentirsi tra loro come i
fratelli gemelli che vivono la loro vita prenatale e la comune
nascita con un legame viscerale ed istintivo che li fa, seppur
diversi, unici.
Ma questo Patto di Gemellaggio va oltre i limiti della vita
dei gemelli, perchè vincola i componenti delle Tavole Gemellate,
finchè le stesse saranno in navigazione .
*
Dai superiori Principi scaturisce la pratica
dell'alternanza tra Fratelli alla conduzione delle Tavole.
La conduzione di una Tavola impegna il Capitano ed i suoi
collaboratori in idee, iniziative, attività sempre onerose ed
impegnative.
Con il passar del tempo ci si stanca e si esaurisce la
propria carica d'intenti. La conduzione diventa un'abitudine e
la Tavola langue agli ormeggi o fa piccole uscite fuori dal
porto.
L'alternanza tra i Fratelli a questi incarichi è il
toccasana, perchè essa dà la possibilità a ciascuno di
esprimere con nuovo e rinnovato impegno i Principi dell'Ottalogo.
Così a ciascuno vengono riconosciuti i propri meriti e la Tavola
vive la sua vita al livello più alto delle possibilità dei
Suoi componenti, passando dai meriti di un Capitano a quelli
dell'altro.
È come nella staffetta in cui i componenti della stessa
squadra impegnandosi al massimo, si trasmettono il testimone per
conquistare l'ambito traguardo.
Tra noi si alternano i Fratelli più volenterosi e più
stimati alla conduzione della Tavola, l'uno accanto e dopo
l'altro, dando ciascuno il meglio di sè in stretta collaborazione
e con l'unico intento di servire la Fratellanza ed i Fratelli.
Nel nostro mondo straordinario ove gli incarichi seppure
onerosi sono un servizio reso esclusivamente alla Fratellanza, il
Fratello che si offre con questo intento, merita la migliore
accoglienza e la migliore branda della cabina.
“Al Capitano che sopravviene ponti
d'oroâ€!
perchè toglie dalla ambasce di un impegno difficile il
Capitano uscente che così, finalmente, si concederà il
meritato riposo, tra l'amicizia e la riconoscenza dei
Fratelli.
La gioia della sostituzione fa sì che l'alternanza al
comando avvenga in piena armonia tra i Fratelli, quale conseguenza
di accordi che evitano contrasti, sgradevoli contrapposizioni,
confronti che sono sempre separativi perché creano disdicevoli
rivalità .
Tra Fratelli sono vietati i duelli a due, gli abbordaggi tra
molti e le battaglie navali tra Tavole.
Tra Fratelli e tra Tavole si deve navigare tutti in
formazione, in base a piani comuni previamente scelti, per la cui
riuscita ognuno si assume la sua responsabilità in base al
ruolo che gli è stato assegnato; a cui tutti spontaneamente
collaborano con il massimo impegno, perchè così vuole la legge del
Mare e della Fratellanza.
Legge Sesta
“Trae al Piloto sin puerto a tu caleta y sino
posee otra
riqueza que su corazon, embarcale en tu yate y
considerale
como Hermanoâ€.
“Accompagna il Pilota senza porto alla tua base e, anche
se
non possiede altra ricchezza che il suo cuore, imbarcalo
sulla tua nave e consideralo come Fratelloâ€.
1.
L'interpretazione. L'analisi.
I termini di cui questa Legge si compone sono:
“Trae†“accompagnaâ€;
“al piloto†“il pilotaâ€;
“sin puerto†“senza portoâ€;
“a tu caleta†“alla tua baseâ€;
“y†“e,â€;
“sino posee otra riqueza que su
corazonâ€
“anche se non possiede altra ricchezza che il suo
cuoreâ€;
“embarcale en tu yate†“imbarcalo
sulla tua naveâ€;
“y considerale como Hermano†“e
consideralo come Fratelloâ€.
Esaminiamoli singolarmente.
“traeâ€, “accompagnaâ€:
il termine spagnolo e la traduzione italiana danno l'idea
del
doversi attivare per accompagnare con amicizia, in modo
volenteroso, per guidare, “al Pilotoâ€, “il Pilotaâ€.
“Al piloto†“il pilotaâ€; è colui che conduce un
mezzo che si muova in acqua; in particolare, la nave.
È colui che ha l'attitudine, la qualifica, lo stato di
comando alla guida della nave; che decide secondo la sua
volontà , organizzando l'uscita ed il rientro del mezzo,
assumendosene la responsabilità della navigazione.
In particolare, è lo skipper dei cabinati da diporto, delle
barche a vela ed a motore;
“sin puerto†“senza portoâ€;
è il pilota che non ha un porto, una meta di riferimento; o
che non conosce a sufficienza il litorale in cui naviga o in cui si
è smarrito; che non ha una rotta precisa da seguire per arrivare in
porto, a destinazione.
“a tu caleta†“alla tua baseâ€;
è la cala, la insenatura che hai scelto per il tuo
ormeggio.
Tanto l'ormeggio temporaneo quanto il porto ove risiedi e
ove sei ancorato stabilmente.
Accompagnalo lì, in modo che abbia un posto, un ormeggio
sicuro come il tuo; riparato quale è il tuo per te.
“Accompagna il pilota senza porto alla tua baseâ€, è il
primo dovere che la Legge Sesta impone al Fratello della Costa.
E specifica:
a) “Accompagna
il pilota anche se non possiede altra ricchezzaâ€, “y sino
posee otra riquezaâ€
La norma si riferisce alle ricchezze materiali per
specificare che esse non hanno peso alcuno per decidere il
comportamento del Fratello verso il pilota.
b)
“Y
sinoâ€, “Anche seâ€:
Alle ricchezze materiali eventualmente possedute dal pilota
la Fratellanza è indifferente; La ricchezza materiale del pilota è
irrilevante; essa non gioca alcun ruolo per decidere del suo imbarco
e della sua considerazione od importanza.
È per la norma essenziale che il pilota abbia e dimostri
d'avere una sua ricchezza interiore.
È questo il requisito che la Fratellanza ricerca nel pilota
perchè possa essere imbarcato sulla nave del Fratello ed essere
considerato come tale.
c) “Que su
corazonâ€, “che il suo cuoreâ€:
La ricchezza del suo Cuore. Ecco cosa è determinante per
avere considerazione del pilota da parte del Fratello.
È la ricchezza dei suoi sentimenti. Sentimenti positivi:
d'amore per il Mare, e le altre cose create; d'amicizia per gli
uomini, di buona volontà di operare per mantenere le
qualità naturali delle cose, per alleviare le sofferenze degli
altri esseri; di spirito di servizio per attivarsi senza alcun
tornaconto personale, per l'appagamento del bisogno di essere
stato utile; il conseguimento della serenità d'animo per
avere fatto del proprio meglio.
d) “Embarcale en tu Yate†“imbarcalo
sulla tua naveâ€;
Se tale ricchezza riscontri nel pilota senza porto, imbarcalo
sulla tua nave, nella certezza che con esso ti troverai bene; con
esso puoi navigare e dividere con lui le gioie ed i rischi della
navigazione.
e) “y
considerale como Hermano†“e consideralo come
Fratelloâ€.
Questo pilota, che abbia questa sua ricchezza interiore, che
hai imbarcato sulla tua nave, puoi trattare come se fosse tuo
Fratello.
***
2.
La sintesi.
Tracciamo ora la sintesi di questo precetto nella speranza di
averlo interpretato esattamente.
A me sembra che l'Ottalogo, con questa Legge, regoli i
rapporti tra Fratelli della Costa e gli altri appassionati del
Mare.
Mi sembra che, fra questi uomini, la Legge privilegi “i
pilotiâ€; quegli uomini che, per svolgere attività simile a
quella dei Fratelli; per nutrire naturalmente i migliori sentimenti
nei rapporti con il mondo della nautica, siano i più affini al
carattere ed alle qualità di costoro.
Con questi uomini i Fratelli possono tenere relazioni per le
attività di comune interesse; collaborare per raggiungere
risultati utili per le cose, beni ed attività , che stanno loro
più a cuore; convivere in navigazione nella stessa nave; trattarli
e considerarli come se fossero Fratelli.
“Y considèrale como Hermano†“e
consideralo come Fratelloâ€.
La norma non dice: “fallo Fratelloâ€, ma solo
“consideralo†come tale.
L'Ottalogo infatti offre altre indicazioni per determinare
i requisiti che deve possedere un uomo per essere ammesso nella
Fratellanza della Costa; deve avere naturalmente quelle
qualità spirituali che scaturiscono dai suoi Principi.
La naturale predisposizione all'attenzione, alla
considerazione, all'obbedienza verso il Capitano, Capo Spirituale
o Fratello Maggiore; deve essere naturalmente un uomo pacifico,
sereno, distaccato, controllato; deve avere naturalmente la
predisposizione a trattare gli altri con signorilità ,
familiarità , amicizia; senza invidiarne le capacità e le
ricchezze; deve trattare tutti indistintamente con grande
solidarietà , interesse, spirito sportivo ed altruistico; senza
orgoglio ma con tanta modestia; senza essere verso gli altri
violento, ma pacifico, sereno, innocuo; dimostrando sempre ed in
ogni circostanza il suo grande amore per il Mare.
Queste qualità caratterizzano la ricchezza interiore
del Fratello ed esse occorre ricercare nel pilota e nell'uomo di
mare o appassionato del Mondo Marino perchè possa essere ammesso
tra noi.
***
3.
I Principi della Legge Sesta?
A
me sembra suggerire:
a) Il Principio di
Socialità , di Apertura, di reciproca Attenzione, di
Collaborazione tra la Fratellanza della Costa e le altre
associazioni che abbiano stesso oggetto ed identiche, simili
finalità ;
b) Il Principio di
Convivenza.
Buona, serena convivenza, tra il Fratello della Costa e gli
altri Uomini di mare non Fratelli che abbiano gli stessi sentimenti,
gli interessi del Fratello, produttrici di utili effetti per il Mare
e il suo mondo.
c)
Principio d'Interdipendenza.
La Fratellanza della Costa non è un mondo a sè, ermetico,
avulso dal resto del mondo, chiuso ad ogni relazione con le altre
associazioni, con gli altri uomini che vivono nel pianeta Mare.
Non è una comunione d'amore e d'amicizia che fa la
felicità , la gioia dei suoi componenti magicamente distaccati
dal resto del mondo e dove per affinità di sentimenti, per un
vivere insieme cordiale si preferisce chiudere ogni accesso al mondo
esterno dove pure si vive tutti, per dimenticare, in questo nostro,
gli affanni, i pericoli, che in quell'altro anche noi siamo
costretti a vivere, a convivere.
La Fratellanza non è un paradiso terrestre che ci siamo
creato per noi, fatto di mare, di barche, di vele, di navigazioni;
da vivere e da spartire con altri Fratelli e in cui vivere per conto
nostro in un egoistico, felice isolamento.
La Fratellanza non è questo o, se volete, non è solo
questo.
La Fratellanza della Costa vive nel mondo che la circonda,
convivendo in ogni litorale, in ogni porto, la realtÃ
naturale, sociale, culturale degli altri uomini; con questa
realtà di tutti i giorni e di tutte le circostanze Essa deve
fare i conti, convivere ed a volte scontrarsi, se tale esigenza lo
richiedono la Sua natura, i Suoi Ideali, i Suoi Scopi.
d) Il Principio di
Promozione, Collaborazione, Vigilanza, Controllo, delle vicende di
vita del Mare e dei suoi abitanti, utenti e componenti .
Fin dove pensate che possa l'Amore per il Mare spingerci ad
attivarci per Esso?
Al semplice godimento estetico delle Sue qualitÃ
cromatiche, della sua immensità , della sua quiete, della sua
forza, della sua ricchezza, della sua vita?
Al coinvolgimento emotivo denso di sensazioni, di sentimenti,
di impegni mentali, fisici, per viverci dentro, in superficie per
solcarlo dall'uno all'altro dei mari, da un litorale
all'altro, unità sperdute in tanta immensità seppure
distinte eppure tanto vicine?
All'impegno comune di vigilanza, difesa delle sue
qualità , perchè siano preservate dagli attacchi esterni tesi,
in nome di interessi particolari egoistici, ad impoverirlo, a
danneggiarlo nella sua salute, nella sua essenza vitale?
E se a tale tutela possa spingerci il nostro amore, verso
quali rotte, con quali intendimenti, con quali mezzi?
***
4.
Le applicazioni pratiche.
Esaminiamo adesso l'aspetto pratico della Legge.
I buoni rapporti personali portano con sè possibilitÃ
di collaborazione, tra il Fratello, la Tavola e il pilota; la, le
Tavole le associazioni, gli enti, gli organismi locali e nazionali,
in cui esse sono inserite ed operano, per svolgere insieme tutte
quelle attività tendenti al miglioramento delle condizioni del
Mare, del mondo marino; delle relazioni tra questi e gli uomini in
ogni aspetto: sportivo, diportistico, scientifico, ambientale.
Per me il Fratello della Costa è “il Corsaro†della
Storia, che si batte a sprezzo della sua incolumità , in
osservanza della Patente di Corsa conferitagli con il giuramento
dell'osservanza delle Leggi della Filibusta ed in nome della
Regina.
È l'uomo senza macchia e senza paura - rarissimo ai nostri
tempi - che vive per realizzare il suo Ideale d'Amore per il Mare
ed agisce coerentemente ed in conseguenza.
È un moderno Cavaliere del Tempio alla costante ricerca del
Santo Graal interiore e, riconquistatolo a se stesso e conosciutolo
nell'essenza e nella sostanza, si è impegnato a custodirlo e
difenderlo dagli attacchi del Male, in eterna vigilanza.
Animato da tali qualità , reso forte del suo interiore
convincimento, consapevole dei propositi che l'appartenenza alla
Fratellanza della Costa gli impone, formula piani per realizzare
attività nautiche. Elabora progetti coinvolgendo altri per
approfondirli, perfezionarli e poi realizzarli.
Partecipa della vita sociale in cui è inserito ed in cui
vive per estrinsecare il suo amore per il mare mediante quelle
attività che quale singolo od in gruppi ed associazioni siano
le più idonee a diferderlo ed a salvaguardarlo, secondo la sua
indole, le sue capacità , il suo carattere; ma anche, secondo
le circostanze contingenti, le manchevolezze che riscontra,
coinvolgenti il Mare, le attività umane a questo collegate in
tutti i loro aspetti.
Legge Settima
“No seas orgulloso ni violento; al serlo,
conseguiras que
tus Hermanos se alejen de ti y quedaras solo con tu
pesteâ€
“Non essere orgoglioso nè violento, altrimenti i tuoi
Fratelli ti abbandoneranno e resterai solo con la tua
pesteâ€.
1. L'interpretazione. L'analisi.
I termini di cui questa Legge si compone sono:
“No seas orgulloso ni violentoâ€; “Non
essere orgoglioso nè violentoâ€.
“al serlo, conseguiras que tus Hermanos se
alejen de tiâ€;
“altrimenti i tuoi Fratelli ti abbandonerannoâ€.
“y quedaras solo con tu pesteâ€; “e
resterai solo con la tua pesteâ€.
Esaminiamoli singolarmente.
“No seas orgulloso ni violentoâ€; “non
essere orgoglioso nè violentoâ€.
Il precetto regola:
a) l'atteggiamento interiore
del Fratello per risalire da esso alla sua personalità e
tratteggiarne il carattere e la natura, in armonia con le
qualità ideali che egli deve possedere.
“No seas orgullosoâ€: non riempirti
d'orgoglio; non dimostrare d'avere di te … grandissima stima;
non fare pesare sugli altri questa tua debolezza. Non menare di te
grande vanto come se tu fossi il migliore a sapere, a conoscere, a
dire, a fare.
Non essere, in questo comportamento, pesante verso i Fratelli
che ti ascoltano ed hanno la ventura di convivere con te nella
stessa Tavola o di imbattersi con te.
Evita di schiacciare gli altri sotto il peso delle tue
“insuperabili qualità †vere o presunte.
Il genio che tu sei rischia di non essere apprezzato perchè
non ha pari con cui confrontarsi; rischia di fare attorno a sè il
vuoto perchè gli altri sono e si sentono solo normali, con pregi e
difetti, con azioni compiute ed incompiute, indovinate e sbagliate e
la tua vantata perfezione ad essi è estranea, come estraneo resta
chi la sbandiera.
Nè miglior fortuna trovi con altri al pari di te orgogliosi,
perchè due stelle così brillanti di luce propria, per questo loro
preteso splendore, non s'incontrano mai, devono essere sole ed
uniche, lontane dalle altre, ognuna per sè.
Accantona l'idea d'essere orgoglioso e sìi invece
modesto, umile; sii prudente; cela i tuoi pregi, le tue
qualità perchè “esse sono tueâ€; perchè tali non sono
più se le publicizzi; se senti il bisogno di vantartene le
sminuisci, dimostri di non possederle affatto o solo in minima
parte.
Perchè devono essere gli altri a scoprire queste tue
qualità di uomo, di navigatore, di Fratello, di Corsaro ed
accorgersi che ce le hai; ed attribuirtele e per questo, nel loro
intimo, stimarti e comportarsi verso di te con familiarità ,
amicizia, stima, fiducia.
Sii leggero, etereo nella conversazione; parla per concetti e
dati oggettivi anche nel raccontare le tue esperienze, senza
indulgere ad alcun cenno personale da cui spicchino qualitÃ
che pensi di avere, meriti da attribuirti e che vuoi far conoscere
agli altri.
Sii riservato nei tuoi fatti personali; ma sii con misura
gioviale, amico simpatico ed allegro con i tuoi Fratelli perchè
loro si sentano con te a loro agio; possano parlare con te
tranquillamente e serenamente, senza essere costretti a misurare le
parole; costretti alla diffidenza come si rimane di fronte a persone
di cui non ci si fida, di cui si debba temere la falsità ,
l'ipocrisia, l'indifferenza, la estraneità .
Sii mite ed innocuo; mantieni il tuo comportamento entro i
limiti del Vero, del Giusto, del Bello.
Sii, del pari, creativo di buoni sentimenti d'amicizia, di
propositi di Fratellanza; di idee positive ed utili, per il bene
dell'Associazione, per la attuazione delle Sue finalità ed
Ideali.
Di esse, fanne partecipi gli altri Fratelli; scambia con essi
opinioni, perchè approfondite e rese perfette con l'apporto di
tutti, concordemente si possano realizzare.
“Ni violento†“non essere
violentoâ€.
Non è solo l'orgoglio che avvelena i rapporti tra
Fratelli, ma anche la violenza che l'uno manifesta verso l'altro
o gli altri.
Quale violenza?
Innanzi tutto il divieto è rivolto all'io, al
soggetto.
È da rimuovere ogni forma di violenza che ha causa nel
carattere, nell'indole, nella personalità del Fratello.
La violenza nasce, a mio modesto parere, come moto della
personalità del soggetto albergando nella sua indole, tra le
pieghe del suo carattere; associandosi alle sue sensazioni, alle sue
reazioni, per montare d'intensità ed espandersi in tutto
l'aspetto fisico, per coinvolgere l'animo, la mente, la
volontà e sfociare, incontrollata ed incontrollabile, in
manifestazioni di violenza nelle parole, nei gesti, nelle
espressioni, negli azioni e nei comportamenti.
Questa violenza, celata o palese, contenuta od esplosiva,
verbale o gestuale o, peggio ancora, malauguratamente aggressiva,
non ha nessun aggancio con la natura, l'indole, le qualitÃ
del Fratello della Costa. Non rientra nel suo quadro ideale.
L'Uomo ed il suo Mare.
Il Mare quale elemento liquido è per sua natura mutevole. Ha
densità , ha consistenza tali da consentire la
gallegiabilità di masse più leggere ed a queste di spostarsi
velocemente dentro, in superficie ed in planata su di esso.
Il Mare risente dell'influsso del vento, delle
perturbazioni atmosferiche che incidono sulla sua superficie. E quel
liquido che per ore, giorni è apparso immobile, piatto, sembra
animarsi e, dalle piccole increspature, passare ad onde sempre più
alte, fino ad essere enormi, frangenti rumorose, spumeggianti e
distruttive.
Ed i colori del Mare?
Del pari mutevoli, variano con il passare delle ore, in
relazione al tempo, ai colori del cielo, al percorso del sole, alla
sua densità e consistenza, alla vicinanza delle coste, ai
riflessi; a volte come specchio d'immagini perfette, a volte in
distorsione di immagini appena percepite in contrasto ed in
sovrapposizione di altre reali alcune quiete, serene, altre
perturbate, violente; ma indipendentemente da queste, a volte
gioiose, divertenti entusiasmanti, tal'altre drammatiche,
distruttive in una inesorabilità senza rimedio, senza
speranza.
L'uomo subisce l'influenza del Mare.
I mutamenti che Esso manifesta sono vissuti dall'uomo con
sensazioni, intuizioni, sentimenti positivi o negativi in relazione
al suo carattere, alle sue esperienze; alle capacitÃ
intellettive e tenuta psico-fisica, sue.
Si crea una relazione tra queste due entità in cui le
caratteristiche, le manifestazioni dell'uno influenzano o si
contrappongono o si bilanciano con la sensibilità , le
qualità , il coraggio, la bravura dell'altro.
Ogni esperienza di questa vita comune lascia nell'uomo un
segno nel fisico e nel carattere. Il superamento di difficoltose,
difficili esperienze di navigazione temprano il carattere
dell'uomo che affronta i problemi della vita con maggiore
fermezza, imperturbabilità .
La quiete, l'immensa distesa dell'uno trasmette
serenità gioia, sicurezza all'altro; la violenza del primo
tempra la resistenza, la volontà dell'altro; la rende ferma
in misura proporzionale alla bisogna per far fronte e superare la
situazione contingente, il pericolo. Sangue freddo, intuizione,
decisioni immediate e pronte azioni, sono tutte qualità che
l'uomo di mare trae da sè, sperimentandole, mettendosi alla
prova, manipolandole impiegandole e ricostruendole ad ogni
necessità , ad ogni occasione di intervento.
Ma non tutto è positivo nei rapporti tra l'uomo ed il suo
mare.
In ogni manifestazione esiste un equilibrio tra i due
opposti, la via di mezzo tra l'esatto e lo sbagliato, il corretto
e l'erroneo come l'andatura di bolina in linea con il letto del
vento, in costante e duraturo equilibio tra l'eccesso dell'orza
e della puggia che consentono il mantenimento della via nel miglior
rendimento.
Dall'esperienza con il proprio mare c'è chi trae
qualità individuali tendenti a sollevarne lo spirito in una
visione elevata della vita sempre più chiara e consapevole.
C'è chi si lascia trascinare verso il basso, assimilando
nel proprio aspetto fisico la mutevolezza, la violenza, la
pericolosità del mare; assestandosi verso
l'instabilità del carattere, l'incontrollabilitÃ
delle passioni, la violenza degli atti.
L'esperienza propria in mare è vissuta drammaticamente
lasciando nel carattere, nella personalità i segni opposti
della cieca violenza fino al totale annientamento del sè e della
vita.
Il Compilatore dell'Ottalogo e di questa norma in commento,
da buon navigante e conoscitore dell'animo umano, ha voluto
mettere un limite fermo al comportamento del Fratello imponendogli
la non violenza in ogni momento, in ogni aspetto, in ogni
circostanza.
b) “Non essere orgoglioso nè
violento!â€. Non manifestare mai con parole, espressioni; nei modi,
negli atti, nei comportamenti, pensieri, propositi orgogliosi o
violenti.
Reprimi in te ogni gesto di superiorità , ogni moto
d'ira sul nascere perchè essi non pesino sui tuoi Fratelli, non
li mettino in imbarazzo od a disagio; non provochino in loro
reazioni contrarie allo Spirito ed al carattere della Fratellanza
della Costa..
La nostra Unione Fraterna non è effetto di necessità ,
di consanguineità ; non è obbligata da utilità , da
interessi materiali, sociali, comuni.
La nostra Fratellanza esiste perchè comune tra i Fratelli
sono sentimenti positivi, espressione della nobiltà d'animo,
dell'amore di uomini verso il Mare; d'ammirazione verso la
Natura; di fiducia e sicurezza verso la barca che ci consente di
vivere intensamente questi rapporti; d'amicizia, rispetto, verso
altri uomini ai quali ci si sente simili, per dimostrare d'avere
le stesse qualità , di vivere gli stessi sentimenti.
“Al serlo, conseguiras queâ€
“altrimentiâ€
Se tante qualità positive a qualche Fratello non sono
comuni o non sono da costui condivise; se sono turbate dalla natura
orgogliosa o violenta di qualcuno tra noi, allora è necessaria da
parte degli altri Fratelli, una giusta reazione.
L'equilibrio che tiene insieme legati i Fratelli si è
rotto; la catena che li tiene uniti si è logorata
irrimediabilmente; le comuni idee, i comuni sentimenti d'amore e
d'amicizia sono dimenticati e perduti per sempre; vengono a
mancare i presupposti etici, le comuni qualità di rispetto, di
stima che, questi uomini, rende pari gli uni agli altri; essi non si
rispecchiano più in tutti e lo splendore prima presupposto o
ritenuto in qualcuno di noi, ha lasciato il posto
all'opacità della sua personalità , al buio nero di
un'anima ormai perduta.
“tus Hermanos se alejen de tiâ€; “i
tuoi Fratelli ti abbandonerannoâ€.
È meglio lasciar crogiolare questo uomo orgoglioso e
violento sotto la furia delle sue stesse fiamme divoratrici ed
attendere pazientemente , ottimisticamente che si trasformi in
Fratello.
E, se proprio è refrattario ad ogni benevolo Principio, non
resta che abbandonarlo al suo destino.
Abbandonarlo in un'isola deserta, perchè abbia tempo tutta
la vita per meditare sul suo carattere e sulla sua indole asociali
ed emendarsi.
Se tanti buoni sentimenti sono, per disgrazia, estranei alla
totalità dei fratelli di una Tavola tanto che non ce ne sia da
salvarne nessuno, non resta da fare altro che affondarla o lasciare
che essa, priva delle insegne e della Bandiera della Fratellanza,
navighi solitaria e senza assistenza alla deriva verso il suo
destino nefasto e metterne in cantiere un'altra da costruire in
modo da soddisfare i veri sentimenti della Fratellanza della
Costa.
“y quedaras solo con tu pesteâ€; “e
resterai solo con la tua pesteâ€.
L'orgoglio e la violenza sono per l'uomo nella
società civile, e segnatamente per un Fratello imbarcato in
una Tavola, malattie gravi, perniciose e contagiose: per questo chi
ne è affetto, deve essere abbandonato.
Un atteggiamento tollerante, debole di mal intesa
fratellanza, rischia di infettare tutta la Tavola ed i sintomi
negativi della peste dell'uno si trasmettono subdolamente su un
altro e poi su un altro ancora dei Fratelli ed in men che non si
dica, tutti i componenti della Tavola ne sono affetti, finchè la
Tavola non più governata e governabile non navighi in preda al caos
per fare scempio di sè.
***
2.
La sintesi.
Se quanto abbiamo fin qui ragionato, può essere da Voi
condiviso, spingiamoci in una sintesi della Legge Settima.
Il divieto contenuto in questa Legge contribuisce a
tratteggiare i requisiti naturali e spirituali che deve possedere il
Fratello; caratterizzano i contenuti della Associazione.
La esclusione dall'ambito di Essa degli uomini orgogliosi e
violenti. è un ulteriore elemento di specificazione del tipo
d'uomo che costituisce il Corsaro della moderna Fratellanza della
Costa.
Quest'Uomo, l'Ottalogo caratterizza in ogni sua parte
dell'aspetto spirituale, mettendo in secondo piano quello fisico,
ragguagliato in qualità e tenuta all'esigenze della Sua
navigazione.
La prevalenza, in questa raffigurazione del Fratello Ideale,
l'Ottalogo la dà alle sue qualità spirituali
ricercando in Esso l'equilibrio tra le sue componenti fisiche,
mentali, spirituali, senza eccedere ed indulgere in sentimenti ed
atti negativi di ostilità ; ricercando in Esso la
maturità del carattere, il distacco dagli interessi personali,
la visione altruistica della vita e di servizio verso chi ne ha
bisogno, nelle relazioni sociali, nei rapporti con i Fratelli e con
gli altri naviganti ad Esso vicini, sì da manifestare a tutti, in
ogni circostanza, amore, amicizia, buona ospitalità ,
solidarietà .
Ma tutto questo considerato, mi sembra troppo poco per dare
l'Idea del contenuto Spirituale, dei Valori Etici che sono a
fondamento dell'Ottalogo della Fratellanza della Costa.
Su quest'argomento si impone un ulteriore approfondimento,
per quello che mi sia possibile fare, nella speranza di avvicinarmi
in qualche modo, anche per contrapposizione, alla Verità che
si cela oltre le sue parole, le sue espressioni, i suoi
precetti.
***
3.
I Principi della Legge Settima.
Nel mondo ideale tratteggiato dal precetto contenuto in
questa Legge Settima. Quali Principi ne possiamo trarre? O quali
altri ne siano confermati, rafforzati nei loro contenuti?
a) Il Principio
della Ricerca della Maturità , della Saggezza dell'uomo.
A me sembra che risultino meglio specificate le qualitÃ
del Fratello della Costa: quella della maturità dell'uomo;
di consapevolezza dei propri pregi e dei propri difetti nello
impegno di coltivare i primi e controllare i secondi; di
verità verso se stesso e verso gli altri sì da conoscere e
riconoscere i propri limiti e le proprie possibilità ; di
vivere esclusivamente in base alla capacità reali di ciascuno,
senza false illusioni, in perfetta aderenza con sè stessi, in
modestia e semplicità .
b) Il Principio della
Non Violenza. Della pace interiore
Non violenza verso i Fratelli e gli altri uomini.
Della Pace interiore come mezzo per sviluppare le relazioni
tra gli uomini, con tutti i corollari che, a tanto Ideale, fanno da
complemento e di ampia manifestazione.
La disponibilità alla collaborazione; lo spirito di
servizio; la solidarietà , il volontariato, in ogni aspetto
della vita come uomo solo o come inserito in società naturali
e civili; nei rapporti con la natura come vissuti nel pianeta Terra,
con tutto ciò ch'è in esso di esistente quale Sua perenne
manifestazione.
***
4.
Le applicazioni pratiche.
Esaminiamo adesso l'aspetto pratico e facciamo ipotesi
concrete.
Come ci si comporta con un fratello orgoglioso o
violento?
L'Ottalogo è in proposito chiaro e lapidario: che sia
abbandonato per essere lasciato solo con la sua peste!
Nessuna debolezza, nessuna pietà , nessun falso od
erroneo sentimento di Fratellanza, falso od erroneo sentimento di
tolleranza, ma un fendente netto: la malerba deve essere tagliata,
il tumore asportato, se no può infettare la Tavola e da questa può
propagarsi alle Tavole vicine, senza più possibilità di
controllo, con il rischio di tutto appestare, tutto degradare al
livello umano più basso.
Come l'acqua, accumulata inavvertitamente in sentina,
rischia di appesantire la barca e rallentarne i riflessi e la
manovrabilità ; rende la sua navigazione pesante, difficile e
rischiosa; toglie ad essa agilità , velocità , efficienza;
rischia di deteriorarsi e deteriorare il resto del carico e delle
provviste.
Come l'acqua di sentina impone al navigante la
necessità di disfarsene, per ripulire e ripristinare il tutto
in modo che ne sia eliminata ogni concausa ed ogni effetto negativo
alla vita di bordo ed alla felice navigazione, così l'uomo
orgoglioso e violento deve essere isolato, messo in condizione di
non rendere la vita della Tavola difficile. In condizione di non
influire negativamente sulla serenità e spensieratezza dei
Fratelli; di offuscarne la limpidezza e la luminosità dei
rapporti e della reciproca convivenza. E se proprio l'amorevole
rimprovero, il necessario isolamento non lo corregge ma anzi ne
accentua le negative manifestazioni, si profila la necessitÃ
di abbandonarlo, per riconquistare la serenità e la gioia
perdute, a tutta la Tavola.
Legge Ottava
“El amor al Mar debe ser el culto de tus
dias; haz
sacrificios a El observando estas Leyesâ€.
“L'Amore per il Mare deve essere il motivo della tua
vita;
Sacrificala a tale culto osservando queste Leggiâ€.
1.
L'interpretazione. L'analisi.
L'espressione che occorre interpretare per comprendere
l'intera portata di questo precetto è: “el culto
de tus diasâ€, che nella versione italiana è tradotto con
“il motivo della tua vitaâ€.
“El culto de tus dias†a me pare che
dia l'immagine di una pratica diuturna ed ininterrotta.
Secondo me l'espressione è più impegnativa della sua
traduzione italiana “il motivo della tua vita†che è pure
imponente come dovere morale e materiale.
Il testo originale sembra a me più rafforzativo perchè non
vuole lasciare spazio a distrazioni, debolezze, acquetamenti,
rinunzie.
Sembra dire: “nulla die sine lineaâ€! non lasciare che
trascorra un giorno senza che tu abbia manifestato con il pensiero,
la parola, l'azione, il tuo amore per il Mare.
“El culto†poi richiama alla mente
l'idea della credenza religiosa verso l'Essere Soprannaturale da
cui noi tutti discendiamo, dipendiamo, nel cui Amore tutti ci
ricongiungiamo.
Qui, per noi, l'oggetto del culto non è il mare nel suo
aspetto fisico, che tale non potrebbe mai essere, ma è
“l'Amore†per esso.
L'Amore quale essenza dell'esistenza stessa dell'uomo;
quale manifestazione delle sue stesse qualità spirituali;
quale “riflesso†individuale, personale dell'Amore Universale
che tutto crea ed ha creato; che tutto contiene e tutto muove,
secondo regole rispecchianti sicuramente un Piano che ci è
sconosciuto ma di cui siamo parte e strumenti inconsapevoli.
La pratica diuturna di questo culto d'Amore trae causa in
noi stessi, nella nostra natura, nella nostra indole non solo di
uomini, ma di Fratelli della Costa.
Quegli uomini cioè che hanno la loro essenza animica e di
conseguenza la loro natura manifesta in armonia con la prima,
orientata e focalizzata sul raggio dell'energia cosmica che li
predispone a pensare, per indursi ad operare, in armonia con Esso
Amore verso questo Elemento della Creazione, nei Suoi molteplici
aspetti naturali che ne sono espressione.
Questo el amor al Mar “debe serâ€, deve essere el culto de tus
dias! “deve essereâ€: il comando è rivolto al Fratello come un
imperativo che non ammette distrazioni, allentamenti, pause,
rinunzie.
Cosa deve essere manifestazione diuturna di quest'Amore del
Fratello per il Mare?
La mia modesta, timida risposta è: qualunque manifestazione
di quest'Amore! Dalla più semplice ed innocua, quale quella
semplicemente contemplativa; in qualunque modo conoscitiva,
raffigurativa, descrittiva; a quella di convivenza contigua; di
partecipazione alla vita; di interessamento, d'azione per la sua
salvaguardia e tutela.
“Haz sacrificios a EL observando estas
Leyesâ€.
“la tua vita sacrificala a tale Culto osservando queste
Leggiâ€.
Il comando è: a El, a tale Culto e quindi “alla pratica
diuturna di manifestare il tuo amore per il mare, sacrifica la tua
vitaâ€.
Sacrificare la propria vita è: dedicarsi ad uno scopo nella
vita, profondendo in esso ogni impegno, ad esclusione o in
prevalenza rispetto a tutti gli altri, per tutta la durata della tua
vita.
Per noi Corsari questo comando si traduce in un impegno,
assunto con giuramento solenne, profferito in una cerimonia vibrante
qual'è quella dell'investitura, d'amore del Mare.
D'amare il Mare tus dias.
Come amarlo?
“observando estas Leyesâ€!
Il precetto è questo:
“Osserva queste Leggi e sarai Fratello della Costa.
Praticale sempre, ogni giorno della tua vita; falle tue in modo che
di Esse tu ne resti impregnato; finchè il loro sapore, i loro
colori, il loro odore non siano penetrati a fondo nella tua intima
essenza; di Esse non ne sia pervasa l'anima tua, talchè ad esse
impronti la tua vita d'uomo di mare e di terra applicandole
spontaneamente, naturalmente nei tuoi rapporti con il Mare e con gli
altri uomini, perchè tu stesso ne esca trasformato, migliorato in
buon senso, in saggezza, in una più elevata visione della vita, una
più consapevole partecipazione ai doveri morali dell'uomo verso
se stesso, verso la Natura e verso l'Umanità .
E da questa osservanza ricavi le regole del tuo coerente
vivere civile sì da essere in pace con la propria coscienza; essere
notato ed apprezzato dagli altri uomini; così da costituire per
essi esempio di rettitudine, di bontà , di serietà , di
saggezza.
Da costituire un punto sicuro di riferimento con cui
confrontarsi lealmente, con cui operare in piena armonia per il bene
della Natura qual'Essa è stata creata e
dell'Umanità â€.
***
2.
La sintesi.
Le leggi dell'Ottalogo quindi non sono solo regole di
condotta associativa, perchè, incidendo profondamente nell'animo
dell'uomo, lo trasformano facendone un Corsaro.
Il valoroso Condottiero che, all'insegna della Bandiera
della Fratellanza della Costa, fedele ad un giuramento, coerente con
le sue scelte di vita di uomo di mare, si batta disinteressatamente
per Amore del Mare, per difenderne l'integrità , la salute,
finchè forza, volontà , ingegno abbia in corpo.
***
3.
I Principi della Legge Ottava.
“L'Amore per il mare deve essere il motivo della tua
vita; Sacrificala a tale culto osservando queste Leggiâ€.
Ora tutto è più chiaro ai nostri occhi; tutto meglio si
definisce e si completa.
L'Amore è l'Elemento Essenziale, il Principio
fondamentale dell'Associazione dei Fratelli della Costa.
Essa vive e si sviluppa all'insegna di questo
Sentimento.
Esso nasce con l'uomo; si manifesta in questo rapporto di
unione esistenziale con il Mare; si espande, per uscire dai confini
personali, per coinvolgere, altri uomini che per loro natura e per
loro scelta già vivono di Esso. Raggruppa così uomini affini fra
loro, per operare in attività pratiche comuni, per condividere
la stessa vita, sensazioni, sentimenti, tutti collegati al Mare.
Li unisce e li affratella per creare fra tutti amicizia
sincera, rispetto ed attenzione reciproci, lealtà nei loro
rapporti, nelle attività tutte finalizzate a rendere manifesto
esso Amore per il Mare. Questi sentimenti, queste attività ,
questo vivere comune; questo convivere per anni, per un'intera
vita nella stessa Tavola in comune navigazione, gli uni accanto,
gomito a gomito, con gli altri, sono fatti tutti che creano sempre
nuove esperienze comuni, ricordi di vita comune; che favoriscono lo
sbocciare di un sentimento d'amicizia perpetua che s'insinua nel
loro animo fino a diventare patrimonio indelebile di questa loro
felice esistenza.
Sono conquiste personali del Fratello della Costa perchè lui
se le è create in sè e per sè; perchè della loro bellezza egli
solo può nutrirsi e vivere in pace con sè stesso, in armonia con
gli altri; nei suoi occhi l'immagine della conquistata
serenità interiore; in essi, il colore del suo Mare, il
riflesso delle sue vele e della sua barca; nelle sue azioni
l'impronta dell'Amore Universale che gli fa trascendere questo
mondo, questa sua esperienza terrena, per trascinarlo in altre
realtà , altre navigazioni lungo altre rotte alla ricerca
dell'Oceano dell'Eternità .
Tutto questo, per noi Fratelli, non costituisce un onere; non
è un sacrificio. E' con gioia interiore che ci
si appresta ogni volta a ripetere gli stessi gesti, gli stessi atti
di navigazione, ciascuno di noi in tutti i mari del mondo, in un
rito comune fatto di manovre, di sensazioni, di sentimenti che
trascendono in prospettiva, nel ricordo i fatti contingenti, per
assurgere a componente essenziale del carattere dell'io, delle
qualità del Sè trasformato da una visione, da un'idea tutta
nuova di questa nostra esistenza ora illuminata dalla vera Forza che
muove tutte le cose: la forza dell'Amore Perenne, dell'Amore
Universale.
***
L'Amore tra i Fratelli
Adesso trasferiamo il contenuto di questa Legge su noi
stessi, a livello personale; dal dato oggettivo al soggettivo, per
analizzare quali siano i nostri doveri .
Abbiamo concluso la nostra indagine sui contenuti
dell'Ottalogo pervenendo a questo risultato: L'Amore è
l'Elemento primo, il Principio fondamentale dell'Associazione
dei Fratelli della Costa.
Dobbiamo pertanto dedurne che l'Amore è l'elemento
comune tra noi ed il Mare; tra noi, Fratelli.
Conseguentemente, tra noi e gli altri. Tra noi e tutto il
resto del mondo.
Tra noi Fratelli.
Esaminiamo questo aspetto: l'amore, l'amicizia sincera
tra noi, l'affetto fraterno.
L'Ottalogo ci dà tutte le indicazioni; quando
affronta comportamenti negativi, ci dà ordini precisi e ci
minaccia sanzioni, abbandoni e sbarchi. Ci
offre un modello da seguire per costruirci una rotta precisa, che
abbia una meta, attraverso gli ordini del Capitano quale Padre
Spirituale.
Costruisce attorno alla nostra persona il modello di
Fratello, completo come la nostra divisa, con l'insegna indelebile
della Fratellanza.
Indossandola, tutti gli altri ci riconoscono come Fratelli
della Costa e ci attribuiscono caratteri e qualità , meriti e
demeriti, che la loro immaginazione, la loro esperienza nei rapporti
interpersonali, loro suggerisce.
Indossandola noi ci confermiano Fratelli della Costa, ne
assumiamo la natura, il ruolo, i destini.
Ma come facciamo, cosa dobbiamo fare, Chi ci insegna ad
amarci come fratelli, ad amarci come amiamo il nostro mare?
Chi ci libera da quel che ordinariamente siamo, per sgombrare
la nostra personalità dalle incrostazioni egoistiche ed
orientarci, predisponendoci interiormente, all'amore per gli
altri?
È pazzia, è illusione o è una possibile realtà ?
Davvero il nostro amore per il Mare, l'amore per la nostra
vita di uomini di mare quali diportisti, sportivi; il nostro amore
per l'avventura in mare in barca, ad armeggiare con il timone, le
manovre, le vele, le onde, è tale da compiere il miracolo di farci
accantonare la parte egoistica di noi, mettere da parte i nostri
interessi separativi, per consentire il libero accesso, nel nostro
animo, di un sentimento d'amicizia verso altri uomini?
È mai possibile che un tale miracolo accada sol perchè
abbiamo con costoro una comune passione, un comune sentimento
d'amore, insiti nella relazione tra ciascuno di noi ed il
desiderio nostro di praticare gli sport nautici e la necessitÃ
che questo avvenga sull'elemento liquido chiamato Mare?
Davvero la nostra pretesa, la nostra illusione di sentirci
Corsari, attribuendo così a noi le migliori loro qualità ; i
nobili ideali di Patria, di fedeltà alla Regina al Re, che
loro noi abbiamo attribuito per via delle loro patenti di corsari.
Assegnando loro il ruolo non solo egoistico di depredare ed
uccidere, ma anche lo scopo ideale, altruistico, realizzato a
rischio della loro vita, di difesa della Patria contro il nemico.
Assumendo su di sè ogni onere, ogni rischio senza copertura alcuna,
senza difesa alcuna se non la loro, pochi contro tutti gli altri
organizzati militarmente in flotte ben equipaggiate,
disciplinarmente strutturate, professionalmente gestite. Davvero
questi nostri pensieri, questi nostri convincimenti, possono operare
in noi questo miracolo?
Dobbiamo davvero credere che vi possa essere in tutto questo
nostro pensare, una Forza che ci spinga a trasformare il nostro
essere, da come ci siamo costruiti per prepararci ad affrontare i
problemi della vita; per raggiungere gli scopi prefissatici per
soddisfare la nostra personalità . Una forza che ci spinga a
trasformarci nella nostra intima consistenza, sì da ospitare,
nutrire, riconoscere questo nuovo sentimento d'amore?
Consentire che questo sentimento sia presente in noi,
condizioni le nostre scelte, ci predisponga e ci inviti ad un
comportamento che non sia il normale naturale egoistico
tornaconto?
Che non sia la passione per un comune interesse che ci porti
reciproca ricchezza economica; per un rapporto che soddisfi
reciprocamente i nostri sensi; che appaghi le nostre sensazioni o la
nostra personalità . Ma che sia manifestazione d'amore verso
altri uomini diverso da questi, perchè concepito tra sentimenti
d'altra natura, questa volta puri e nobili come solo l'animo
umano riesce a formulare ed a nutrire?
Esempi della natura di quest'Amore tutti noi ne abbiamo
studiato ed avuto conoscenza perchè Esso accompagna da sempre la
crescita dell'Umanità ; perchè è stato già formulato,
riconosciuto, esposto e praticato in mille modi.
E' l'amore platonico; è l'amore del “dolce stil
novoâ€; l'amore tra i Cavalieri della Tavola Rotonda; tra i
Cavalieri del Tempio; tra i Crociati in Terra Santa; tra i
Moschettieri del Re; tra i Vichinghi, i Greci votati a conquistare
altri litorali; di Ulisse, di Enea, di Cristoforo Colombo e degli
altri Navigatori, per avventurarsi a scoprire nuove terre.
È l'amore verso il prossimo, verso chi soffre, verso gli
indifesi, i bisognosi, che spinge l'uomo ad adoperarsi in difesa
dei più deboli per aiutarli a vivere, a riprendersi, per offrire
loro una mano di sostegno, di solidarietà , d'aiuto.
È l'amore verso questo mare che tutti sfruttano e nessuno
aiuta; che tutti saccheggiano, distruggono, senza che ci sia
qualcuno che preservi, ricostruisca; questo Mare che non lamenta le
proprie ferite, benché per esse rischia di impoverirsi, di
ammalarsi, per morire.
L'Amore della Fratellanza della Costa si richiama a questi
concetti d'amore; si compone di queste stesse qualità umane
per assumere in concreto i caratteri che, in queste pagine, ci siamo
sforzati di chiarire a noi stessi, bene o male che sia; nella
speranza che Chi ci legge ne tragga motivo di più attenta
riflessione e migliore e più lucida elaborazione.
Perchè questo miracolo d'amore avvenga, non è sufficiente
la sola appartenenza alla Fratellanza della Costa.
Occorre il convincimento profondo delle veritÃ
contenute nello Ottalogo; l'applicazione sincera ed onesta di
Esso; occorre che ci sia una nostra naturale, spirituale
predisposizione.
L'uomo egoista, egocentrico, legato strettamente al suo
personale tornaconto, reso greve dal desiderio di affermare se
stesso con qualunque mezzo, avrà difficoltà a concepire,
a capire, a praticare, con convincimento, onestamente e sinceramente
l'Amore del Fratello della Costa.
Uomini di questa natura possono esservi tra noi e di questa
presenza dobbiamo prendere atto come un fatto naturale e
necessario.
Ma questo stato di cose non deve scoraggiare nessuno, perchè
nessuno di noi è perfetto; perchè ciascuno di noi viene da
lontano; siamo sconosciuti a noi stessi; non sappiamo quale saranno
le nostre scelte, le nostre rotte, le nostre mutazioni; quale
destino incombe sulle nostre anime.
Allora dobbiamo ritenere che la conquista di questo Amore è
per noi Fratelli della Costa, un fatto personale.
Entriamo in Fratellanza ed in essa ognuno di noi inizia la
navigazione con una partenza diversa; si muove in base ad handicap
diversi, ma senza abbuoni e senza un rating che metta alla pari gli
uni con gli altri.
Segue la sua rotta, incrociando la propria con quella di
altri Fratelli; affiancandosi ad alcuni si da seguire spontaneamente
una meta comune; distanziandosi da altri che hanno diverse
qualità e caratteristiche di velocità , di bravura, di
maestria. Allontanandosi da altri con i quali non esistono
affinità , intese degne di essere incoraggiate, coltivate,
sviluppate. Ma con tutti dialogando, partecipando, intervenendo,
solidarizzando, perchè ognuno possa uscire dalle proprie secche;
allontanarsi dal mal tempo; entrare felicemente in porto.
A tutti indistintamente ci è data l'occasione di aprire
l'animo all'amore fraterno, alla giusta e retta comprensione
dell'Ottalogo, alla capacità di intuirne i Principi, gli
Ideali, per comportarci da Fratelli con maggiore consapevolezza e
comprensione.
L'Amore Fraterno è quindi una nostra conquista personale,
ricercata da ciascuno di noi con attenzione, voluta con
determinazione; praticata in conseguenza, finchè non faccia parte
del nostro mondo interiore, della nostra vita di ogni giorno;
finchè non sia manifestata in idee, comportamenti, piani.
Sgombriamo quindi l'animo dai pensieri egoistici; dalle
sensazioni, dai sentimenti che condizionano negativamente i nostri
comportamenti; ripuliamolo da questi sentimenti negativi che ci
separano dagli altri, con un ben colpo di spugna; rendiamolo
semplice nella formulazione dei pensieri, sincero verso noi stessi,
onesto nei nostri intendimenti; illuminiamolo con questa timida,
tenue luce d'amore e dedichiamo a questa Luce tutta la nostra
attenzione, perchè prenda forza e vigore, finchè si trasformi in
faro su cui puntare i nostri occhi; su cui portare la rotta della
nostra vita, perchè ci indirizzi verso nuovi, più ampi orizzonti,
verso mete più alte ed appaghi la nostra sete di conoscenza, di
saggezza e d'amore.
***
4.
Le applicazioni pratiche. L'investitura.
Se il fine della Fratellanza è l'amore per il Mare in
tutte le possibili, lecite attività pratiche, il mezzo per
appartenervi è l'esserne investiti in
cerimonia solenne.
La nostra Investitura.
È essa il fulcro su cui si muove e ruota l'elemento
personale della Fratellanza della Costa.
È il punto d'arrivo dell'Aspirante e quello di partenza
del Corsaro.
Per il primo sancisce il suo ingresso all'Associazione; per
il secondo il suo diritto a fregiarsi del titolo di Fratello della
Costa; ad issare sul pennone più alto della nave su cui naviga la
propria insegna; ad essere accolto dagli altri Corsari da Fratello;
ad agire, ad operare nel rispetto e nell'osservanza
dell'Ottalogo e dei Principi cui si ispira la moderna Fratellanza
della Costa.
All'Investitura gli Aspiranti non arrivano spreparati
perchè hanno frequentato la Tavola di appartenenza da almeno due
anni, partecipando agli Zafarranchos organizzati sulla terra ferma,
nei covi dei Fratelli od in mare in navigazione ed
all'ormeggio.
La vita di una Tavola corsara non è fatta solo di bevute del
tradizionale rhum, scandite dal golpe de cagnon battuto dai
Fratelli; della partecipazione alle uscite in mare, individuali o
collettive, lungo qualunque rotta, in crociera o in regata; non è
fatta solo di studi, approfondimenti, conversazioni su vari aspetti
della navigazione, sulle tecniche ed esperienze del governo ed
utilizzo della barca nelle molte attività marinare; o su
quanto possa formare, in relazione al Mare, oggetto di
attività nautiche, amministrative o legislative.
La vita di Tavola si dispiega e si sviluppa sulla base di una
salda e sincera amicizia tra uomini, legati dal comune amore verso
il Mare; da una comune visione del ruolo che questo Elemento vitale
svolge a favore dell'Umanità ; da una comune esperienza
vissuta in mare e soprattutto, dal rapporto di fratellanza
scaturente dalla adesione completa ai contenuti dell'Ottalogo.
In questa nuova atmosfera, così diversa da quella che si
vive tra persone che si trovano insieme, in banchina con le barche
all'ormeggio o per la appartenenza ad un club nautico,
l'Aspirante, coinvolto emotivamente e spiritualmente, comincia a
conoscere e capire cosa leghi, cosa animi queste persone
all'apparenza simili a tutti gli altri naviganti; nella sostanza
impegnati a conseguire uno scopo comune: vivere ed applicare Regole
di buona umanità , di corretta condotta verso gli altri uomini
di mare, verso il Mare.
La reciproca comprensione e l'evidente apprezzamento dei
superiori Principi, sfociano nella comune attenzione e nella
disponibilità a prendere in esame l'imbarco dell'Aspirante
nella Tavola. Così, decorso il biennio, i Fratelli di Tavola si
riuniscono e all'unanimità ne decidono l'ammissione per
presentarlo al Consiglio Grande e Generale, che delibererà , se
non vi siano opposizioni, sul suo definitivo arruolamento.
La delibera è l'epilogo di un procedimento che inizia con
la presentazione ai membri del C.G. e G.
dell'Aspirante da parte del Luogotenente della Tavola o di
un suo padrino, che ne magnificherà le qualità di buon
marinaio e buon Aspirante; prosegue con l'intervento di un
componente il C.G. e G. in
funzione di “avvocato del diavoloâ€, che ne metterà in
evidenza una qualche manchevolezza per porre il Consiglio in
condizione di decidere con la necessaria prudenza.
Perchè detta ammissione sia perfetta ed efficace, occorre
procedere alla investitura del novello corsaro.
Questa avviene nel corso di un'apposita cerimonia solenne,
suggestiva e densa di significati simbolici.
Data la sua importanza, altre Fratellanze della Costa vi
procedono alla presenza dei soli Fratelli ed in convento
riservato.
In Italia, poichè essa è anche occasione di gioia per tutti
gli interessati, è tradizione che si celebri in Zafarrancho
nazionale, alla presenza dei parenti dell'arruolando oltre che dei
Fratelli, delle loro Schiave e dei Maggiorenti della
Fratellanza.
Gli elementi essenziali sono:
-
la “sciabola d'arrembaggioâ€, forgiata in puro acciaio, con
incisi i simboli della Fratellanza della Costa. In Italia ne è
esempio la sciabola della Tavola di Siracusa forgiata all'incudine
da mastro Pino.
- L'Ottalogo da recitare nella sua lingua originale ed in
quella italiana;
- Gli officianti:
il Gran Maestro della Fratellanza Italiana (in sostituzione
del Luogotenente);
Lo Scrivano Maggiore (nelle vesti del Contromaestro);
L'Armero Major (in sostituzione del Tenente).
Le
fasi della cerimonia.
Lo Scrivano Maggiore invita tutti gli astanti a fare silenzio
ed a partecipare con il necessario raccoglimento all'evento
solenne che sta per compiersi; quindi presenta gli aspiranti (che
sono stati già predisposti dai rispettivi padrini o madrine
con la benda nera che copre l'occhio sinistro), chiamandoli con il
loro cognome e per Tavola di appartenenza: costoro confluiscono al
centro della sala ove si svolgerà la cerimonia.
Dice il Gran Maestro: “Andiamo ad investire i nuovi Fratelli della
Costa. Scrivano Maggiore, portate gli aspirantiâ€.
Lo S.M.: “Vi presento gli Aspiranti che hanno
meritato di entrare nella nostra Fratellanzaâ€.
Di fronte agli aspiranti è il Gran Maestro, assistito
dall'Armero Major che custodisce la “sciabola d'arrembaggioâ€
con la quale si procederà alle investiture; il G.M. ha in mano
la pergamena su cui è vergato l'Ottalogo in lingua spagnola. Alla
destra del Gran Maestro, è lo Scrivano Maggiore con in mano la
pergamena dello Ottalogo in italiano.
Nella penombra ed al discreto suono del coro del Nabucco, si
compiono gli atti della cerimonia:
Il Gran Maestro, rivolto agli Aspiranti: “Applaudite, in questo modo dimostrate il
vostro ingaggio volontario nella fraterna Nave della
Costaâ€.
Lo S.M. fa eseguire l'applauso.
“Togliete la bendaâ€. (I padrini, le madrine
eseguono).
Il
G.M.: “Da questo momento siate Fratelli coscienti
dei vostri atti e tendiate ad una perfetta visione
dell'orizzonteâ€.
Lo S.M. invita ogni aspirante ad inginocchiarsi sul ginocchio
destro ed il padrino/madrina a porsi alle sue spalle.
Agli Aspiranti inginocchiati, Il G.M.: “Mettete
la mano destra sopra la patente originaria e la sinistra sopra
l'omero destroâ€.
Il Gran Maestro recita una per una le Leggi dell'Ottalogo
in spagnolo e lo Scrivano Maggiore gli fa eco ripetendole in
italiano.
A lettura completata il Gran Maestro invita gli aspiranti a
promettere fedeltà all'Ottalogo e rispetto delle delibere
legittimamente assunte dagli organi della Fratellanza della
Costa.
Quindi gli stessi prestano solenne promessa.
Mentre la sala si illumina completamente, le note del Nabucco
assumono il volume della solennità .
L'Armero Major, sguainata la sciabola d'arrembaggio, con
essa, procede all'investitura di ciascun fratello imponendola
nell'ordine sulla spalla sinistra, sulla destra e sulla testa.
Nel mio biennio di G.C., procedendo personalmente alle
investitura dichiaravo: “ti nomino, ti costituisco, ti creo, Fratello
della Costaâ€.
Poi invitandolo ad alzarsi, dicevo: “Tu sei
mio fratelloâ€.
Proseguendo lo S.M., consegna a ciascuno di essi la personale
“patente di corsaâ€, il “banderin negro†con il numero di
“bitacoraâ€.
Una calda stretta di mano ed un rude abbraccio sugellano
l'avvenuto imbarco.
Il G.M.: “Un nuovo Fratello della Costa entra a far
parte dell'Associazioneâ€!
Flash, trambusto trasformano quella sala prima silenziosa ed
attenta in una festa goliardica in cui i neo ammessi, ancora confusi
ed emozionati, cedono all'arrembaggio dei Fratelli, delle Schiave,
degli amici e parenti che se li contendono in abbracci,
congratulazioni e gesti affettuosi.
Man mano i festeggiati si disperdono nella grande sala; i
clamori si attenuano e la gioia, l'allegria riprendono il tono
composto di sempre.
Tutti si è consci che un grande evento si è compiuto; un
evento che garantisce, nel futuro, il perpetuarsi dell'Idea e
dello Spirito della Fratellanza della Costa custodito negli animi
dei nuovi, giovani Fratelli; che conferma il convincimento che altri
uomini, altri Fratelli si adopereranno per assolvere con buona
volontà e con la modestia dei loro mezzi, ruoli benefici nel
mondo multiforme della marineria.
Il G.M.: “Ciascuno al proprio postoâ€.
“Scrivano Maggiore, ordina una bordata di tre
scariche in onore di tutti i Fratelli del Mondo che aumentino i
propri effettivi con l'ingaggio di questi nuovi Fratelli della
Costaâ€.
Lo S.M. fa eseguire i tre colpi de canon.
***
5.
Le norme per effettuare lo Zafarrancho.
Vi sono specifiche norme disposte per effettuare lo
Zafarrancho ordinario e per le investiture, applicate in Valparaiso
durante lo Zafarrancho del 3 Luglio 1953 ed approvate
successivamente dal Consiglio dei quindici; pubblicate in Italia nel
Primo Diario di Bordo – anno 1957 – stampato a cura della
Fratellanza Italiana.
A - Procedura d'inizio della navigazione:
Ogni assistente prenderà posto davanti alla
propria sedia.
Il Contromaestro procederà ad assegnare le sedie degli
invitati, se vi saranno.
Luogotenente: "In posizione di abbordaggio" (Ciascuno dei
Fratelli si metterà in piedi con le braccia incrociate davanti
al petto, che rappresentano simbolicamente le tibie incrociate); "Andiamo a
dare inizio a questo zafarrancho, che una volta di più riunisce i
Fratelli della Costa, il cui orizzonte è di costruire un'amicizia
fraterna, sopra la base dell'amore per il mare, ispirandosi
all'esempio che ci diedero gli antichi naviganti che fecero del
mare il proprio sacro focolare".
(Tutti si siedono ciascuno sulla propria sedia).
Il Luogotenente, in seguito procede a tracciare la rotta,
indicando i differenti rombi ed il numero di coloro che
provvederanno ad eseguirli.
Chiama gli invitati con menzione dei loro titoli ed
onorificenze e gli allievi che hanno sollecitato l'ingaggio.
Quindi si naviga lungo la rotta tracciata.
B - Procedura per l'Investitura di nuovi affiliati.
Si procederà a questo atto immediatamente dopo aver
tracciata la rotta e non più di due volte per anno.
Nell'intervallo (intanto che il Luogotenente inizia la
navigazione), i candidati saranno trattenuti dal Contromaestro od
altro Ufficiale, fuori dalla sala; con un fazzoletto rosso o nero
sopra la testa; una benda nera sopra un occhio e con le mani legate
con una cintura nera ed incrociate sopra il petto.
Luogotenente: “Andiamo ad investire i nuovi Fratelli della
Costa. Contromaestro, porta gli allieviâ€.
Contromaestro: (porta gli allievi) “Vi
presento gli allievi (e li chiama con il loro cognome) che hanno
meritato di entrare nella nostra Fratellanzaâ€.
(DÃ lettura della investitura in modo <che sia >
visibile da parte di tutti gli assistenti <astanti>).
Luogotenente: “Applaudite!†(il Contromaestro
dà il via).
"In questo modo dimostrate il vostro ingaggio
volontario nella fraterna nave della costaâ€. “Togliete la
benda!†(il Contromaestro esegue).
“Da questo momento siate Fratelli coscienti
dei vostri atti e tendiate ad una perfetta visione
dell'orizzonteâ€.
“Mettete la mano destra sopra la Patente Originaria
(o, in mancanza, su un libro di tradizioni
marinare) e la sinistra sopra l'omero
destroâ€.
Tenente: (legge l'Ottalogo e lo farà a voce alta).
(alla fine i candidati diranno) “Lo
prometto!†(li avrà avvisati in anticipo)
Il Luogotenente consegna a ciascuno le insegne inserendole
nell'occhiello della giacca ed una bandierina nera. In seguito lo
felicita con un abbraccio ed una stretta di mano.
Quindi ordina: “Ciascuno al proprio posto†(tutti
siedono).
“Contromaestro, ordina una bordata di tre
scariche in onore di tutti i Fratelli del Mondo, che aumentino i
propri effettivi con l'ingaggio di questi nuovi Fratelli della
Costaâ€.
Contromaestro: (Dirigendosi <rivolgendosi> ai Fratelli
di tutti gli ordini) “Todo el mundo in pièâ€
“Preparate le batterie!†“Allistar las
baterias!â€
“Pronti?†“Listos?â€
“Fuoooco!†“Fuego!â€
(Colpo all'unisono di tutti gli assistenti
<partecipanti> con la palma di una mano sopra la tavola).
“Pronti?†“Listos?â€
“Fuoooco!â€
“Fuego!â€
(terminate queste cannonate),
“Orzaa a la derecha!â€
“Orza a la izquierda!â€
“Todo el mundo sentadoâ€
Luogotenente (ordina): “Continuate la mangiatoriaâ€.
(Ciò significa che potranno attaccare il rancio,
tranquillamente).
C - Svolgimento della rotta.
(Dopo essere passato qualche tempo, il Luogotenente indica il
Fratello che dovrà tracciare il “romboâ€).
Luogotenente ordina:“Contromaestro prendi il fischietto per
imporre il silenzioâ€. (il C.Maestro lo fa fino a quando non si
sente più volare una mosca).
Il Fratello indicato fa il suo discorso.
Al termine gli si tributa un applauso generale.
Il Luogotenente, sottolineando il tenore dell'esposizione,
ordinerà al C. Maestro di consegnare un pugnale al parlatore,
simbolo che sta a significare l'apprezzamento della sua valentia,
cavalleria ed intelligenza.
Nel caso che il discorso non abbia soddisfatto, gli si
invierà una tibia, ciò che costituisce una minaccia di morte
se non rimedierà con le sue azioni future.
Mentre il Fratello parlatore gradisce, in piedi, il pugnale,
il Luogotenente si alza in piedi e propone: “Un brindisi per il
Fratello che tracciò il romboâ€.
(Tutti alzano il proprio boccale e bevono in
onore del parlatore).
D - Chiusura dello zafarrancho.
Luogotenente ordina: “Mettersi in posizione di
abbordaggio!â€
(Ognuno si mette in piedi, con le braccia incrociate).
“Tenente, proceda a dar lettura dell'orazioneâ€.
Tenente: “Mare, io - Fratello della Costa - Ti formulo
la mia promessa: elogiare le tue meraviglie e la tua forza; aiutare
i miei Fratelli e qualunque navigante in pericolo; servire gli
equipaggi e le navi; proclamare che il vivere sopra le tue acque
significa la prosperità dei popoli e l'allegria degli
uominiâ€.
“Consacrarti i miei migliori momenti ed obbedire alla Tua
costante lezione di bellezza e libertà †.
“Sarò fedele con Te, con i miei Fratelli e con tutti gli
uomini che si sono consacrati a Te, Mare Sovranoâ€.
“Conservami sempre a Tua immagine e somiglianza, per
difendere la Libertà in ogni momento, fino alla morteâ€.
(Coro delle voci degli assistenti,
all'unisono):
“Così sia!â€.
- Fine dello zafarrancho.
Luogotenente (termina lo zafarrancho con le parole di
congedo):
“Buon viaggio fino al prossimo approdoâ€. TAVOLAIII PARTESECONDA
IPRINCIPI
I PRINCIPI
DELLA FRATELLANZA
DELLA COSTA
1.
I Principi.
Dalla disamina ed interpretazione delle singole Leggi
dell'Ottalogo, abbiamo tratto alcuni Principi.
Quelli espressione della Prima Legge, sono:
a) Principio della Fratellanza della Costa .
b) Principio della Gerarchia Spirituale .
c) Principio dell'obbedienza spirituale .
Abbiamo evidenziato la funzione del Capitano quale Padre
Spirituale - Fratello Maggiore.
Appare un metodo del “come seâ€.
Della Legge Seconda:
a) Principi della Pace e dell'Amicizia,
b) Principio della Eguaglianza dei Fratelli.
c) Principio di Tolleranza.
d) Principio della Universalità del Precetto
Della Legge Terza:
a) Principio della Ospitalità tra Fratelli.
b) Principio della Solidarietà .
Della Legge Quarta:
a) Principio della libertà di scelta nelle azioni e
conseguente
assunzione di
responsabilità .
b) Principio del Giusto Equilibrio tra il fatto ed il
reso.
c) Principio Punitivo.
d) Principio di Libertà Corsara, come evasione dalle
strettoie della
propria vita ordinaria.
Della Legge Quinta:
a) Principio dell'Amore Fraterno
b) Principio della Pari Dignità tra i Fratelli.
c) Principio di Collaborazione tra Fratelli.
d) Principio del Volontariato per Spirito di Servizio.
Della Legge Sesta
a) Principio di Socialità .
b) Principio di Convivenza tra il Fratello della Costa e gli
altri
Uomini di mare.
c) Principio d'Interdipendenza.
e) Il Principio di Promozione, di Vigilanza, sulle vicende di
vita del
Mare e dei suoi abitanti, utenti e componenti .
Della Legge Settima:
a) Principio della ricerca della Maturità , della
Saggezza dell'uomo.
b) Principio di Non Violenza verso i Fratelli e tra questi e
gli altri
uomini.
Della Legge Ottava:
a) Principio d'Amore quale elemento essenziale della
Associazione del Fratelli della Costa.
2. L'ipotesi di una Dottrina.
Se questi sono i Principi che scaturiscono dall'esame
analitico delle Leggi dell'Ottalogo, in base ad Essi dovremmo essere
in grado di trovare una dottrina convincente che costituisca la loro
base comune, da cui sia scaturito il piano che avevano in mente i
Suoi Fondatori per caratterizzare l'Associazione.
Proviamoci.
Quali erano i propositi dei Fratelli Cileni, Fondatori della
Fratellanza della Costa, quando elaborarono le Leggi
dell'Ottalogo?
Sicuramente contenevano più idee comuni, per Loro ritenute
essenziali per formulare di Essa la struttura ideale.
Quali?
Occorre, secondo me, ripercorrere la loro stessa rotta.
1) In base alle notizie storiche sui Corsari, chiamati
Fratelli della Costa, che ai loro tempi popolavano le coste cilene
vivendo ivi stabilmente e creando una discendenza tutt'ora esistente
integrata con il resto della popolazione, 7 amici, uomini di mare,
velisti, diportisti, riuniti da Alfonso Leng nella sua mesa
familiar
il 4 di Aprile del 1951 e poi ancora riuniti nel successivo
mese d'Agosto per iniziativa di Anselmo Hammer, hanno messo insieme
alcuni semplici concetti.
Dalla loro comune passione per l'attività nautica sono
risaliti alla stessa passione che animava i Corsari loro antenati.
Lo spirito d'avventura di costoro, vissuto sull'oceano in
navigazione con qualunque tempo, lo hanno riscontrato in loro stessi
quale indimenticato, nascosto retaggio di cotanti loro antenati.
Nella consapevolezza di questo ritrovato legame naturale,
hanno approfondito i caratteri di quella Fratellanza della Costa,
nella struttura sociale, nella organizzazione militare, negli scopi;
hanno rilevato una nobiltà d'intenti nel ruolo che essi
assumevano quali titolari della concessione della Patente di
Corsa.
Si sono entusiasmati nel ripercorrere le loro avventure di
naviganti e di combattenti, all'insegna del Banderin Negro, sotto la
guida di capitani valorosi che rispettavano per il loro coraggio e
maestria; ai quali si votavano in obbedienza e fedeltà ,
affratellandosi tra loro, stretti in un vincolo di solidarietÃ
e di assistenza reciproche.
Ne hanno realizzato una visione romantica della loro vita
avventurosa in mare e l'hanno trovata consona alla loro
mentalità , alla loro esperienza di sportivi velisti e
diportisti .
2) Da queste Idee, ne sono scaturiti i propositi.
Era possibile a loro pochi costituire per sè e per altri
appassionati di mare, naviganti lungo le coste cilene, una
associazione che incarnasse l'amore per il mare e la navigazione, lo
spirito d'avventura, di fraterna amicizia che legava loro e che
sicuramente doveva legare tra loro i Corsari, seppure fossero uomini
rudi, adusi agli abbordaggi, alle razzie, alle ferite, a dare od
avere morte?
D'accordo, ricercarono e formularono un insieme di idee tra
loro conducenti ed un piano per dare ad esse un corpo associativo,
una forma esteriore completi sì che potesse il tutt'uno nascere,
crescere e vivere la sua vita.
E' pensabile che siano pervenuti alla formulazione delle idee
fondamentali per gradi:
- La denominazione dell'Associazione era giÃ
trovata:
"Fratellanza della Costa".
- Da qui il nome dei soci, "Fratelli della Costa".
- Quindi il legame di Fratellanza che doveva legare i
soci.
- I concetti di Fratelli e di Fratellanza, diventavano i
primi punti fermi della costruzione dottrinaria.
L'Associazione così assumeva caratteri propri che l'
avrebbero differenziata da tutte le altre sportive aventi per
oggetto l'attività e gli sport nautici: Essa era una
"Fratellanza".
Il termine è comunemente usato sia in associazioni che
ordini religiosi e laici, per indicare lo stretto vincolo esistente
tra i loro componenti: un vincolo fraterno, simile a quello
derivante dalla consanguineità , vissuto per conseguire uno
scopo comune.
Qui il "vincolo" di Fratellanza e di Fratello, era
caratterizzato dai richiami storici alla struttura sociale della
antica Fratellanza della Costa ed ai Corsari.
A questo ideale riferimento era associata l'attivitÃ
nautica dei soci, da vivere nella pratica sportiva insieme con
amicizia fraterna.
- All'amore dei Corsari verso la loro Patria lontana, alla
rispettosa obbedienza verso il Re e la Regina che concedevano loro
le patenti di Corsa, si sostituiva il “culto dell'Amore†per il
Mare e l'obbedienza verso il Capitano - Padre Spirituale - Fratello
Maggiore.
A questo Amore per il mare i soci avrebbero dedicato le loro
disponibilità di tempo, in una costante attenzione che li
avrebbe coinvolti per tutta la vita.
- L'organizzazione sociale dell'Antica Fratellanza, poi,
doveva essere riportata, in quanto compatibile, nella struttura
della Associazione, a livello nazionale e locale.
Cosicchè a livello territoriale, l'organizzazione interna
dei soci doveva avere le caratteristiche di una nave corsara in
servizio armato, la Mesa, con il comando affidato ad un Capitano,
collaborato dagli ufficiali e dall'equipaggio.
Le attività formali, il linguaggio degli uomini della
Mesa, le loro modalità di esecuzione, dovevano ricalcare
quelli propri della marineria tradizionale cilena, nei comandi alla
voce, nei segnali, per regolare le manovre in uscita, in
navigazione, nell'incrociare altre Mese ed agli ormeggi.
Gli zafarranchos sarebbero stati le riunioni dei Fratelli
della Mesa. I Golpe de Canon sarebbero stati i brindisi con boccali
colmi di rhum!
- L'Insegna della Fratellanza racchiusa nel classico Banderin
Negro, non poteva essere più il teschio con le tibie incrociate,
simboli di ardimentose battaglie navali; ma oggetti essenziali d'uso
marinaro comune, facilmente riconoscibili e riproducibili: "l'Ancora
ed i Remi" a cui si
dovevano aggiungere le stelle come segno di
sicuri meriti di navigazione dei Fratelli.
- Ora occorreva dare ai Fratelli le Regole che li avrebbero
governato.
Queste Regole dovevano essere poche e essenziali per
caratterizzare la Nuova Fratellanza; dovevano racchiudere in modo
sintetico, ma completo ed efficace, i modi di comportamento dei soci
tra loro, con gli altri, verso il mare.
Le Regole dovevano avere contenuti di ispirazione
esclusivamente marinara e nella struttura simili ai Comandamenti
biblici; dovevano avere i requisiti della generalità e
dell'astrattezza del precetto nelle forme del comando o del divieto;
della semplicità ed accessibilità , si da potere essere
applicati ad ogni caso concreto dell'attività del Capitano,
dei Fratelli, nella Mesa e nel litorale.
Dovevano inoltre esprimere la visione, il carattere
spirituale di Fratellanza della Associazione, insieme alla rilevanza
spirituale del Capitano che, ricalcasse, nel suo aspetto ideale, la
figura del Padre Spirituale o del Fratello Maggiore.
Alla loro formulazione e redazione si dedicò l'H.no Anselmo
Hammer realizzando l'Ottalogo il 7 di Novembre del 1951.-
I suoi contenuti semplici nella forma e nel linguaggio, hanno
fatto sì che l'Ottalogo fosse svincolato dal momento contingente,
per assumere una portata generale, libera da confini territoriali,
di tempo, di destinatari.
In questo modo è accaduto che un'Idea nata tra pochi, in un
litorale della lunga costa cilena, ha trovato in sè la Forza,
l'energia spirituale, per varcare i confini di quella provincia,
dello Stato Cileno; per varcare i confini degli Stati di tutto il
mondo; entrare nell'animo degli uomini di mare ed assumere caratteri
e livelli mondiali.
Agli Hermanos Leng, Hammer ed agli altri cinque che tra loro
la formularono; a quei Fratelli Cileni che insieme l'hanno
realizzata; che sono rimasti increduli di tante sincere adesioni;
sconvolti per la portata mondiale di questo fenomeno associativo;
soddisfatti dall'attecchire e prosperare della loro Idea Originaria
in qualunque litorale della terra, tra uomini tra loro diversi in
linguaggio, civiltà , modi di vivere e sentire, tutti
accomunati dal sentimento di Fratellanza e d'Amore per il Mare. A
questi Fratelli Cileni Fondatori, non rimane altro che dire:
"siamo stati Noi!"
E godere commossi di questa loro creatura che ha la forza
spirituale per coagulare intorno a sè tanti appassionati proseliti
in tutto il mondo.
Tanta fortuna può essere il frutto di una moda? E se tale
sia, quanto potrebbe ancora durare?
- Io vedo che molti dei Fratelli anziani che si staccano
dalla Mesa per ragioni d'età , mantengono viva la gioia che ha
suscitato in loro l'appartenenza alla Fratellanza della Costa.
Mantengono vivo e forte il sentimento del suo spirito
goliardico, vissuto in allegra compagnia, senza limiti, come senza
confini è stata la loro navigazione, condivisa tra amici sinceri
travolti dalla stessa sana passione.
Un caro e dolce ricordo dei “giochi
di mare†di una età spensierata, vissuta pienamente in
un mondo diverso dall'ordinario, scelta in contrapposizione a
questo, fatta di esperienze di navigazione in piena libertà ,
dimentichi dei problemi e delle angustie della vita di tutti i
giorni.
Essi mantengono vivo e fermo l'apprezzamento, la affezione
per i Principi dell'Associazione ed integro il legame spirituale di
Fratellanza che li ha uniti agli altri Fratelli e quello d'amore con
il Mare.
Mantengono intatta l'intima gioia di essere stati Fratelli
fra Fratelli ed avere vissuto con essi nelle riunioni, in mare, gli
stessi sentimenti di fraternità e d'amicizia sinceri.
- Constato che molti Fratelli vivono questo loro rapporto con
l'Associazione in piena armonia con se stessi e con gli altri, con
sincera ed onesta adesione ai Suoi Principi. Incontrarli,
ascoltarli, star con loro insieme, diventa un'intima gioia comune
che rasserena ed affratella.
Allora dobbiamo convenire che finchè la Fratellanza della
Costa attingerà la sua ragione di esistenza nei sentimenti
d'amore dei suoi componenti per il mare e per la loro vita in mare,
d'amore fraterno tra loro; finchè vivrà questi buoni
sentimenti con lo stesso spirito d'avventura dei vecchi Corsari
delle Americhe; finchè comprenderà e giustificherà il
legame spirituale verso il Capitano, per stare uniti sotto una guida
e praticare il culto del mare; finchè i suoi uomini realizzeranno
questo culto, andando per mare e godendone e cantandone le Sue
bellezze; impegnandosi da soli o in gruppo o uniti ad altri, in
attività di servizio aventi per oggetto il mare e la
nautica.
Fino a quando tanto accadrà , l'Associazione
troverà in sè le ragioni e la forza per continuare a vivere
intensamente, profittevolmente, spericolatamente.
3) Dalla superiore probabile ricostruzione del nascere delle
idee portanti dell'Associazione, dovremmo ora ricavarne il piano
completo dell'opera ed individuarne i principi che sono stati
presupposti dai Fondatori quale base ideale della Associazione.
Cerchiamoli in ordine di generalità , d'importanza, di
regolamento della sua vita.
- Sui caratteri generali dell'Associazione .
a) Come la vecchia Fratellanza dei Corsari, la Nuova doveva
avere gli stessi caratteri, posposti dal piano guerriero allo
sportivo. Come i vecchi Corsari, i nuovi dovevano sentirsi tra loro
Fratelli per impegnarsi in attività consone allo scopo di
questa nuova versione della Fratellanza.
Principio della Fratellanza della Costa (Legge Prima).
b) Come la vecchia Fratellanza, nei vascelli su cui navigava,
nei covi in cui viveva in comunità , era governata dai capi
corsari a cui era dovuta dagli ufficiali e dagli equipaggi
obbedienza nella pronta esecuzione degli ordini; al comandante del
vascello, fedeltà e lealtà ; nella Nuova era necessaria
la stessa subordinazione verso il Capitano. Ma una subordinazione
adatta alla nuova visione della Fratellanza della Costa e quindi con
contenuti e caratteri spirituali.
Da qui il Principio della Gerarchia Spirituale, quello
dell'obbedienza spirituale contenuti nella Legge Prima.
- Sui caratteri e sul comportamento dei Fratelli.
a) Essi dovevano essere tra loro tutti eguali; dovevano
essere tra loro in pace ed in amicizia fraterna; essere tra loro
tolleranti per i loro difetti ed i loro errori.
Da qui scaturivano i Principi della Pace,
dell'Amicizia, della Eguaglianza dei Fratelli; il Principio di
Tolleranza, quello della Universalità del precetto, contenuti
nella Legge Seconda.
b) sul comportamento dei Fratelli tra loro nel caso di visita
di Fratello estraneo alla Mesa.
Quando lo si fosse visto in porto, nel litorale, inalberare
il Banderin Negro, occorreva incontrarlo, farsi riconoscere,
mettersi a disposizione e, all'occorrenza, dargli ospitalitÃ
e, al bisogno, solidarietà .
Principio della Ospitalità tra Fratelli, Principio
della Solidarietà , contenuti nella Legge Terza.
c) Ancora sul comportamento del Fratello verso gli altri
Fratelli.
Il Fratello doveva comportarsi secondo amore e coscienza, ma
liberamente e spontaneamente; con spirito fraterno, giusto, libero
da condizionamenti e pregiudizi.
Nella Mesa, ancor più che nel proprio gruppo familiare e
sociale, le buone e le cattive azioni commesse avrebbero avuto un
peso e giuste conseguenze.
Principio della libertà di scelta e conseguente
assunzione di responsabilità .
Principio del Giusto Equilibrio tra il fatto ed il reso.
Principio Punitivo,
Principio di Libertà Corsara, contenuti nella Legge
Quarta.
d) Sul rapporto d'amicizia tra Fratelli.
Esso non doveva essere una semplice relazione tra soci
appartenenti allo stesso club, improntata a civiltà , buona
educazione, cordialità ; fatta di buona conversazione in base
ad interessi comuni ad esso, ad attività collegate alle sue
finalità . Doveva essere un'amicizia ancora più stretta di
quella che poteva legare persone unite da una comune passione per lo
sport nautico e/o d'amore per il mare.
Doveva essere un'amicizia fraterna come quella dei vecchi
Corsari della tradizione marinara.
E quindi essere un'amicizia tra uomini, uniti da una vita
vissuta in idee, sentimenti, esperienze, sensazioni comuni;
un'amicizia basata su una comune intesa e pratica di vita e di
attività ideate, preparate ed eseguite in stretta
collaborazione, in buona armonia e con reciproca gioia e
soddisfazione.
Fatta tra uomini che avevano in comune il bisogno di
impegnarsi in promozioni, attività ,
opere benefiche, rivolte al beneficio del Mare ed agli aspetti che
essi si sentivano di approfondire e le problematiche da
affrontare.
Dalla Legge Quinta:
Principio dell'Amore Fraterno
Principio della Pari Dignità tra i Fratelli.
Principio di Collaborazione tra Fratelli.
Principio del Volontariato per Spirito di Servizio.
e) Ancora sui rapporti tra i Fratelli e gli altri uomini del
litorale.
In questo loro impegno benefico a favore del mare e delle
attività relative, dovevano renderne partecipi ed associarsi
con altri uomini, con associazioni od enti che a questi sono
preposti per la riconosciuta necessità di unire le forze e
raggiungere traguardi comuni utili e duraturi.
Dalla Legge Sesta:
Principio di Socialità .
Principio di Convivenza tra il Fratello della Costa e gli
altri Uomini di mare.
Principio d'Interdipendenza.
Il Principio di Promozione, di Vigilanza, sulle vicende di
vita del Mare e dei suoi abitanti, utenti e componenti .
f) Sui doveri del Fratello verso se stesso.
La pratica di questa vita associativa, con i caratteri ed i
contenuti che via via si sono specificati, avrebbe avuto sicuramente
conseguenze nel carattere e nell'animo del Fratello della Costa.
L'avrebbe predisposto ad essere più riflessivo, a meditare
meglio sulle scelte di comportamento, in base ad una più lucida
consapevolezza delle cose da fare e degli scopi da conseguire.
Questa nuova mentalità , questo nuovo ruolo di vivere il
mare e la propria passione per lo sport nautico, sicuramente avrebbe
inciso sul suo carattere, sulla sua maturità di uomo,
rendendolo più saggio, più equilibrato, più giusto.
Sarebbe cresciuto in spiritualità ed avrebbe trovato
più facilmente il giusto mezzo e le giuste soluzioni
nell'affrontare i problemi che la vita di Fratello della Costa e di
uomo, gli avrebbero posto davanti.
Dalla Legge Settima:
Principio della ricerca della Maturità , della Saggezza
dell'uomo.
Principio di Non Violenza verso i Fratelli e tra questi e gli
altri uomini.
g) Seguendo queste sue rotte spirituali e realizzandole nella
sua vita di ogni giorno, avrebbe compreso che la Legge che regola la
vita di ogni essere vivente, uomo, animale, pianta, elemento, non è
la sopraffazione del più forte sul più debole; nè la
necessità che impone scelte obbligate qualunque siano nei
contenuti e nelle conseguenze; ma è l'Amore.
È l'Amore che governa la vita ed i destini del mondo; che
regola la vita di ogni essere e cosa vivente. Ed è ad Esso che noi
Corsari dovevamo rivolgere la nostra attenzione, uniformare le
nostre azioni, preordinare i nostri programmi; per rendere di Esso
testimonianza, per contribuire alla Sua realizzazione.
Dalla Legge Ottava:
Principio d'Amore quale elemento essenziale della
Associazione dei Fratelli della Costa.
Pertanto la dottrina ideata dai Fratelli Fondatori e posta a
base dell'Associazione risulterebbe così formulata:
Esiste un Amore che ha creato e governa l'universo, da cui
deriva l'amore dell'uomo verso tutti gli esseri viventi e le cose
create; da cui deriva l'amore dell'uomo di mare verso il mare.
Esiste un Amore che tiene unito tutto il creato, da cui
deriva l'amore tra gli uomini; da cui deriva l'amore fraterno
propugnato dalla Fratellanza della Costa.
È quest'amore che unì i Fratelli della Costa del Mar dei
Caraibi tra loro, nel loro mondo, nelle mese, nei covi, con le
captive, nelle famiglie.
È lo stesso amore che unisce i nuovi Fratelli della Costa.
Esiste tra gli uomini differenza tra la loro
personalità , nel carattere, nelle attitudini, nei
sentimenti.
Esiste tra loro un grado diverso di evoluzione spirituale,
che li differenzia gli uni dagli altri, creando in ciascuno
differente maturità , saggezza.
Questi Fratelli più saggi tra i Fratelli sono chiamati ad
assumere la conduzione e la responsabilità della navigazione
della mesa . Ad essi, in quanto tali, è
riconosciuta una supremazia spirituale ed ad essi è dovuta
obbedienza spirituale.
Con essi al comando, in collaborazione tra tutti, è
possibile tracciare le rotte più adatte, seguirne gli itinerari da
porto in porto, superando le difficoltà che le vicende della
navigazione impongono, per pervenire alfine alla meta
desiderata.
Per arrivare a tanto non basta l'amore fraterno e la fiducia
nel Capitano, occorre che i Fratelli non siano violenti; occorre che
pongano in essere comportamenti tra loro armonici, necessari per
praticare una rotta sicura e veloce, scevra da pericoli che
potrebbero sviarne o ritardarne il percorso.
Occorre inoltre convincersi che una navigazione ha esito
felice se intrapresa da tutti in collaborazione, in
solidarietà ; se ciascun Corsaro ed ogni mesa siano supportati
dalla presenza amorevole, vigile ed attiva degli altri che seguono
la stessa direzione, sì che l'esito finale, la conquista del porto
sicuro, dipenda da ognuno e da tutti.
La meta della navigazione dei Fratelli della Costa è l'Amore
per il Mare. Il suo culto è l'applicazione
delle Leggi dell'Ottalogo.
***
3. La realtà associativa.
Questo stato di grazia dell'Associazione ha incuriosito ed
attirato molti estranei ad Essa.
Bisogna prenderne atto come un fenomeno che è insito nella
struttura di ogni organismo vivente naturale od associativo; che
vive in continuo equilibrio tra le sue forze contingenti positive e
negative, con il sopravvento ora delle une o delle altre nel periodo
breve; che vengono filtrate dal decorso del tempo; che lascia nel
lungo periodo il soggetto sempre identico a se stesso ancorato alla
Sua carica Ideale, ai Suoi Principi.
Bisogna prenderne atto e nutrire la segreta speranza che la
forza spirituale dell'Ottalogo sia tale da riuscire a trasformare
con il tempo e l'età i soci più riottosi ai sentimenti
d'amore, d'amicizia, di Fratellanza.
Sono uomini attratti dal carattere necessariamente esclusivo
della Fratellanza, del suo numero chiuso; del fatto che si è
arruolati solo per chiamata e dopo un lungo periodo di
aspirantato.
Ci sono uomini che ritengono gratificante per loro farne
parte, indipendentemente dall'adesione spirituale ai suoi Principi
ed alle sue Regole.
Si dicono: Quella è un'elite? io ci devo essere!
Entrati che sono, o se ne allontanano perchè rimangono
estranei ai suoi Principi, ai sentimenti d'amore di cui Essa vive e
con cui nutre i Fratelli, perchè con il tempo tutto a loro sembra
artefatto, di maniera; non reggono a lungo la loro finzione e se ne
vanno.
O ne colgono solo l'aspetto più pittoresco, il goliardico,
il divertente delle riunioni, delle abbuffate, dei rumorosi golpe de
canon innaffiati col rhum; godono egoisticamente dei pregi di
quest'Associazione dove tutti si chiamano Fratelli ed offrono
amicizia ed attenzione.
O ne colgono l'aspetto gerarchico distorcendone il
significato, attribuendo ad esso un potere di supremazia, di cui è
necessario appropriarsi per mantenerlo il più a lungo possibile,
nel bisogno di avere riconoscimenti, gratifiche, incarichi sempre
più, ai loro occhi, importanti.
Così accade che ci sono i luogotenenti a vita, che non
rinnovano mai la cariche elettive; che mantengono la carica
nonostante la Mesa abbia perduto vitalità ed equipaggio e
rimanga in vita solo nominalmente.
Accade che cumulano più cariche elettive e titoli ed
incarichi, perchè tutto vogliono, per gratificarsi verso se stessi,
i loro familiari ed amici, verso gli altri Fratelli e gli estranei;
per continuare ad esercitare un potere nell'ambito della Mesa locale
e/o nazionale.
Questi aspetti deteriori insiti nella vita delle Mese, i
Fratelli Fondatori, presi dalla verità delle loro idee, dalla
genuinità del loro entusiastico convincimento, sicuramente non
se li auguravano.
Noi li tolleriamo, perchè sono transitori.
I Fondamenti
Spirituali
1. La
Verità .
La verità , secondo me, ha la stessa struttura delle
scatole cinesi: dentro una ne è contenuta sempre un'altra e così
via fino all'ultima.
La differenza è che, nella filosofia delle scatole cinesi la
maggiore contiene sempre la minore e la più piccola tra esse, una
sorpresa. In esse si va quindi dalla più grande alla più piccola,
con esito finale.
Nella filosofia della verità avviene il contrario: ogni
verità , per piccola che sia, contiene sempre in sè il seme di
una verità maggiore.
Da
una verità , una volta assimilata, ne scaturisce quindi
un'altra, via via sempre più ampia, fino a raggiungere l'ampiezza e
la bellezza della Verità Infinita.
La verità inoltre ha il pregio di portare con sè
luminosità interiore al soggetto che la recepisce. Chi la
conosce, per piccola che sia, di questa fioca luce adorna il proprio
animo e la sua mente acquisterà , in modo relativamente
costante, la luce di essa. Perchè relativamente costante?
perchè, se non coltivata, non vissuta, prima o poi
esaurirà la sua carica luminosa, sarà soppiantata da
pensieri d'indifferenza, da tante menzogne e sarà costretta
all'oblio.
Nell'uomo allora sparisce il vago senso della luce interiore,
la leggera presenza dell'intima gioia e compare la pesantezza dei
pensieri, l'oppressione degli interessi personali, delle
necessità dell'io. Passerà dall'elevazione spirituale
alla pesantezza materiale.
La verità scaturisce nell'uomo da un'idea appena
accennata che, provenendo dagli intimi recessi dell'animo, si
presenta alla sua attenzione dapprima debolmente e dai contorni
sfocati, poi più nitidamente e consapevolmente finchè non illumini
la mente dei suoi contenuti, con una forza ed uno splendore pari
alla sua portata, alla verità che contiene. Acquisita che sia,
l'uomo vi ritorna con la mente, ne approfondisce ogni aspetto, per
avere, man mano che consegue conferme, maggior certezza di essa.
Arricchisce il suo animo di queste ulteriori intuizioni e con esse,
con il suo intimo profondo convincimento, accresce la sua luce
interiore. Essa è divenuta ormai un suo patrimonio spirituale e su
di essa egli può basarsi per andare alla ricerca di nuove felici
intuizioni.
Bisogna però essere prudenti nei propri convincimenti,
perchè in noi esseri umani imperfetti, ogni verità è sempre
relativa in quanto filtrata attraverso la personalità di
ciascuno. Essa è soggetta alla spinta di sensazioni, di desideri,
di passioni, di emozioni, che inducono l'uomo a travisarne il
contenuto. Essa può inoltre essere
dall'uomo manipolata per convenienza od opportunismo, ma anche per
abitudine a mascherarla o a nasconderla.
Dobbiamo allora convenire che la pratica della veritÃ
è innanzi tutto una conquista difficile e preziosa per l'uomo e
presuppone una sua scelta prioritaria, di metodo e di vita: quella
di sforzarsi di mantenere il suo animo puro; quella di ricercarla
con mente sgombra da pensieri, opinioni pregiudizievoli; libera da
condizionamenti esterni che possano influenzare in qualunque modo la
pratica intuitiva. Quella di dichiararla e viverla con coraggio e
con perseveranza.
Il tutto dipende anche dalla qualità delle sue
capacità intuitive: accade infatti che, nonostante le migliori
intenzioni ed il massimo impegno del soggetto, la verità non
entri pulita, nitida nella sua mente, ma confusa, mescolata ad altre
idee, a pensieri contingenti; in parte travisata o nascosta, per cui
è appresa per quanto gli consentano le sue capacitÃ
intellettive, la sua pratica alla riflessione, alla meditazione, il
suo grado di evoluzione.
Ne consegue che, se la prima verità è effettivamente
tale, la seconda che ne deriverà avrà buone
probabilità che lo sia. Questa seconda avrà maggiore
luminosità della prima perchè sarà il risultato della
somma delle due, nella mente e nell'animo dell'uomo. Se invece la
verità è frutto di una distorsione della visione interiore,
come quella dell'oggetto riflesso nell'acqua, essa sembrerÃ
tale all'uomo solo perchè ne avrà tutte le apparenze. Anche
di essa l'uomo si sentirà a suo modo illuminato e da essa
cercherà di trarne altre. Ma non potrà trovarne, perchè
non ne esistono se non costruendosele intellettualmente nell'errore,
nell'illusione che siano vere. Esse non hanno luce propria ma quella
che lo stesso soggetto, credendo di averle trovate, ha loro donato
ed ad esse attribuito. Prima o poi, queste false veritÃ
perdono lucentezza fino ad opacizzarsi del tutto e scomparire per
sempre. L'uomo le abbandona e, se animato da forza interiore protesa
alla conoscenza, riprenderà il suo cammino di ricerca con più
esperienza e maggiore prudenza di prima.
Ma torniamo alla verità .
Alla prima ricerca lo spinge una forza interiore non sempre
consapevole. Alla prima verità che intuisce è inondato
nell'animo oltrechè di quella luce che essa contiene, anche di
gioia interiore e dal desiderio, il bisogno di proseguire.
Con il tempo, con la pratica costante che consente all'uomo
una migliore visione interiore; con l'aiuto, i suggerimenti
necessari di chi la stessa via ha già percorso, poco per volta
arricchirà l'animo suo di nuove verità che gli
consentiranno di fare anche nella vita scelte coerenti, convinte,
vigorose, nella intima speranza di contribuire a realizzare, secondo
le proprie inclinazioni, qualcosa di buono, di bello, di giusto; non
solo, non tanto per sè che già gode della conoscenza delle
sue intime verità e della luce interiore che gli infondono,
quanto per gli altri suoi amici esseri viventi, tutti partecipi
delle stesse verità perchè di esse componenti
insostituibili.
La verità acquisita quindi trasforma l'uomo nel
carattere, nella personalità , nell'animo suo. Lo migliora
intimamente ed elevandolo spiritualmente, lo porta con sè lungo vie
inusitate, rotte mai prima percorse; per mari, verso orizzonti,
lungo litorali sconosciuti; verso la luce del sole, per esserne
scaldato e rinfrancato dopo la lunga laboriosa navigazione. La
verità posseduta e vissuta coerentemente, condivisa con pochi
o molti altri, fa sentire l'uomo, questi uomini, più leggeri
nell'animo, come liberati dalle pastoie dell'egoismo del sè
inferiore, più pronti e ben disposti ad operare, accomunati da un
comune destino.
Conquisteranno serenità e gioia interiori e paghi di
avere agito in armonia con la loro natura, si presenteranno così
trasformati al loro ultimo appuntamento con questa loro vita.
***
2. Ipotesi di una
dottrina interiore.
L'Ottalogo, come lo abbiamo analizzato ed interpretato,
contiene un ordinamento completo, in sè armonico, idoneo a regolare
la vita dei Fratelli della Costa.
La nostra indagine sui suoi contenuti, sui Principi cui si
ispira, sulle Leggi che ne regolano l'attività ; sulle stesse
attività che potrebbero realizzarsi, può dirsi conclusa.
A questo punto dobbiamo domandarci:
L'Ottalogo contiene oltre le verità che fin qui, bene o
male, abbiamo ricercato, altre verità meno evidenti, più
intime, che costituiscano il fondamento di quelle esteriori
contenute nelle Sue Leggi?
Secondo il nostro ragionare preliminare dobbiamo ritenere
che, se l'Ottalogo contiene verità , deve necessariamente
contenere il seme di altre, che dovrebbero essere cercate,
evidenziate, acquisite nella loro consistenza.
Vogliamo provare a ricercarle?
L'Ottalogo evidenzia Principi che soddisfano il nostro senso
interiore dell'umana saggezza.
Li
abbiamo accettati di buon grado perchè Li abbiamo riscontrati nelle
più intime nostre convinzioni.
A me sembra che in Essi ci siano le basi per tracciare nuove
rotte, come dei novelli Colombo, per attraversare l'oceano e toccare
nuove terre mai esplorate; che ci siano le basi per avvicinarci ad
altre verità , più remote, più arcane.
***
2.a. Il numero 8.
Vi siete sicuramente chiesti: "Perchè un Ottalogo?"
Perchè non un decalogo a simiglianza delle leggi di
Mosè?
Quando da aspirante lo chiesi al mio Luogotenente e fondatore
della Tavola di Siracusa, Nino Pellegrino, mi rispose, tra il serio
ed il faceto, che le nostre leggi erano un "minus" rispetto a quelle
e quindi era giusto che fossero otto! Era come dire: "erano otto di
quelle Dieci"; se ti sei posta la domanda, la risposta devi
trovartela da solo! In effetti il richiamo al Decalogo era
stimolante e doveva esserci una ragione.
Ma anche su questo punto fondamentale della Nostra
Fratellanza della Costa è da chiedersi: Le Leggi sono Otto per puro
caso o a ragion veduta? Sono tutte essenziali o qualcuna è
riempitiva per arrivare all'otto? Vi è alternativa a qualcuna di
Esse come è stato fatto da qualche Fratellanza nazionale, forse con
leggerezza?
Posso esporVi i miei pensieri in proposito. Li
esaminerete, correggerete se lo riterrete, o amplierete o
specificherete secondo le Vostre valutazioni.
A mio parere l'otto dell'Ottalogo è stato per i Fratelli
Fondatori una scelta voluta consapevolmente, a preferenza di
qualsiasi altro numero.
A mio parere i Fratelli Fondatori hanno voluto creare una
correlazione, tra le nostre Leggi ed i punti cardinali della bussola
che usiamo come strumento indispensabile di orientamento per la
nostra navigazione. Otto sono quei punti essenziali ed otto le
nostre Leggi.
Come gli otto punti della bussola, i quattro punti cardinali
ed i quattro intermedi, regolano la nostra navigazione, orientata a
360 gradi, per tutte le rotte di tutti i mari del mondo, così le
nostre Otto Leggi regolano tutto il nostro mondo di Corsari.
L'Ottalogo contiene le Leggi che ci fanno Fratelli della Costa, ci
indicano la via della Fratellanza e dell'Amore; tutto in Esso è
contenuto e compreso. In Esso vi è saggezza, vi è fratellanza,
tolleranza. La Rosa dei Venti contiene nel suo cerchio, tutte le
potenzialità di una navigazione basata sulle certezze della
rotta da un porto di partenza ed uno d'arrivo. Essa infonde
sicurezza, serenità , volontà di navigare. Ad ogni punto
cardinale corrisponde una nostra Legge e come le rotte sono
preordinate in una direzione per arrivare a destinazione, così le
nostre Leggi ci indicano il comportamento da tenere per conseguire
un risultato. Acquisite e fatte nostre tutte le Leggi; navigato che
abbiamo per tutte le rotte, avremo realizzato, da Fratelli della
Costa, il nostro Amore per il Mare.
L'Otto quindi è il punto di partenza della Fratellanza;
l'otto è in armonia con il nostro essere Fratelli della Costa:
nelle regole del vivere e del navigare.
Un numero diverso di leggi avrebbe creato un distacco tra
l'arte dell'andare per mare e l'ideale e la pratica dell'essere
Fratelli; avrebbe evidenziato una disarmonia, una dissonanza tra i
due.
L'Otto è quindi il numero elettivo della Fratellanza della
Costa.
Occorre ora ricercare se vi siano tra esso ed i
caratteri della Fratellanza altre convergenze, per essere più
consci del loro intimo legame.
In numerologia l'8 è il risultato del cubo di due. Contiene
pertanto due entità . L'8, infatti, è formato da due cerchi
posti l'uno sull'altro e legati fra loro in un punto comune. Il
primo cerchio, più in basso, raffigura il mondo in cui noi viviamo.
È il mondo della nostra esistenza terrena; delle nostre personali
navigazioni in terra e per mare; delle tempeste, della bonacce,
delle brezze, che la Fortuna ci riserva; delle nostre scelte sulle
rotte da seguire secondo i nostri intendimenti, le nostre
aspirazioni. Questo è per gli uomini il mondo dei desideri da
soddisfare; delle illusioni che il loro sè crea nella convinzione
che il raggiungere la sua massima espansione in ricchezza, bellezza,
rispetto, potere, ammirazione, invidia, costituisca condizione
necessaria per avere la felicità .
Il secondo cerchio rappresenta l'altro mondo. Qui non
esistono più le nostre apparenze; non v'è la realtà di sogno
della nostra esistenza, simile a quella di un film in cui i
personaggi vivono la loro storia imprigionati nelle vicende che si
proiettano. Questo altro è il mondo della Realtà , della sola
e nuda Verità .
È quello ove si trova l'Oceano dell'Eternità .
Se saremo stati nel mondo delle apparenze, ove tutto dipende
dalla libertà di scelta, dalla fermezza delle nostre
coscienze, buoni Fratelli, uomini probi, conquisteremo lo status di
Corsaro e potremo navigare in eterno in quell'Oceano. In caso
contrario naufragheremo in questo mare delle illusioni per
rimetterci di nuovo alla prova e ritentare la navigazione di bolina
lungo quello misterioso stretto passaggio di congiunzione.
L'8 è giustamente indicato come il numero del Paradiso e
penso che nessuno di noi che viviamo ad ogni uscita l'intima gioia
di andare per mare, si arrischierebbe a metterne in dubbio questa
rispondenza, proiettando su quell'Oceano la propria
navigazione.
A livello del sè, l'8 è l'intuizione. Rappresenta
l'intelletto (il cerchio inferiore) che mediante la conoscenza
intuitiva (il punto di contatto), si eleva al di sopra di ciò che
è terreno per entrare nel cerchio superiore, che rappresenta la
perfezione conseguita.
Nei tarocchi l'ottava lama rappresenta la Giustizia bendata
che regge i due piatti della bilancia. È l'8 posto con l'asse
orizzontale. Ed il punto di contatto tra i due piatti è quello su
cui si crea l'equilibrio tra gli opposti stati dell'essere: la via
di mezzo che deve essere seguita per mutare il sé inferiore nel
Superiore.
Anche questa relazione e questa immagine costituiscono un
input rivelatore per una giusta interpretazione dell'Ottalogo.
Adesso scomponiamo l'8 per ricercarne altri possibili
significati: 8 è il primo numero cubico: è la terza potenza del 2.
Ed il 2 è il primo numero femminile. Femminili, nel sistema
pitagorico, sono tutti i numeri pari e quindi anche l'8. Questa
caratteristica dell'8 ci induce a ritenere come ammissibile la
chiamata delle donne nella Fratellanza, allo stesso modo degli
uomini, ove ne abbiano i requisiti.
La presenza di Fratelli donne nella Fratellanza Italiana non
deve essere ritenuta come un fatto eccezionale da tollerare, ma
l'applicazione di un Principio connaturato all'Ottalogo: Corsari si
diventa per il particolare rapporto d'amore che si crea tra l'essere
umano ed il Mare; di Fratellanza tra questi esseri umani,
indipendentemente dal loro sesso e senza riguardo alcuno alle molte
categorie che gli uomini di terra sogliono individuare per
differenziarsi, quali la nazionalità , la lingua, la religione,
lo stato sociale e qualunque altro orpello che si sovrappone alla
natura dell'uomo.
Tra gli uomini, a mare, non ci sono differenze di sorta; non
ci sono ricchezze, censo, ruoli, grandezze, che possano selezionarli
di fronte alla sua maestà , alla sua grandezza. Siamo tutti
troppo piccoli, tutti uguali, tutti bisognevoli, all'occorrenza,
dello stesso soccorso, di identica solidarietà . In mare siamo
tutti accomunati da identico destino. È questa consapevolezza
propria degli uomini di mare che li pone più vicini alla
Verità .
L'8 è formato da due 3 + 2.
Il 3 è il più sacro tra i numeri ed è maschile.
Rappresenta la completezza in ogni manifestazione della vita: ieri,
oggi, domani; passato, presente, futuro; inizio, metà , fine.
In numerologia è di buon augurio; è associato alla
creatività , alla completezza, realizzazione, giovinezza,
maturità e compimento.
Il doppio 3 legato dal 2, ci richiama l'immagine geometrica
dei due cerchi legati tra loro in un punto. E ci suggerisce
un'altra relazione: quella del sè inferiore, nei caratteri propri
dei suoi aspetti fisico, animico, di spirito, in relazione al Sè
superiore nelle Essenze d'anima e di spirito, legato al primo
dall'essere in vita.
Concediamoci una breve pausa di riflessione:
Abbiamo iniziato la nostra navigazione dalle Leggi
dell'Ottalogo assunte come punto di partenza, per ricercare le
giuste regole della nostra condotta e le abbiamo trovate. Siamo
arrivati alla constatazione che lo stesso Ottalogo sottintende anche
altre indicazioni che per il Fratello della Costa possono essere
l'inizio di una sua interiore navigazione, verso quali mete? Per
quali rotte?.
***
2.b. La ricerca: la Legge Prima.
Il precetto che invita alla riflessione ed alla meditazione
su suoi possibili contenuti più segreti è esposto nella Legge
Prima:
"obbedisci con rispetto agli ordini del Capitano come se
fossero dati dal tuo Capo Spirituale o Fratello
Maggiore".
Abbiamo rilevato - e mi sembra che su questa interpretazione
nessuno di noi possa avere dubbi - che l'obbedienza di cui si parla,
si basi su una gerarchia spirituale e sul comune convincimento di
operare per il bene comune in reciproca collaborazione.
L'obbedienza quindi è un volontario allineamento mentale del
Fratello rispetto ad idee di saggezza, che gli sono trasmesse dal
Capitano, visto come il Capo Spirituale, il Fratello Maggiore e che
sono da lui condivise.
L'allineamento è la predisposizione dell'animo del Fratello
su un'idea che, esaminata e vagliata nella propria coscienza, è
dallo stesso ritenuta ed accettata come vera e giusta, perchè non
solo non lo turba, ma anzi gli crea gioia, entusiasmo, volontÃ
di fare, di collaborare per realizzarla.
Abbiamo anche ammesso che il Capitano, che formula, elabora e
comunica queste idee condivisibili, deve essere il Fratello al quale
riconosciamo le qualità superiori del Capo Spirituale o del
Fratello Maggiore.
I termini essenziali della relazione sopra descritta, a mio
parere, quindi sono:
il Fratello ed il Capitano-Capo Spirituale quali uniti dal
vincolo della Fratellanza della Costa; la dipendenza gerarchica
spirituale del primo rispetto al secondo; l'allineamento, la
sintonia tra i due nella formulazione, trasmissione ed accettazione
di un'idea, di un comando, di un piano; la disponibilità e
buona volontà a realizzarli, concordemente ed
armonicamente.
***
2.c. Situazione analoga su un piano
diverso.
Poniamo ora come possibile l'ipotesi che abbiamo fatto le
nostre esperienze di navigazione per lungo e per largo attraverso
l'oceano del primo cerchio; che siamo giunti al suo estremo limite:
allo stretto punto di passaggio con il cerchio superiore. Che siamo
pervenuti nella “Selva oscura†di dantesca memoria.
Quale la rotta da seguire?
I soggetti della Legge Prima, i loro rapporti, il risultato,
ci suggeriscono altra situazione analoga su un piano diverso, il
mentale.
Potrebbero trovarsi per questa via i fondamenti spirituali
della nostra Associazione.
A mio avviso, i termini del nuovo rapporto potrebbero essere:
il soggetto agente o sè inferiore; la sua mente, quale interludio
di mezzo; il Sè superiore; il vincolo indissolubile di esistenza
nelle due diverse sfere che li lega. Il rapporto di subordinazione
spirituale che si crea tra il sè inferiore ed il superiore;
l'allineamento del primo rispetto al secondo; la trasmissione tra i
due, di idee, di verità che sgorgano in manifestazione e
consapevolezza dal profondo dell'io della nostra coscienza. La buona
predisposizione e volontà del sè inferiore a coglierle,
comprenderle ed ad esse uniformarsi nei propri comportamenti, nelle
scelte della propria vita.
Se tale ipotesi è possibile, l'Ottalogo, contenendo le
regole di condotta della vita del corsaro; contenendo le basi
spirituali a cui attingere per viverle intimamente, sarebbe un
sistema di vita completo, idoneo ad indicarci la rotta da seguire
per conquistare l'Armonia Interiore. Ed acquisitala, per godere dei
suoi luminosi, immediati effetti nel carattere, nella
personalità ; nel modo di pensare, di agire, di comportarci.
Per manifestare la conquistata armonia col nostro modo d'essere, di
vivere. Per condividerla con gli altri Fratelli, del pari contagiati
dallo stesso status interiore e dalla sua bellezza; ed esprimerla
nei rapporti con gli altri, per operare in attività comuni con
partecipazione spontanea e spirito altruistico; per trasmettere loro
l'impegno e la volontà di rendersi utili per il bene
comune.
Questa conquistata, realizzata armonia sarebbe lo stretto
passaggio che ci porterebbe a navigare nell'Oceano
dell'Eternità .
***
2.d. La rotta dell'intuizione.
È ragionevole, è ammissibile, è vera questa analogia? Sono
vere queste ipotesi? Queste prospettive? Questi risultati?
Per l'uomo che cerca convincimenti seguendo la rotta del
proprio raziocinio, per pervenire alla prova concreta dell'esistenza
dell'anima e delle relazioni sopra descritte, è facile ammettere
che tutto questo non è ragionevole.
Ma questo dipende dal fatto che il metodo che si vuole usare
non è assolutamente adeguato.
Esso può andare bene per le cose proprie di questo mondo,
che cadono sotto i nostri sensi; che possono essere individuate,
misurate, catalogate, elaborate nelle loro qualità fisiche,
chimiche, atomiche; va bene per le idee che possono formare oggetto
di studio, di conoscenza, elaborazione e conclusione, su basi
sperimentabili.
Ma oltre questa conoscenza vi è quella che scaturisce
dall'intuizione che non è meno vera, che è più profonda, che non
è assoggettata ai ristretti limiti del razionale, non perchè non
lo sia, perchè abbia abbandonato le regole della logica pura, ma
perchè le ha trascese, addentrandosi in un mondo la cui esistenza
non vuole essere dimostrata ma solo intuita; un mondo che va oltre i
confini della realtà sensoriale contingente, per spaziare in
altre dimensioni, ove si naviga per rotte diverse, verso orizzonti
sconosciuti; ove quell'Amore per il Mare che noi corsari sentiamo al
punto da farne il culto della nostra vita, è una componente di un
Amore più grande che tutto abbraccia e tutto sostiene.
È il mondo del Reale, della Conoscenza, della Verità ;
distinto da questo nostro, delle apparenze, dei desideri, delle
illusioni: di “Mayaâ€; dell'ignoranza: di “avidyaâ€.
Il problema della natura dell'uomo ritengo che ciascuno di
noi lo abbia già risolto a livello personale secondo proprie
scelte di vita - di tutto rispetto - consone al proprio grado di
evoluzione interiore.
Quindi non è per noi, in questa nostra ricerca, un
problema.
Questa sezione è dedicata infatti a chi all'esistenza
dell'anima crede per intima convinzione o per fede religiosa.
***
2.e. Proseguiamo nella nostra
indagine.
Nella norma in commento il Corsaro deve eseguire con rispetto
i comandi del Capo Spirituale.
Si tratta di due soggetti in carne ed ossa, che comunicano
tra loro con la parola, i gesti, gli atti.
Se tanto potesse accadere tra l'uomo ed il suo spirito,
allora tutto sarebbe molto semplice, tutto sarebbe acquisito,
scontato, risolto.
Forse un giorno si arriverà a tanto; forse vi è stato
un tempo in cui questo rapporto esisteva ed era comune realtà ;
tanto certamente è accaduto ed accadrà ancora a tanti
Uomini.
Per ora, allo stato di evoluzione spirituale dell'uomo
comune, così non è.
Ed allora dobbiamo ritenere che l'analogia che abbiamo
presupposto come vera non regge al primo impatto?
Non regge se noi pretendiamo di applicare le regole di questo
mondo (del dialogo tra due soggetti diversi, esistenti nella stessa
dimensione) ad un'altra realtà , interiore al soggetto
pensante, ove coesistono, in varie modulazioni di materia corporea e
sottile, il cervello - la mente - l'anima, per loro natura viventi
in dimensioni diverse.
La seconda, la mente, come espressione degli altri due ed in
sè come soggetto caratterizzato da una tra le innumerevoli loro
combinazioni o stadi intermedi, a seconda della prevalenza
dell'aspetto fisico sull'animico; del grado di evoluzione e di
luminosità di questo.
A realtà diverse, regole diverse.
Posta per vera l'esistenza di queste tre entità nei
loro aspetti, occorre ricercare come sia possibile.
- la disponibilità e la dipendenza dal primo alla
seconda, per legarsi alla terza;
- l'allineamento tra questi nella trasmissione, formulazione
ed accettazione di una e più idee, di una e più verità ;
- la volontà e l'impegno di accettarle, di realizzarle,
armonicamente, che abbiamo riscontrato nella Legge Prima e nei
rapporti interpersonali tra Corsaro e Capitano.
***
2.f. Il metodo del "come se
fossero".
È l'Ottalogo che ci deve suggerire tale possibilità e
tanto fa indicandoci il metodo dell'approccio e della comunicazione
dall'una all'altro, nell'espressione: "…come se
fossero dati…".
Prima di inoltrarci in questa nuova analisi, occorre che
richiamiamo alla nostra memoria certe nostre esperienze di
navigazione, perché, a me è accaduto, che si rivelassero
illuminanti.
Mi riferisco all'esperienze delle navigazioni notturne, al
timone, con mare calmo, l'atmosfera nitida, pulita, con il cielo
cristallino e tutte le stelle nel firmamento.
Il compagno del turno riposa accanto in pozzetto o in cabina,
perché non c'è motivo di stare in due all'erta ed il timoniere
resta solo, uno sguardo stanco alla bussola per
controllare che la rotta sia quella giusta e lo sguardo attento alla
stella che, alta nell'orizzonte per quanto basti, è stata scelta
per indicare la rotta da seguire in quell'ora; per fare riposare
un pò gli occhi ed i muscoli del collo doloranti dalla fatica, con
una posizione più confortevole, che metta a proprio agio.
Sono le ore, le lunghe ore che si trascorrono in solitudine
sulla barca che va lentamente con un fruscio appena avvertito sul
mare in lieve movimento.
Tutto attorno è silenzio ed anche noi siamo silenziosi per
non disturbare gli uomini che riposano da basso, stanchi della
navigazione e dei loro turni in coperta, alle manovre.
Ed il silenzio è dentro di noi perché non vogliamo
distrarci con pensieri vaganti, ma mantenere la presenza mentale in
questa atmosfera in cui, lentamente, ci inoltriamo.
Sono le ore in cui si è soli con sè stessi, con tanto tempo
a disposizione per riflettere e meditare sui misteri
dell'esistenza, della vita, della nostra presenza lì in quel
momento, con pochi altri legati insieme da un unico destino.
Lo sguardo vaga intorno sull'acqua appena illuminata, che
si muove debolmente e, poi, si volge in alto a guardare ed ammirare
il firmamento. Stelle e stelle e costellazioni tutte che trasmettono
luce, in continuo pulsare, per tutto l'universo. Quale
profondità d'immagine in uno spazio ed un tempo
infiniti!
Quanta vita, quanta forza in esso sono contenute e da esso si
sprigionano inondando di sè tutto il creato!
Quale mistero è racchiuso in questo universo silenzioso,
quale ne è l'origine e quale la vita!
Ci sentiamo piccolissimi di fronte a tanta immensità ,
fin quando non cominciano da questa prima smarrita sensazione, ad
elaborare i nostri pensieri:
Anche questa nostra Terra fa parte di Esso. Anche la Terra ha
la stessa origine, partecipa della stessa Vita. Anche la Terra ed i
suoi abitanti vivono di questa stessa energia. E dove in essi c'è
vita, lì v'è lo stesso punto di luce, la stessa scintilla, per
piccola, infinitesimale che sia rispetto all'universalitÃ
del Creato, che fa parte, che è componente seppure minima di questa
unica Energia che lo sostiene e fa vivere!
Anch'io, anche noi, allora, siamo parte di Esso; facciamo
parte di questa Sua immensità ; anche noi abbiamo dentro
qualcosa che è in comune con l'energia che fa vivere il resto del
mondo! che ci mantiene in vita, che ci fa pensare, decidere, agire,
allo stesso modo, a somiglianza con il Tutto.
Tali prime riflessioni ci rinfrancano e ci invogliano a
continuare a meditare entro di noi sulle similitudini, partendo ora
dal particolare, da come sentiamo di essere fatti, di essere, per
immaginare come potrebbe essere il minimo, il micro, ad immagine del
massimo, del macro.
Si avverte, allora, un senso di immedesimazione tra
il sé della nostra coscienza e queste immagini esterne
contenute nei nostri pensieri.
La persona è immobile; lo sguardo è rivolto all'interno a
contemplare queste immagini di comune immensità . La mente è
viva e concentrata a guardare, a scrutare per rendersi conto, per
capire cosa accade e cos'è.
Fin quando la forza interiore, le circostanze ce lo
consentono.
Gli uomini da basso riposano, ma restano vigili attenti al
movimento della barca, ai rumori che sentono per cogliere qualche
sintomo di cambiamento che impone di stare all'erta per
intervenire. Qualcuno sente questa atmosfera irreale per la mia
lunga immobilità e si accerta e mi chiama: “ Gigi, come
va?†“Tutto bene, riposa, non sono stanco!â€.
Tutto svanisce e si ritorna con l'attenzione al presente,
alla guida; si ricomincia a parlare, a bere qualcosa; la barca si
rianima, qualcuno sale in pozzetto per guardarsi attorno, perché
ognuno vuole gustare un pezzo di quella atmosfera di sogno.
Queste esperienze si ripetono finchè non passano da quegli
accadimenti naturali, spontanei, ad altri espressamente ricercati,
voluti. Ed allora si arricchiscono di nuove qualità , di altre
intuizioni, fino ad acquistare la struttura e la consistenza di un
metodo di concentrazione, di meditazione.
***
L'uomo nel cerchio della propria coscienza, solo con se
stesso, libero da ogni influenza esterna, sgombro da ogni
sensazione, passione, necessità , interesse, che possano
sviarlo; si concentrerà , in serena meditazione e si
predisporrà a formulare pensieri ed idee, con quella limpida,
oggettiva, benefica, lungimirante visione, quale potrebbe scaturire
da un rapporto diretto tra lui e l'anima sua; creerà pensieri,
idee come se fosse la sua anima a formularli; a
meglio chiarirli, a riformularli in modo più chiaro, equilibrato,
giusto; come se fosse la sua anima a
suggerirglieli, trasferendoli da una realtà (la sua
intangibile eppure lì esistente ed immedesimata nello stesso
soggetto), in un'altra (quella delle apparenze, delle sensazioni,
dei sentimenti, dei concetti); ed attraverso questo sottile, ideale
passaggio, sentirle nascere e portarle in manifestazione nella mente
e nella consapevolezza del sè inferiore perchè le scriva come
sotto dettatura e le dichiari.
Pensieri appena nati ma già idee con la consistenza, la
forza, la luminosità proprie di quelle destinate a percorrere
un lungo cammino tra gli uomini; destinate ad essere trasmesse per
essere conosciute, per essere condivise, per essere realizzate nel
tempo senza fine, nello spazio senza limiti, dagli uomini tra altri
uomini.
Perchè, questi uomini, con la loro buona volontà e
spirito di altruistico, tra loro organizzandosi, le realizzino nei
loro effetti benefici, secondo ed in armonia con lo scopo ultimo per
cui vennero formulate e trasmesse.
Perchè contribuiscano alla elevazione spirituale di ciascuno
di essi; all'elevazione spirituale degli uomini che ne siano
coinvolti, in qualunque modo toccati dalla loro benefica natura e,
loro tramite, a quella dei popoli tutti.
***
2.g. Il sesto senso.
Questo fenomeno intuitivo del soggetto costituisce quello che
è chiamato sesto senso o senso esoterico, definito da Alice Bailey
(La Via del Discepolato pag. 613 - editrice Nuova Era, Roma) come il
potere mentale di mettersi in sintonia con i pensieri più vasti,
per discernere quei concetti che metteranno il soggetto in grado di
influenzare la sua vita, il suo ambiente e di rivestire di nuovi
ideali la materia pensativa rendendoli più facilmente riconoscibili
nel mondo del pensiero e della vita quotidiana.
Abbiamo di questa ipotetica realtà , l'esempio
evidente nella trasmissioni radiofoniche. La realtà apparente
è data da una radio ricevente accesa che posta in sintonia con
un'altra trasmittente lì invisibile, capta e ritrasmette nel loro
esatto contenuto, le onde sonore all'ascoltatore.
È chiaro che la pratica del "come se
fosse" è solo illusione di un fenomeno intuitivo che non è
spiegabile con i normali processi conoscitivi; eppure il progresso
spirituale dell'uomo può essere calcolato in proporzione della sua
conquista di questa illusione, che tuttavia lo porta nella pura
atmosfera e nella luce della sua coscienza spirituale.
L'uomo muovendo come punto di partenza dalla coscienza, viene
in contatto con ambedue le realtà (luce della sua anima e
l'energia della forma) ed impara a poco a poco a dissipare il velo
delle apparenze, aiutato dal costante aumento della luce
dell'anima.
Il velo dell'illusione si può paragonare al momento, a noi
naviganti ben noto, che precede l'alba.
In barca a vela, in lenta navigazione nella immensitÃ
di un mare che non evidenzia confini, le cose familiarmente note si
vedono appena, attraverso una nebbia, una bruma che vela le forme
del mondo; si scorgono più per intuizione che per effettiva loro
visione.
È un periodo intermedio, misterioso, in cui la realtÃ
delle cose è nascosta dall'irreale immaginario.
Quindi appare, a poco a poco, l'albeggiante luce del sole che
fa individuare le sagome, dà ad esse il volume ed i colori. E
la realtà che ci circonda si manifesta in tutta la sua
vitalità .
Allo stesso modo, appare una tenue luce nella coscienza.
Segue un interludio tra le percezioni proprie della coscienza
animale e di quella spirituale; poi l'entità più fortemente
sintonizzata scaccia la più debole e se il sopravvento è
dell'anima, avviene il distacco dalle manifestazioni sensoriali
della persona ed il definitivo suo allineamento con essa.
Se la prevalenza è della coscienza del sei inferiore il
chiarore appena percepito rimane avvolto nella nebbia; la luce fioca
appena accesa si spegne al soffiare del vento delle sensazioni e
tutto si perde nell'oblio.
Quella occasione è svanita nel nulla ed occorre predisporsi
a riaccendere la radio per captare nuovi suoni, nuove idee, nuove
verità .
***
Appagati da queste intuizioni, possiamo ora ritornare alle
nostre modeste aspirazioni, proprie delle nostre personali
possibilità .
Per la generalità dei Fratelli della Costa, le idee, le
verità sono quelle contenute nelle Leggi dell'Ottalogo; sono
i Principi che da Esso scaturiscono e che si sono impegnati ad
individuare ed applicare.
Sono Essi che abbiamo approfondito per conoscere meglio noi
stessi e per decidere che rotta fare e dove andare.
A queste idee, ai precetti che ne sono scaturiti, abbiamo
cercato di trovare il Fondamento Ultimo: quello che lo stesso
Ottalogo ci ha suggerito velatamente, sforzandoci di esprimerlo come
meglio abbiamo potuto.
Tutto quello che abbiamo riscontrato è il Suo mondo ed il
nostro mondo; con Esso, per Esso possiamo ora vivere in miglior
armonia con noi stessi, con il nostro Mare, sulle nostre barche,
lungo le rotte che sceglieremo, e con gli uomini per unirci tutti
insieme in un unico sentimento d'Amore.
***
3. La
verifica.
Di quanto abbiamo ora intuito fu consapevole il Padre
dell'Ottalogo che tanto scrisse perché questo voleva dire? Od è
una costruzione che, seppure in armonia con quanto contenuto e
ricercato nella prima parte di questo lavoro, ad essa si aggiunge
come una nuova edificazione non progettata nè prevista?
È una domanda a cui nessuno di noi, è allo stato, in grado
di rispondere. La risposta forse potrà essere data in un
futuro prossimo o remoto in dipendenza della futura evoluzione
dell'uomo-corsaro.
Se quanto ritenuto oggi come vero fa parte della filosofia
dell'Ottalogo, con il tempo esso sarà assimilato da tutti noi
e vissuto nella convinzione della sua necessaria inclusione; se no,
rimarrà un'illusione fantastica, certo allettante, forse
remota.
Al presente possiamo porci un'ultima domanda:
Alla luce di quanto ragionato e dedotto, cambia qualcosa
nell'idea della Fratellanza della Costa da noi finora conosciuta e
vissuta?
Con la riformulata conoscenza dei risvolti più intimi
dell'Ottalogo cosa è ora per noi la nostra Associazione?
A mio parere è soltanto e sempre se stessa! bella,
piacevole, disinvolta, non pretenziosa, impegnativa quanto ci
basti.
Solo che adesso di Essa abbiamo maggiore consapevolezza. In
Essa abbiamo trovato una finestra che, se aperta, ci permette di
vedere l'infinito. Ora ne abbiamo maggiore rispetto perchè
finalmente ne abbiamo capito il valore, la portata, l'insegnamento e
tocca a noi decidere cosa farne e cosa essere noi, per Essa.
È certo che non possiamo più vagamente ignorarla.
Essa ci offre la possibilità di migliorare noi stessi e
con noi, i rapporti con il resto del mondo.
Ogni istante che viviamo mutiamo in qualche
cosa. Il tempo che viviamo scandisce costantemente la nostra vita
dall'inizio alla fine, negli episodi contingenti come nei fatti che
la caratterizzeranno per sempre. Ma siamo noi, sono le nostre
scelte, i nostri comportamenti che la qualificheranno al nostro
stesso giudizio, in positivo od in negativo.
La vita è molto lunga perchè il giudizio sull'uomo possa
essere frutto di equivoci, di mistificazioni o di interessati atti
di clemenza.
Prima o poi riconosceremo le nostre verità ed i nostri
meriti od i demeriti verranno fuori e ciascuno di noi si darÃ
sempre ciò che gli è dovuto.
Per quanto impegno, per quanta fantasia ci possiamo mettere,
non troveremo mai un giudice più rigoroso della nostra
coscienza.
I propositi
del Fratello della
Costa
1 -
Essendo Corsaro,
da Fratello
della Costa,
navigherò per
i
mari nazionali
e del
mondo e
lascerò agli
altri uomini un
ricordo piacevole
del mio
passaggio.
2 -
Essendo Corsaro, da
Fratello della
Costa, navigherò
per i mari
nazionali e del
mondo e renderò
testimonianza del
mio Amore
per il Mare.
3 -
Essendo Corsaro, da
Fratello della
Costa, navigando
sulla mia
Tavola, renderò
testimonianza delle
condizioni di vita
del Mare,
della sua
fauna, della
sua flora .
4 -
Essendo Corsaro, da
Fratello della
Costa, navigando
sulla mia
Tavola, renderò
testimonianza agli
uomini di mare
del loro
comportamento verso il
Mare, nel
bene e nel
male.
5 -
Essendo Corsaro, da
Fratello della
Costa, navigando
sulla mia
Tavola, renderò
testimonianza agli
uomini di mare
del loro
comportamento verso
gli altri
uomini.
6 -
Rendendo testimonianza a
questi uomini, mi
associerò e simpatizzerò
con coloro
che operano
nel bene,
astenendomi dall'
associarmi con
gli altri.
7 -
Essendo Corsaro, da
Fratello della
Costa, in navigazione
lungo il litorale ed a
piedi sulla
costa, metterò la
mia esperienza,
perizia, umanità , a
disposizione degli
uomini di mare,
perchè ne acquisiscano
conoscenza, siano
invogliati a seguirne
l'esempio . 8 - Essendo
Corsaro, da Fratello
della Costa,
sia in navigazione
che a terra,
avvicinerò l'uomo di
mare più
completo per
istruirlo ai Principi
della Fratellanza
della Costa,
perchè, mostrandone
attitudine e buona
volontà , possa
essere chiamato
Fratello .
9 -
Essendo Corsaro, da
Fratello della
Costa, sia in
navigazione che a
terra, mi accompagnerò ai
miei Fratelli
per stare
con loro in
allegria, in letizia e
familiarità ; per
scambiare con essi
conoscenze ed
esperienze di mare;
per approfondire
con essi i
Principi e le FinalitÃ
della Fratellanza
della Costa,
per acquisirne,
insieme, maggiore
consapevolezza .
10 -
Essendo Corsari,
Fratello e Fratello,
sia in navigazione
che a terra, ci
impegneremo perchè i
Principi che
impregnano la nostra
Fratellanza, siano
conosciuti, compresi
dagli uomini di
mare e dagli
uomini di buona
volontà per il
bene del
Mare, per il
bene dell'Umanità .
Il
Gran Commodoro
della Fratellanza
della Costa -
Italia
Gigi Piccione
Documento depositato al
Raduno Mondiale
dei Capitani
Nazionali in Cile.
Novembre 1994 TAVOILAIV PARTEIII
LEAPPLICAZIONI
TAVOLA V
Le applicazioni
pratiche
Ho riletto le mie comunicazioni che, da Gran
Commodoro-Capitano Nazionale della Fratellanza Italiana, nel biennio
del mio incarico elettivo 1993/95, ho inviato ai Fratelli e
pubblicato nel Golpe de Canon.
Esaminandole, mi pare che mantengano la loro attualità
e l'utilità per il confronto di idee tra Fratelli, che,
allora, mi sembrava necessario, al fine di rispondere più facilmente
alle nostre domande:
cosa siamo noi Corsari e come vogliamo esserlo.
Ve le ripropongo nelle loro linee essenziali perchè Vi siano
occasione di riflessione e di risposta.
***
Le
comunicazioni del Gran Commodoro,
sono le sue idee per un possibile futuro della
nostra Associazione. Esse non impegnano nessuno; nè è previsto
quando se ne possa parlare e cosa fare in proposito. Perchè sa che
nessuna opera umana può venire ad esistenza e produrre i suoi
effetti positivi se prima ciascun uomo, di molti, non l'abbia
concepito interiormente e formulato spontaneamente.
***
LE NOSTRE
ROTTE
Cari Fratelli,
in questa nuova rotta della Fratellanza, ritengo importante
che la Flotta Italiana navighi in formazione. Vi immagino per ora
intenti a bighellonare lungo la spiaggia a prendere il sole,
raccogliere i beni ed i frutti che il Mare spontaneamente ci offre;
o a calafatare la Tavola in secca per predisporla per la prossima
navigazione; o a tenerla in ordine all'ormeggio.
Vi immagino intenti alla navigazione con i Vostri legni,
impegnati al cambio delle vele, a seguire il vento, a controllare il
mare, in giornate assolate, ventose, pieni di salsedine; poi la sera
in ormeggio nelle rade, in acque limpide, a raccogliere il frutto
della navigazione ed a godere del meritato riposo.
Ma la Fratellanza della Costa ha le sue rotte da percorrere,
i suoi ritmi nella navigazione, i porti, le mete da raggiungere. Mi
riferisco in particolare alle attività esterne della
Fratellanza in cui Essa impegna il suo nome, la sua credibilità.
Ebbene per Voi, miei cari Fratelli, suono personalmente il
fischietto del nostromo: Organizziamoci per rendere questa nostra
flotta efficiente, pronta alla navigazione ed ad eventuali
abbordaggi; affiatata e compatta nelle manovre di squadra, in mare
aperto con unicità di rotta e di obbiettivi.
Prima condizione è la costante informazione, conoscenza,
lungo la struttura gerarchica statutaria, competente per materia, di
tutto quanto prepariamo e facciamo per la nautica ed il Mare.
Tra queste strutture, in tema di proposta e di scelta delle
rotte e della navigazione, il canale diretto d'informazione
coinvolge: il G.C., il Capitano d'Armamento; gli Esperti; le Tavole
e per esse i Luogotenenti e con essi gli scrivani e da costoro, ogni
Fratello della Costa.
In tema di ricerca introspettiva dei Principi e dell'essere
Fratellanza e Fratelli della Costa: Gran Maestro, Armero Major,
Consulenti Nazionali, Armero di Tavola; In tema di adempimenti vari
per la tenuta delle odiate scartoffie, la Scrivano Maggiore,
l'ufficiale della Casermetta, gli scrivani di Tavola. Sempre lo
Scrivano Maggiore per le necessità di archiviazione. Questi
canali funzionano in un verso e nell'altro, in via automatica:
Occupiamoci di rotte e di navigazione.
Il Fratello che prende un'iniziativa nelle attività
esterne alla Tavola, nell'ambiente nautico, che coinvolgano singole
persone o gruppi od associazioni, o enti pubblici.
darà comunicazione diretta a tutti gli altri.
Rilievi, considerazioni, informazioni sul merito dei
contenuti da parte dei singoli componenti la struttura di fuoco, si
aggiungono ma non interrompono il flusso della conoscenza delle idee
e delle iniziative proponende, che vanno valutate e/o suggerite, in
relazione alla loro ampiezza e portata, dal Luogotenente della
Tavola o dal G.C., assistito dai Maggiorenti con funzioni statutarie
specifiche.
Le approvazioni, i suggerimenti e quant'altro necessario per
migliorare gli obbiettivi, la rotta, la navigazione, saranno da un
lato comunicati ai destinatari, dall'altro diramati alle altre
Tavole, in un flusso costante di conoscenza di iniziative,
informazioni, esperienze, risultati.
Unità di rotta non disgiunta da eventuali
differenziazioni di percorso delle singole Tavole e/o dei Corsari,
sempre per tempo conosciute, condivise - perchè la
responsabilità della riuscita e della spendita del buon nome
dell'Associazione è sempre del Luogotenente a livello locale e del
Gran Commodoro a livello nazionale - devono costituire il nostro
modo di esprimerci ed operare nel mondo della nautica, al fine di
prestare un qualunque servizio spontaneo, disinteressato, serio,
efficente, lodevole, umile, a favore del Mare e del suo mondo nelle
tre manifestazioni: vegetale, animale, umano.
Seconda condizione è che i Fratelli di Tavola, i Corsari,
operino di concerto tra loro e con la consapevolezza degli impegni
nelle attività pubbliche, degli obbiettivi, delle
difficoltà , dei rischi.
Scopriamo il Fratello della Costa che è dentro ciascuno di
noi, che ci fa capolino nella commozione che ci pervade quando
parliamo di Fratellanza della Costa! Soltanto vivendo interiormente
l'Ottalogo potremo sentire il bisogno di adoperarci in veste di
Corsari, di rappresentanti di Tavola, dell'Associazione, in
iniziative, in attività , in opere, che rispecchino il nostro
sincero, autentico Amore per il Mare. Accantoniamo tutto quanto possa
dividerci ed esaltiamo quanto possa unirci in idee, opinioni,
reciproca simpatia e rispetto, unità di intenti e
d'azione.
Ai Fratelli Luogotenenti Generali della Fratellanze della
Costa in navigazione sui mari del mondo, propongo: Proviamo ad
allineare le nostre flotte, consapevoli dell'unica ragione della
nostra presenza nella Fratellanza della Costa: l'Amore
incondizionato, disinteressato, verso questo Elemento vitale, perchè
Esso si perpetui per l'esistenza del pianeta Terra e delle
generazioni future.
Sono uno di Voi, sono un Fratello della Costa; come uomo sono
soggetto ad errori: invoco la Vostra comprensione ed il Vostro
aiuto! sappiate che se mi dovesse accadere di sbagliare non
sarà mai per tradire una giusta causa.
II LA NOSTRA
STAMPA
Cari Fratelli,
già nella mia breve conversazione nel corso del C.G. e
G.
a Siracusa, Vi ho esposto per sommi capi la necessità
di curare in modo piu organico ed efficace la nostra “stampa†ed
a tal fine Vi ho proposto i Fratelli che avrei chiamato a far parte
di una sorta di ufficio di redazione che desse corpo, con il loro
apporto, alle nuove aspettative. Adesso Vi vorrei esporre più
compiutamente il mio pensiero, per sentire il Vostro parere,
ascoltare i Vostri consigli e per muoverci, sugli orientamenti più
consapevolmente emersi, tutti insieme, acquisiti il Vostro
interesse, la Vostra disponibilità ed impegno.
In pochi, anche se volenterosi, non bastiamo per creare una
buona stampa (sempre a livello dilettantistico).
Occorre creare tra noi uno staff.
Con chi tra noi?
Fratelli della Costa, che abbiamo una qualche predisposizione
per lo scrivere, per fare giornalismo.
Cosa intendo “tra noi�
Tra noi fratelli, aspiranti, schiave, loro figli, tigrotti,
che abbiano una certa facilità di esposizione scritta o
grafica o fotografica, che facilmente trovano il tempo per scrivere
e fantasticare di Mare e del Mare;
O che abbiano la qualità del “giornalistaâ€: di
registrare con frasi scarne, essenziali, i fatti vissuti o fiutati
che abbiano per oggetto il Mare e la nostra vita sul Mare e per il
Mare, nel tempo in cui essi si verificano.
Quanti tra questi?
C'è posto per tutti in relazione alla disponibilitÃ
ed all'impegno di ognuno.
Basta il tigrotto che invii il disegnino originale della sua
barca, del mare e di essa in navigazione.
Basta il racconto di un fatto vissuto a mare e, da qui,
“qualunque altra cosa che testimoni: il nostro grande amore per il
Mare; il rispetto che abbiamo per esso, la difesa che siamo pronti a
spendere in suo favore in base alla nostra esperienza di marinai, di
navigatori, di sportivi, di diportisti; la nostra
disponibilità a renderci utili per fatti che onorino il Mare
ed i suoi sportâ€.
Lo staff dell'Ufficio Stampa, allo stato, è così
costituito.
- Il Responsabile.
- Il Gruppo di redazione per la preparazione, raccolta del
materiale destinato alla stampa.
- I coordinatori con competenza territoriale.
- I collaboratori fissi:
Possono diventare “collaboratoriâ€, i fratelli che,
avendone la predisposizione, nel piano pratico dimostrino con
l'attività e l'impegno costanti di volersi inserire in
questo gruppo; i fratelli giornalisti, fotografi, grafici in
servizio attivo o in pensione che dichiarino la loro
disponibilità ; i fratelli che svolgano una attivitÃ
professionale che abbia per oggetto o attinenza con il mare e che
dichiarino la loro disponibilità .
La struttura prevede inoltre:
- il Corrispondente di Tavola:
il fratello, l'aspirante, che verrà designato, in
quanto fornito di predisposizione e buona volontà , dal
Luogotenente a svolgere fattivamente e produttivamente questo
compito.
- I collaboratori esterni: tutti gli altri di cui sopra che
dimostreranno la buona volontà di volerlo essere quando e come
vorranno.
- I corrispondenti e collaboratori esteri: i Fratelli delle
Fratellanze estere che avrebbero il piacere di partecipare
fattivamente a questa nostra impegnativa navigazione.
La differenza tra i collaboratori fissi e gli esterni è
soltanto nella differente assiduità d'impegno.
Di cosa scrivere?
Vi suggerisco alcune mie idee in proposito, senza che esse
abbiano la pretesa della completezza: Ecco perchè non posso essere
solo a gestire questo nostro patrimonio!
Rubriche e Servizi:
a) Storia della Fratellanza: in generale nelle persone:
Maggiorenti, Tavole e Fratelli.
La sua evoluzione: cosa è stata nelle Tavole; cosa è stata
a livello naz.le; cos'è stata nella Fratellanza estera:
b) Cos'è la Fratellanza della Costa:
* Quella Nazionale: nei Principi, Statuto, Ottalogo e nelle
deliberazioni; nelle persone, nelle Tavole, negli Organismi
Nazionali
* Le Fratellanze estere: quali sono; chi sono i Fratelli; i
Maggiorenti; cosa fanno; di cosa si occupano; Rapporti,
organismi ed attività comuni; Comparazioni con la nostra;
scambi e supporti.
c) di cosa si occupa la Fratellanza della Costa; Materie di
interesse:
Tutto del mare, quali per esempio:
l'ecologia; le coste: porti, marina, attracchi.
Aspetti tecnici e sociali; la legislazione nautica; la
politica della nautica; le attività nautiche: turismo,
diporto, circoli nautici, sport nautici: regata, pesca, subfoto.
La tecnica nautica: la barca, le attrezzature, gli accessori;
la navigazione.
Attività esterna delle Tavole: trofei, regate, raduni;
rapporti con i clubs; con gli organi locali: cap.rie, sezioni
nautiche della guardia di finanza, dei VVUU; interventi a livello
locale e reg.le.
Attività esterna degli Organi di rappresentanza naz.le:
rapporti con gli Organi di Stato, le Federazioni di vela ecc.; la
Lega Navale; la Lega Ambiente, il WWF; con gli
organi di diffusione che si occupino di nautica.
Interventi a livello naz.le nel campo della n..
d) Cultura: relazioni di viaggi, racconti,
progettistica, tecnica, innovazioni; libri; teatro, musica
e) servizi: anagrafe equipaggi, consigli utili ed assistenza
tecnica, portolano, cambusa, documentazione: inquinamento,
attività nautiche.
f) Corrispondenza con i lettori.
g) In particolare per il
GOLPE DE CANON
Informazione, aggiornamenti delle verbalizzazioni,
deliberazioni, attività interne, degli Organi Nazionali, delle
Tavole, dei Fratelli; degli organismi internazionali della
Fratellanza della Costa; delle Fratellanze estere.
Tutte le altre notizie utili interne, distribuite in
Rubriche: gli abbordaggi, i riscatti, le zingarate, gli scherzi, i
lazzi, i frizzi, le fregature, le delicatezze, le poesie, le
vignette, le barzellette, le caricature, gli aneddoti ed i fatti
veri raccontati per sorridere, dal fratello, per rendercelo più
caro al nostro affetto, al nostro ricordo.
Uno spazio proprio è riservato all'Associazione: “Le
Schiave del Mare†della Tavola di Piacenza ed eventuali
ramificazioni nelle Tavole.
Il tutto con tanto “humourâ€.
È solo un divertimento e speriamo di renderlo, con
l'apporto di tutti, entusiasmante! Dobbiamo essere una Fratellanza
dinamica, compatta, allegra.
Organizzazione del lavoro:
Il gruppo di redazione opera in costante collaborazione e
consultazione circa i servizi, gli articoli, ricerche, e
quant'altro, come una redazione di giornale.
La raccolta del materiale da pubblicare proveniente dalla
intera struttura, fa capo al coordinatore.
Il materiale raccolto, visionato, andrà al Gran
Commodoro per la responsabilità e selezione politica e per
essere inviato all'Ufficiale della Casermetta, nella veste di
direttore responsabile per la pubblicazione.
Il materiale pubblicato porterà la paternitÃ
dell'Autore.
III – LE
NOSTRE ATTIVITA'
Cari Fratelli,
proseguendo lungo la rotta tracciata nel nostro programma, è
d'uopo approfondire le nostre idee in materia di AttivitÃ
dei Fratelli della Costa - Italia, a livello del singolo Fratello,
della singola Tavola, degli Organi a competenza Nazionale ed,
infine, dell'Associazione quale soggetto operante nel mondo della
nautica e del “Mareâ€.
Il nostro Diario di Bordo in proposito così si esprime: Da
“Cos'è la Fratellanzaâ€.
È “culto ed amore per il mare.
Disciplina, comprensione, cameratismo, generosità ,
ospitalità e modestia. Suo impegno fondamentale è di
rafforzare le virtù sopra indicate affinchè possano essere
dimostrate e divulgate a tutti con semplicità e
chiarezza. In seno a questa Organizzazione
acquistano realtà le immagini, i progetti ed i sogni il cui
mondo è il mare. Nelle riunioni si discutono temi che riguardano la
migliore conoscenza degli oceani per il bene dell'Umanità .
L'arte che estrae dal paesaggio marino la sua ispirazione,
favorisce e stimola sentimenti nella Fratellanzaâ€.
Da “La Fratellanza della Costaâ€: “L'attivitÃ
della Fratellanza Italiana è multiforme: dalla collaborazione alla
rubrica Tortuga, al bando di concorsi per progettisti nautici
italiani, ai raduni di barche in Mediterraneo, ai trofei per
crociere più impegnative, alla befana del faristi e, in genere, a
tutte le attività rivolte alla diffusione della passione per
il mareâ€.
Questi concetti sono stati, a mio avviso, perchè mi consta,
li ho vissuti, così interpretati e realizzati in trentacinque anni
circa di vita della Fratellanza e fino ad oggi.
Innanzi tutto tra Noi, in piena libertà , in assoluta
evasione; senza vincoli, legami, impegni, riferimenti con il mondo
sociale, politico, economico, del proprio lavoro, degli affari, con
la realtà di tutti i giorni:
Noi, la barca ed il mare.
Un Mondo a sè, a livello personale, fatto d'aspirazioni,
fantasia, illusioni, di desideri via via realizzati, resi corposi
dalla presenza, dalla disponibilità del mezzo: la barca.
Il rapporto con essa nel prepararla, sistemarla, metterla a
punto sì che lo scafo, i pesi, l'attrezzatura, le vele, la
presenza umana, il vento ed il mare si amalgamassero tra loro in
modo da formare un tutt'uno armonico, sensibile, pronto, docile,
corposo, robusto, forte e per tutto questo, vivo e vitale, che parla
alle orecchie, si esprime, suggerisce, che canta, al suo creatore,
in uno con gli elementi che lo circondano.
Il vento, il sole, la luna, le stelle, il mare, ammirati,
amati nella loro bellezza; associati alla navigazione; tutti
apprezzati nella loro forza; alcuni temuti per la loro potenza, la
violenza loro inarrestabile, inopponibile, insuperabile, eppure
convivibile.
Un Mondo a sè, fatto d'amicizia sincera, leale; di
comprensione, solidarietà fraterni; di impegno nautico, pregno
di spirito d'avventura, di coraggio, ma anche quale espressione di
studi nelle materie attinenti alle attività nautiche scelte,
approfondimenti, esperienze, volti ad acquisire conoscenza, perizia;
ma soprattutto a temprare il carattere, a mettere a prova, spesse
volte a dura prova, la tenuta psico-fisica, etica, spirituale di
ciascuno.
“Un'Isola nostra che non c'è per gli altriâ€;
un'Oasi d'amicizia, di serenità , d'entusiasmo, di
fervida attività , d'amore, nel deserto della
società .
Non solo questo.
La Fratellanza è stata un guscio chiuso tra noi, con i pori
aperti per sentire, comunicare, trasmettere sentimenti, opinioni,
attività con il mondo contiguo.
Sotto questo aspetto, gli stessi Ideali sono stati espressi
variamente, dal Fratello nella navigazione - qualificata con l'uso
del “banderin negro†- per diporto, regata, pesca. Nella
partecipazione personale e/o con propria imbarcazione in regate o
manifestazioni naz.li e/o internazionali, mondiali. In
attività sportiva e/o agonistica personale in specialitÃ
nautiche, subacquee a vario livello. Con intervento, nella
qualità di F. della C., in
attività di istruzione - corsi di informazione e di
approfondimento alla vela, alla navigazione - ai soci di Circolo/i;
di assistenza ed organizzazione in regate ed in raduni a livello di
Circolo nautico, tra Circoli; di assistenza ed organizzazione in
regate ed in raduni a livello nazionale e/o internazionale per la
F.I.V.
per singole categorie, per circoli nautici o
intercircoli.
Dalla Tavola: in organizzazione di raduni nautici per i
Fratelli di Tavola, esteso a tutti i Fratelli, a simpatizzanti ed
amici; organizzazione di regate veliche e altre gare per Fratelli,
estesa a chiunque volesse iscriversi con premi a Fratelli ed in base
a classifica. Organizzazione di regate e altre
gare inserite in campionati F.I.V. od altri con trofei intestati
alla Tavola od a Fratello; organizzazione di conferenze, dibattiti
su temi nautici o ad essi pertinenti, aperte alle altre Tavole, a
persone qualificate del settore, a simpatizzanti; interventi presso
autorità di enti locali, territoriali prov.li, regionali,
statali a competenza prov.le-reg.le in temi riguardanti la
nautica.
Assegnazione di Trofei, Targhe, Crest ed altri riconoscimenti
a vario titolo a Fratelli, a Sportivi, ad Associazioni od enti.
Dagli Organi Nazionali per compiti di Statuto; dal Capitano
d'Armamento; con il riconoscimento al Fratello/i di aver compiuto
un'“Impresa Nauticaâ€; o altra impresa degna di mensione.
È in corso di assegnazione il Titolo di “Tavola di
Navigatoriâ€; di preparazione l'Archivio storico delle “Imprese
Nauticheâ€.
Dal G.C.: con l'intervento in materia nautica ed aspetti
collegati, a livello nazionale avanti i Ministri competenti,
Parlamentari ed il Governo dello Stato. Intervento avanti il
Presidente della Repubblica per problemi inerenti allo stesso
tema.
Dal C.G. e G.: su proposta del Capitano d'Armamento con
l'assegnazione del titolo di “Accademico dello Yachtingâ€.
Dibattendo, deliberando o ratificando le proposte e le iniziative
come sopra adottate dal G.C. nelle funzioni.
Ma non tutti i Fratelli, non tutte le Tavole, non tutti i
Capitani d'Armamento con i loro Esperti, non tutti i GG.CC., non
tutti i CC.GG. e GG hanno svolto e svolgono tutte queste
attività . Esse sono state espressione di
chi si è sentito di farle. È vero che molti Fratelli, molte
Tavole, qualche Capitano d'Armamento, qualche Gran Commodoro ed il
C.G. e G. quando ne è stato richiesto, le superiori attivitÃ
le hanno realizzate. Nella loro autonomia,
spontaneamente, liberamente, con molta sensibilità , senso di
responsabilità , gli Organi Statutari ed i singoli Fratelli
hanno interpretato con dignità , con passione, questo aspetto
che pure lo Statuto e l'Ottalogo contiene ed a loro assegna. Ed è
grazie a questo loro onesto e serio intendimento che noi, adesso,
siamo conosciuti ed apprezzati per quello che siamo; possiamo ora
parlare di ulteriori approfondimenti ed ipotizzare possibili nuove
prospettive future, se spontaneamente matureranno dentro di noi
tutti.
Quali approfondimenti?
Ricerchiamoli nei Principi fondamentali quali sono espressi
dall'Ottalogo:
“L'amore per il mare deve essere il motivo della tua vita
.â€;
Da “La Fratellanza della Costaâ€: “creare, entro ed
oltre le frontiere nazionali, una salda rete di amicizia fraterna e
di mutua comprensione†... che riaffermi e garantisca le più alte
virtù marinare di “lealtà verso la Patria e di amore verso
l'umanità â€.
In un mondo in cui sembra dover regnare solo l'egoismo e la
ricerca di ogni bene materiale, la Fratellanza della Costa ci appare
come un faro isolato in mezzo alle tenebre e ci offre il conforto di
una visione della esistenza in cui l'individuo, di fronte
all'infinita maestà del mare, sente l'ispirazione a
“seguire sempre più nobili e schietti ideali di vitaâ€.
Dallo Statuto: l'autonomia delle Tavole.
Rettamente interpretata, essa, a mio avviso, significa che
ogni Tavola, essendo nucleo territoriale dell'Associazione, deve
esprimere con comportamenti, attività , opere, i Principi, lo
Spirito dell'Associazione che ricava da una corretta
interpretazione dell'Ottalogo, degli atti costitutivi della
Fratellanza.
La scelta del campo d'azione, delle conseguenti
realizzazioni pratiche, pur manifestazione genuina e quindi rigorosa
di quei Principi, è la più ampia, la più varia e diversa
possibile perchè dipende dalle decisioni della Tavola assunte in
piena libertà , influenzate naturalmente dalle sue
caratteristiche, dalle qualità , capacità , preparazione,
esperienza, sensibilità , in una parola dalla “saggezzaâ€
del Luogotenente, del Consiglio di Tavola, dei singoli Fratelli.
La scelta ponderata dipende dall'ambiente della cittÃ
in cui si risiede, dal porto d'armamento e dall'ambiente nautico
in cui opera, dalla vicinanza o meno di altre Tavole che devono
consigliarla, supportarla, collaborarla.
Qualunque siano le scelte, i campi d'azione (sempre in
armonia con i sopra ricordati Principi tra quelli possibili, piccoli
o grandi che siano, imponenti o minuti, poco importa, secondo me,
essendo più importante “l'essere, il fare, l'esserciâ€:
La Tavola, inoltre, in quanto membro del C.G. e G.,
è tenuta a rispettarne ed eseguirne le deliberazioni con
sollecitudine e diligenza.
A mio parere, nelle due ipotesi ricordate, la Tavola gode di
un grado di autonomia diversa, perchè mentre nel primo
(attività in base allo Statuto) i suoi limiti nel contenuto
dalle deliberazioni e nella loro esecuzione sono dati soltanto dalle
norme Statutarie e dell'Ottalogo, nel secondo (attività in
base a delib. del C.G. e G.) i detti limiti si estendono anche al
contenuto delle deliberazioni, perchè queste sono state giÃ
assunte dalla Tavola in quanto componente del C.G. e G. ed
in seno ad Esso. Questa diversa attività delle Tavole, in
quanto componenti dell'unica Associazione Fratelli della Costa, va
comunque armonizzata con l'intervento del Capitano d'Armamento e
degli Esperti.
Le esperienze delle Tavole nei vari campi d'azione dalle
stesse scelti, sono comunicate al Gran Commodoro, allo Scrivano
Maggiore. Tramite il Golpe il tutto è pubblicato, perchè anche le
altre Tavole facciano tesoro delle iniziative e delle esperienze
altrui; perchè, se lo ritengano necessario o utile per la loro
nautica ed il loro Mare, battano le stesse rotte per conseguire
risultati uniformi, rilevanti ed efficaci.
Armonizzazione di attività , uniformità di
contenuti nei campi di attività e nei comportamenti, in base
ad una esperienza comune, potrebbero essere fatti qualitativamente
auspicabili e, perchè no, qualificanti.
Informandone gli Organi Nazionali.
Come lo Scrivano Maggiore è il notaio della Fratellanza che
tutto deve conoscere per registrare, annotare, archiviare e quindi
va costantemente informato di ogni iniziativa, delle sue
modalità di realizzazione e dei risultati; così il
Luogotenente ed il G.C. devono sapere, di ogni attività che
impegni la Fratellanza verso l'esterno a livello locale o
nazionale, perchè ne assumono la responsabilità in quanto
rappresentano legalmente ed ad ogni effetto la Fratellanza. Ne sono
l'immagine esteriore che viene apprezzata o vilipesa in base a
quel che ciascuno di noi, nel più sperduto covo d'Italia o
caletta del mondo, faccia; ne devono esprimere il pensiero, le
opinioni a livello nazionale ed internazionale, regionale e
locale.
Con la benedizione dei Maggiorenti e per renderne conto al
C.G. e G.
I corollari che ne scaturiscono.
La Tavola nazionale o territoriale è un vascello in
navigazione.
Nella Tavola esiste il Luogotenente che ha lo stesso ruolo
del G.C.; esistono il C. d'A., l'Armero, lo Scrivano, il
Consiglio di Tavola, che, nel loro ambito, svolgono funzioni simili
a quelle degli omologhi nazionali. Quanto sopra detto va quindi
proiettato in seno alla Tavola con gli stessi compiti, funzioni,
doveri, adempimenti.
Le realizzazioni pratiche.
Quali ipoteticamente possibili e in quali rami di
attività ?
È buona norma far tesoro dell'esperienza passata e
muoversi conformemente ad essa, ripetendo, le stesse attivitÃ
con una maggiore presenza, impegno, assiduità .
I Luogotenenti, le Tavole, i singoli Fratelli possono operare
lungo le rotte usuali, come sopra ricordate, che conoscono o che
sono state utilmente sperimentate dagli altri, se le ritengano
consone e qualificanti nel loro ambiente nautico ed utili al loro
Mare ed alla loro nautica.
Possono orientarsi verso nuove iniziative in tema di ecologia
per la tutela della fauna, flora marine, della costa; secondo le
predisposizioni di ognuno, in via autonoma o in collegamento con
associazioni che diano garanzia di serietà e d'altruistico
amore per il Mare.
Il G.C. con gli Organi Nazionali si muoveranno, non appena
avranno raccolto gli orientamenti delle Tavole e le deliberazioni
del C.G. e G., anche in questo senso e non solo nei confronti di
Associazioni naz.li, ma pure di Organismi statali, governativi ed
enti morali. Le necessità del Mare, della nautica sono tante e
così vaste che c'è solo l'imbarazzo della scelta. Vi è
possibilità di scegliere il campo più prudentemente
abbordabile ed adeguato, impegnativo fin dove ce lo si possa
permettere, per fare un servizio dignitoso, utile e produttivo per
la Natura e la Collettività .
La qualità degli interventi.
È la parte più delicata del programma!
Se l'intervento, il servizio, l'attività , il
singolo atto possono essere realizzati solo in modo approssimativo o
qualitativamente scadente, è meglio desistere; se essi possono
essere collegati ad un interesse economico, commerciale del fratello
promotore o, peggio, se sono espressione anche sottintesa di tali
interessi; se possono essere oggetto di equivoco tra il manifestato
amore per il Mare ed i suoi elementi, per lo sport nautico o per la
nautica pura ed un celato affare personale; in tutti questi casi in
cui si rischia di gabellare i nostri sentimenti di Associazione
altruistica con un particolare interesse di qualcuno di noi, poichè
il giudizio negativo nei confronti del responsabile organizzatore,
della Tavola e dell'intera Associazione che in quella circostanza
rappresenta, sottinteso o palese, sarebbe giustamente grave, allora,
in tutti questi casi, se il servizio è oggettivamente necessario o
utile nei termini che abbiamo detto, si rimuova quell'aspetto
inquinante, si trovi altra soluzione oggettivamente più pura, che
lasci la coscienza dei Fratelli operanti, serena di fronte al
giudizio espresso o tacito delle Autorità , dell'opinione
pubblica: acquisiremo tutti maggiori meriti, più elevati e
duraturi.
Vi ricordo quanto espostoVi nella mia 1/93 “le nostre
rotte†sull'atteggiamento da tenere, ripreso, sopra, da fonti
ben più qualificate.
La personalizzazione degli stessi, ossia la spendita del Nome
dell'Associazione.
I Fratelli, le Tavole, gli Organi Nazionali e quelli
rappresentanti l'Associazione, devono sempre qualificarsi come
appartenenti ad essa e dichiarare che si impegnano a compiere
quell'attività in quanto tali; questa loro qualifica deve
riscontrarsi anche visivamente con l'uso del distintivo.
Se l'attività come sopra individuata venisse
realizzata senza questi requisiti, non solo sarebbe inutile per
l'Associazione, ma addirittura dannosa e controproducente perchè
l'omissione della dichiarazione da parte del fratello, sarebbe
intesa come manifestazione implicita di un suo disinteresse, un suo
giudizio negativo. Il dimenticare d'essere Fratello della Costa
equivale ad esserlo senza convincimento ed allora perchè continuare
ad esserlo? il mostrare d'esserlo significa
credere intimamente nei suoi Principi d'amore per il Mare e per
ciò che di più puro esso rappresenta nei sentimenti umani ed
allora, perchè nasconderlo e come è possibile dimenticarsene se è
una divisa interiore prima che esteriore?
Le Prospettive.
La nostra Associazione è votata al Mare, alla vela, alla
navigazione, al diporto, alla gioia di vivere tutti questi
sentimenti in armonia con la natura e gli uomini. Per
questo non abbiamo necessità di fare politica, di aderire come
Associazione ad un partito nè di farci strumentalizzare da
chicchesia: sul mare, con il Mare siamo liberi e questa nostra
scelta è immutabile e definitiva. Sentiamo l'esigenza di
difenderlo e ciò faremo nel migliore dei modi da buoni cittadini,
rimanendo sempre coerenti con i nostri Principi e con noi
stessi.
Le prospettive sono: essere sempre noi stessi.
Partecipate insieme a me:
Il futuro dell'Associazione si costruisce sull'apporto
attivo, interessato di tutti e settecento i Fratelli, non sulle
idee, sull'attività di pochi entusiasti. La
nostra amata Associazione varrà quanto il più indolente,
annoiato, disinteressato, pigro dei nostri Fratelli, non mai quanto
il primo della classe chiunque esso sia. E'
mio compito scovare l'ultimo (in qualità ) dei miei Fratelli
della Costa per invitarlo ad interrogarsi su cosa voglia che
sia
la Fratellanza della Costa; su cosa sia disposto a fare per
il Mare e la nautica.
Ritroviamo il fervore, l'entusiasmo dei Fratelli dei primi
anni della Fondazione, dei primi mesi della nostra Investitura e
ripartiamo tutti insieme per una ideale navigazione, immersi nello
spirituale Liquido Elemento!
E sarà quel che Voi vorrete. TAVOLAVI
IV L'istruzione
dell'Aspirante.
Premesse.
Spesso abbiamo constatato e ci è stato fatto constatare, che
gli aspiranti, specie se provengono da Tavole in cantiere, arrivano
alla cerimonia dell'Investitura assolutamente digiuni dei
contenuti spirituali di Essa e della nostra Associazione.
Molti la considerano alla stregua di un club di servizio.
Altri ne hanno recepito solo l'aspetto
scansonato-goliardico di gente che va per mare e che ama divertirsi
insieme, in navigazione ed a terra; Altri ancora ne hanno rilevato
il suo aspetto esclusivo, circoscritto ad un determinato numero di
persone ammesse per chiamata e non su domanda; Infine hanno notato
l'aspetto “folkloristico†del chiamarsi “fratelli†e del
richiamarsi, per meglio qualificare questo insieme di
caratteristiche, ai Corsari della Tortuga, del mar dei Caraibi,
dalla cui storia si è ripreso, un certo frasario, una certa
struttura.
È nell'atteggiamento dell'investendo, nell'espressione
del suo volto, nel messaggio che trasmette con il suo sguardo
durante le fasi della cerimonia, che noi Fratelli anziani, capiamo
se l'Aspirante ne abbia compreso l'intimo significato o se la
ritenga come un passaggio obbligato e goliardico dell'ammissione,
a cui bisogna sottostare con pazienza, diplomatica adesione e una
malcelata dose di incredulità .
Questa sua impreparazione, questa stentata assimilazione dei
Principi della Fratellanza è da molti attribuita al tipo di
istruzione che l'Aspirante riceve dal Padrino della Tavola in
cantiere o nella Tavola di appartenenza, durante il periodo di
aspirantato. Infatti, normalmente, non si tratta di istruzione ma di
praticantato. Gli si dice: pratichiamoci! stando con noi Ti renderai
conto di come la pensiamo noi Fratelli della Costa sulle cose del
mondo, cosa facciamo; noi, dal Tuo comportamento, capiremo se puoi
assimilare i nostri Principi e se staremo in futuro reciprocamente
bene, insieme. Se questo comportamento è ottimo per risolvere il
problema delle compatibilità tra Fratelli ed Aspiranti, meno
lo è per l'esigenza di conoscenza ed assimilazione dei nostri
Principi da parte di costoro, esigenza che spesso rimane
insoddisfatta.
Da
qui le cerimonie di investitura scialbe, fatte a persone distratte,
dagli sguardi vuoti o divertiti o, peggio, ironici e distaccatamente
tolleranti.
Da
questa reale constatazione, scaturisce la necessità di
riordinare la fase dell'aspirantato, rivederne le modalitÃ
di istruzione, nelle due ipotesi di:
Tavola in Cantiere di Aspiranti autodidatti;
Tavola in navigazione con Aspiranti seguiti dal Luogotenente
e dai Fratelli.
- Nel caso della Tavola in
Cantiere di Aspiranti, l'istruzione di essi è affidata
all'Armero Major, assistito dai Consulenti Nazionali all'uopo
nominati dal C.G. e G..
-
Nel caso di Tavola in navigazione, l'istruzione è affidata alla
Tavola. L'Armero Major e/o i Consulenti intrattengono gli
Aspiranti, prima che siano presentati al C.G.G., sul tema della
Fratellanza della Costa per fare e ricevere dagli Aspiranti,
osservazioni.
Perchè è stato scelto l'Armero Major?
Perchè è Lui che simbolicamente forgia, conserva e
custodisce la Sciabola d'Arrembaggio perché durante la cerimonia
dell'Investitura, perchè con Essa trasmetta idealmente
all'Aspirante, il vincolo di Fratellanza e lo Spirito del Corsaro
e su di essa gli faccia giurare fedeltà all'Ottalogo.
È suo compito, pertanto, chiamare gli Aspiranti della Tavola
in Cantiere per istruirli ai Principi, gli Ideali, le regole, gli
usi, costumi della Fratellanza della Costa; Accertarsi che gli
stessi siano assimilati con convinzione per essere vissuti ed
applicati con padronanza; Attestare il risultato conseguito da ogni
Aspirante sì da presentarlo al C.G. e G. per l'eventuale ammissione
e, se ammesso, provvedere perchè ne faccia, con la Investitura, un
provetto e convinto Corsaro.
La
metodica dell'istruzione: I presupposti
* Il materiale umano che si presenta per la prima volta a Noi
o che è scelto dalla Tavola, è da presumere che sia,
nell'ambiente locale, il più idoneo possibile e nel possesso dei
requisiti richiesti quali: qualità nautiche di buon marinaio;
comportamenti personali in navigazione in mare ed a terra improntati
a civiltà , signorilità , distinzione, correttezza,
sensibilità ; in quelli sociali improntati ad attiva
collaborazione, partecipazione; ben accetto nell'ambiente nautico,
professionale, sociale in cui opera; apprezzato e stimato per le
doti personali.
L'ipotetico Aspirante ha l'età fisica sufficiente a
maturare l'amore per il mare e per estrinsecare quest'amore in
rilevanti attività nautiche ricche di esperienza vissuta;
relativamente libero dai principali problemi dell'esistenza che
spiritualmente ed anche economicamente ha impostato e, allo stato,
risolto. Quest'uomo ha una sua forma mentis, un sua cultura,
principi, regole a cui si attiene coerentemente.
Ha una sua filosofia di vita, una sua etica che estrinseca in
comportamenti esteriori in famiglia, nell'attivitÃ
lavorativa, nel tempo libero.
* Molte delle superiori sue caratteristiche sono necessarie
per essere un buon Fratello; altre non guastano; ma altre potrebbero
essergli d'ostacolo o di limitazione o d'impedimento.
Vediamo perchè.
* La nostra Associazione è unica nel suo genere.
È unica perchè si fonda nell'Amore (non egoistico nè
edonistico) dell'Associato per il Mare, per questo Elemento
naturale che egli teme, rispetta ed idealizza quale manifestazione
apparente della Vita Unica. Perchè questo legame spirituale
che lo unisce al Mare, è vissuto innanzi tutto interiormente, in
forma personale e diretta, in piena libertà da vincoli che non
siano quelli naturali dell' uomo responsabile e maturo.
Perchè questo sentimento interiore, che difficilmente
manifesta ad estranei, lo accomuna a pochi altri uomini che come lui
vivono la stessa esperienza marinara e spirituale, ai quali si sente
vicino, che cerca, con cui simpatizza ed ai quali indissolubilmente
e spiritualmente si lega.
Perchè quest'amore, reso forte dalla consapevolezza della
sua natura benigna, lo estende a tutto il Creato, ne fa partecipe
tutta l'Umanità . Perchè da esso trae il proposito
di manifestarlo in attività ed opere degne.
Perchè questo legame spirituale che riunisce gli uomini
legati dallo stesso afflato, si è esteriorizzato in una struttura
associativa semplice, schietta, sincera, adatta al modo di vivere e
sentire della gente di mare, rude, decisa ed insieme sensibile e
tenera.
Un'Associazione tra lo sportivo ed il goliardico,
scanzonata nell'aspetto esteriore, pregna di spiritualità e
di verità interiormente; concepita ed organizzata libera da
ogni altra, indipendente da ogni legame con la società civile
del Paese in cui vive e verso cui è comunque sempre pronta ad
attivarsi per assolvere ai propri doveri etici e civici; resa
compatta, omogenea, granitica da questa comune esperienza, questo
comune Amore, questi Universali Ideali, questo intimo legame
fraterno.
L'essere Fratello della Costa è quindi, innanzi tutto, uno
status spirituale i cui elementi sono:
– l'amore per il
Mare;
– un rapporto di
fraterna amicizia con gli altri Fratelli;
– l'esperienza
marinara vissuta;
– l'assimilazione
consapevole dei Principi che costituiscono una filosofia di vita e
trovano estrinsecazione nel modo di comportarsi
nell'attività nautica e nei rapporti con il mare ed i suoi
elementi; con gli altri naviganti e con gli uomini preposti a
servizi inerenti la nautica, associazioni, enti con i quali instaura
rapporti.
* Per consentire all'Aspirante l'assimilazione dei nostri
Principi, l'acquisizione di questo “statusâ€, gli è concesso
un periodo di aspirantato prudentemente lungo; durante questo tempo
ha modo di apprendere, conoscere e sposare i nostri Principi e le
nostre regole, appropriarsene, viverli ed applicarli
costantemente.
È quindi un periodo di apprendimento che va esercitato e
seguito con metodo, interesse, partecipazione ed impegno.
* L'Uomo di Mare è un essere forgiato dall'esperienza
nautica, dal costante contatto con questo Elemento, vissuto in ogni
circostanza, tranquilla o rischiosa che sia, a tu per tu con
Esso.
A quest'uomo è accaduto in tante occasioni, nella
solitudine della navigazione, di meditare sulla grandezza,
enormità , bellezza, possanza di questo Elemento e sulla
piccolezza ed estrema debolezza della persona umana; questo
contrasto ha fatto affiorare spontaneamente in lui domande
sull'esistenza umana, sul suo significato, il senso da dare ad
essa.
In questi momenti in cui si è soli con se stessi, la vera
essenza dell'uomo viene fuori senza inganni, infingimenti, nello
stato di evoluzione interiore in cui egli si trova. La notte
stellata, la solitudine, la lenta navigazione spingono ed agevolano
questa introspezione, complice il Mare, la barca, le vele, il
vento.
Nella tempesta è lo stesso uomo che fa leva sulle sue
personali risorse per battersi e lottare contro le avverse
circostanze, con coraggio, generosità , senza risparmio, con
spirito di sacrificio e solidarietà umana.
Non è l'uomo che pavido se ne va in cuccetta; nè l'uomo
che, disperato, si chiude in cabina; nè quello che cerca coraggio
nell'alcool; nè quello che bestemmia ed inveisce contro i
compagni d'avventura.
È soltanto quell'uomo di mare che è chiamato
all'Aspirantato e va educato alla Fratellanza della Costa.
L'educazione.
* Ogni vera educazione [da ex ducere = trarre fuori] ha per
oggetto la giusta direzione di una tendenza giÃ
sviluppata.
Essendo questa tendenza presente nell'Aspirante, è
necessario aiutarlo perchè ne sia più consapevole sì da far
emergere nel suo animo, un proposito eticamente apprezzabile ed
incoraggiarlo perchè lo approfondisca e lo realizzi. In sintesi, a
pensare da Fratello della Costa: perchè come un
uomo pensa, tale egli è.
Come? Vi è una fase della conoscenza con l'acquisizione e
lo apprendimento; una della riflessione ed elaborazione; una della
convinzione e dell'azione. È un apprendimento guidato
dall'Armero Major e Consulenti nel primo caso (Tavola in
Cantiere); dal Luogotenente, Padrino e Fratelli, nel secondo (Tavola
in navigazione), nella scelta degli argomenti da leggere, da trarre
nelle nostre fonti di conoscenza quali l'Ottalogo, la
Dichiarazione solenne, lo Statuto, gli atti del C.G. e G. ed ogni
altra fonte contenuta nei Diario di Bordo, nei Golpe de Canon.
Scopo dell'educazione dell'Aspirante Fratello della Costa
è quello di aiutarlo, appresi i Principi e le regole della
Fratellanza, a trarre dalla propria coscienza, dall'io, le
riflessioni, le elaborazioni personali che spontaneamente ne
derivano, sì da indirizzarlo a costruire un ponte tra quest'uomo
di mare schietto, genuino, coraggioso, appassionato ed il Corsaro
quale lui se lo rappresenta dentro di sè: natura non facit
saltus.
La funzione degli istruttori è, quindi, quella di
indirizzarlo blandamente ed assisterlo perchè questa Sua
maturazione si compia naturalmente, in modo genuino, come egli sente
di poterla vivere ed esprimere.
Sarà il Suo modo d'essere Corsaro, diverso da tutti
gli altri, sempre importante, sempre utile; sarà il suo
personale, schietto, vero, assoluto essere Fratello della Costa.
V – I Supporti di
una crescita.
Premesse.
1 - Siamo un'Associazione sana, dedita al mare, alle
attività diportistiche, nautiche, per quello che ciascuno di
noi può permettersi, con il tempo libero che ha a disposizione;
Abbiamo dei Principi fondamentali, delle Regole che ci
caratterizzano in modo del tutto personale e piacevole.
Abbiamo operato in tanti anni con garbo e civiltà e
riscuotiamo tra i diportisti e tra gli “addetti ai lavori†un
certo successo e considerazione.
Merito anche della gestione del precedenti Capitani.
Abbiamo sentito l'esigenza di un miglioramento qualitativo
della sua presenza e della sua azione nel mondo della nautica da
diporto e del Mare in generale ed a tale lodevole intento ci stiamo
dedicando elaborandone i programmi, le idee e le modalità di
esecuzione.
Perchè questa esigenza?
Vi siete fatta un'idea, in base alla situazione presente,
di quello che potrebbe diventare il nostro Mare, il nostro Pianeta
tra qualche secolo (ad essere ottimisti!)? di quanto possa
deteriorarsi nei decenni?
Il mondo attuale, quello passato, sarà considerato dai
nostri posteri come il Paradiso Terrestre biblico al confronto della
realtà inospitale cui saranno costretti a vivere ed a
combattersi!
Vogliamo essere Fratelli della Costa e non fare qualcosa per
impedire questa catastrofe?
2 - L'impegno ad intraprendere un'attività esterna
più incisiva, resa omogenea e meglio organizzata a livello
nazionale con l'intervento del Capitano d'Armamento e degli
Esperti; la necessità di formare, attraverso l'istruzione
degli Aspiranti, Fratelli della Costa più consapevoli attraverso
l'intervento dell'Armero Major e dei Consulenti; sono due esempi
in campi diversi e contigui, di approfondimento dei Nostri Principi
contenuti nell'Ottalogo, nella Dichiarazione Solenne, nello
Statuto, per una loro più intima e matura interpretazione, della
loro proiezione nei molteplici campi di attività scelti.
Occorre proseguire in questo lavoro di riordino e di
approfondimento.
Puntiamo la nostra attenzione sui Fratelli della Costa,
poichè è necessario che si preparino spiritualmente affinchè
siano veri Corsari del Mare.
È come se noi costruissimo un mosaico che ha per oggetto
l'Idea della nostra Associazione quale Essa è, come si incorpora
e come opera.
Provate ad immaginarlo questo mosaico: ogni sua parte deve
essere prima tracciata, disegnata, colorata nei gruppi, nei
soggetti, nelle figure e nei gesti di ognuno; quindi occorre coprire
il tutto con le tessere appositamente scelte per dare corpo, volume,
individualità a quest'Idea, a questi soggetti ciascuno con i
loro volti, i loro gesti tesi ad esprimere un messaggio rivolto al
prossimo.
3 - Per realizzare in modo concreto il nostro Amore per il
Mare, per intervenire positivamente in questo impegno non
indifferente e delicato per i molteplici risvolti che sottintende,
occorre innanzi tutto che i Fratelli della Costa, le Tavole, i
Maggiorenti, l'Associazione, siano più preparati, più convinti
ad essere tali, più determinati a farlo.
L'attività intrapresa non deve essere una imitazione
o esecuzione solo volenterosa, di quella individuata e scelta da
altri Fratelli, Tavole o da altri gruppi estranei, ma una
formulazione creativa ed originale di essa, rivolta a competere o
migliorare quella già sperimentata.
Stima, prestigio, rispetto, riguardo, considerazione sono
giudizi positivi che vanno conquistati e mantenuti. Ognuno di noi in
questo impegno ha un suo ruolo, assolve ad un proprio compito, ne
sopporta un carico morale e reale notevole; perchè è osservato da
molti con curiosità e scetticismo, da alcuni con malizia, con
invidia, da altri con spirito critico, tutti per mettere alla prova
le nostre qualità , perchè ci sentono diversi, ci vedono pochi
ma forti dei nostri Principi ed impegnati a realizzarli.
4 - La somma delle nostre azioni, dei nostri interventi,
delle nostre partecipazioni, danno il totale algebrico della
crescita della nostra Associazione agli occhi nostri, agli occhi
degli altri.
I giudizi positivi o negativi che vanno in giro per il mare,
per i circoli nautici, le federazioni, le capitanerie; che aleggiano
e si posano e si consolidano nel bene, nel male sulla base dei
ricordi, delle sensazioni presenti, per le aspettative future,
concorrono al mantenimento, miglioramento della nostra immagine.
5 - La nostra crescita nella scala dei valori porta una più
ampia ed entusiastica richiesta di partecipazione degli appassionati
di mare; una più oculata scelta degli Aspiranti; la messa in
cantiere di nuove Tavole, specie nelle aree territoriali in cui
queste totalmente mancano.
Porta anche una necessaria selezione interna per i Fratelli
di fatto spiritualmente disimpegnati, disadatti, per le Tavole
inattive.
L'attività è vita e la Tavola più di ogni altra
struttura associativa ha bisogno di navigare per tenere salde le
ordinate, il fasciame ben legato, aderente e stagno per consentire
ai naviganti una sicura e piacevole vita di bordo, la giusta rotta
in ogni tempo.
6 - Perchè queste previsioni si realizzino, perchè queste
aspirazioni diventino realtà , è necessario che si
approfondiscano i contenuti della figura del Fratello della Costa
per dargli una più specifica fisionomia, delineandone meglio i
contorni, vivificandone i colori, per vederlo nascere ed essere
“Fratello†componente della Tavola.
Perchè sia più conscio di Sè, del Suo valore, del ruolo e
della funzione che si è scelto di compiere;
7 - A tal proposito ci giova parecchio quanto abbiamo
delineato in occasione dell'“Istruzione degli Aspiranti
4/93â€.
La metodologia dell'apprendimento prevista per gli
Aspiranti, è di carattere generale e può essere applicata, con le
opportune varianti, ai Fratelli.
Qui non si tratta di una istruzione, ma di un riesame con
spirito diverso; non con il supporto dei Consulenti e dell'Armero
Major ma dei Saggi, scelti senza vincolo territoriale e del Gran
Maestro; non per un risultato finale ma per esigenza personale di
capire di questa Fratellanza della Costa qualcosa di più, per
migliorarsi più coerentemente, più consapevolmente, più
profondamente: l'occasione è importante ed è un peccato
rinunziarvi.
8 - Perchè il Gran Maestro?
E se non Lui, chi?
Il Gran Maestro è il nostro Capo Spirituale; ci insegna ad
essere Fratelli della Costa, ad essere Corsari; è Lui il
depositario dei Principi fondamentali della nostra Associazione,
Colui che li custodisce nella loro integrità e li trasmette ai
nuovi Fratelli.
È Lui che presiede il Comitato dei Saggi, espressione
vivente dell'Amore-Saggezza della Fratellanza della Costa, per i
compiti di Statuto; che presiede alla presentazione dell'Aspirante
che ha completato il ciclo di istruzione, perchè con
l'Investitura gli sia trasmesso idealmente il vincolo di
Fratellanza e lo Spirito del Corsaro e sulla Sciabola prometta
fedeltà all'Ottalogo.
Da questo momento il neoFratello gli è spiritualmente
affidato per essere incoraggiato, indirizzato, sostenuto, nello
approfondimento dei Principi, degli Ideali, regole, usi, costumi
della Fratellanza della Costa; per accertarsi che gli stessi siano
vissuti con convinzione, per essere applicati con padronanza.
È chiamato ad intervenire ogni qualvolta abbia la certezza
di un allontanamento, un travisamento da/di Essi da parte del
Fratello, per aiutarlo a correggersi e rimettersi in rotta insieme
ed in armonia con gli altri.
La
metodica dell'approfondimento: I
presupposti
1 - L'essere Fratello della Costa è quindi, innanzi tutto,
uno status spirituale i cui elementi sono:
l'amore per il Mare;
un rapporto di fraterna amicizia con gli altri Fratelli;
l'esperienza marinara vissuta;
l'assimilazione consapevole dei Principi che costituiscono
una filosofia di vita e trovano estrinsecazione nel modo di
comportarsi nell'attività nautica e nei rapporti con il mare
ed i suoi elementi; con gli altri naviganti e con gli uomini
preposti a servizi inerenti la nautica, associazioni, enti con i
quali instaura rapporti.
2 - Per consentire al Fratello l'approfondimento dei nostri
Principi, per poter egli seguire una sua crescita spirituale, non ha
limiti di tempo, nè vincolo alcuno.
Partendo dalla sua personale esperienza di uomo di mare, può
proseguire autonomamente e personalmente la sua educazione lungo la
rotta delle consapevolezze acquisite.
Se ne fa richiesta ad uno dei Saggi, questi lo aiuterÃ
o lo segnalerà al G. M., affinchè lo assista perchè la sua
crescita sia correttamente indirizzata sì da far emergere nel suo
animo propositi eticamente apprezzabili ed incoraggiarlo perchè li
approfondisca e li realizzi.
In sintesi, a migliorare il modo di pensare da Fratello della
Costa.
3 - Come?
A diverso livello la ricerca segue le stesse regole di
istruzione dell'Aspirante: vi è una fase più approfondita della
conoscenza con l'acquisizione e lo apprendimento;
una della riflessione ed elaborazione;
una della convinzione e dell'azione.
È un apprendimento guidato dal Gran Maestro nella scelta
degli argomenti da leggere, da trarre nelle nostre fonti di
conoscenza quali l'Ottalogo, la Dichiarazione solenne, lo Statuto,
gli atti del C.G. e G. ed ogni altra fonte contenuta nei
Diario di Bordo, nei Golpe de Canon, possibilmente annotati con
spunti di riflessione.
Un apprendimento approfondito con il Padrino, il Luogotenente
ed i Fratelli di Tavola; Completato mediante corrispondenza con i
Saggi che in questo compito assistono il G.M. riferendogli ed
aggiornandolo sui progressi compiuti lungo la crescita spirituale di
ognuno del Fratelli che a ciascuno di essi si è affidato.
4 - Scopo dell'ulteriore educazione del Fratello della
Costa è quello di aiutarlo, sulla base dei
Principi e delle regole della Fratellanza acquisiti, a trarre dalla
propria coscienza, dall'io, le riflessioni, le elaborazioni
personali che spontaneamente ne derivano, sì da indirizzarlo a
consolidare il ponte costruito tra quest'uomo di mare schietto,
genuino, coraggioso, appassionato ed il Corsaro quale lui se lo
rappresenta dentro di sè.
La funzione dei Saggi è, quindi, quella di indirizzarlo
blandamente ed assisterlo perchè questa Sua maturazione si compia
naturalmente, in modo genuino, come egli sente di poterla vivere ed
esprimere.
Sarà il Suo modo d'essere Corsaro, diverso da tutti
gli altri, sempre importante, sempre utile; sarà il suo
personale, schietto, vero, assoluto essere Fratello della Costa.
L'azione corale.
La superiore ricerca ed i risultati personali che nella sua
azione esterna il Fratello realizza, non hanno un effetto positivo
soltanto in Lui.
Dell'attività che il Fratello vorrà porre in
essere, se ne gioveranno, per i suoi contenuti quantitativamente e
qualitativamente più elevati, gli altri Fratelli, la Tavola, la
Associazione.
La somma delle azioni che i Fratelli, le Tavole,
l'Associazione vorranno intraprendere, necessita di un supporto
interiore qualificato; ha bisogno, per essere qualitativamente
elevata, efficace e produttiva di risultati duraturi, che al
supporto materiale comune delle attività intraprese,
sviluppato con l'assistenza del Capitano d'Armamento e degli
Esperti, faccia eco un altro supporto:
quello del legame spirituale comune, della
comune visione, comune intesa del ruolo, delle funzioni, del
servizio da prestare, delle necessità da sopperire, degli
strumenti da utilizzare.
In sintesi occorre che anche spiritualmente gli esponenti
dell'Associazione si leghino in gruppo omogeneo, consapevole,
volenteroso. Occorre che prendano coscienza del loro far parte di un
insieme maggiore così da sentirsi tutti intimamente uniti negli
interessi, le attività e gli obbiettivi del gruppo.
Questo è l'“amore della Fratellanza della Costaâ€;
quello che conduce alla saggezza che è amore in attivitÃ
manifesta.
Quello dei Fratelli, in quanto tali ed in quanto uomini; e da
questo loro all'intera Associazione Nazionale e da essa alle
altre.
VI – Richiamo al
servizio volontario
attivo
Cari Fratelli Maggiorenti,
non ho Vostre notizie recenti e non so neppure come stiate in
salute, se abbiate abbandonato l'attività nautica, se
frequentiate le Tavole di appartenenza, se Vi occupiate della
Fratellanza della Costa in qualche modo, se pensiate assiduamente ad
essa e se Vi sentiate impegnati ancora ad un qualche livello.
Temo che Vi sentiate lontani dalla gestione della Nostra
Associazione, che adesso apparterrebbe ad altri Fratelli, a quelli
eletti dal C.G.G. e riteniate che il periodo attuale sia per Voi di
disimpegno, rispecchiando in Voi uno stato d'animo di dovuta
esclusione; prevalendo in Voi un comportamento inattivo dello
“star a guardareâ€, restandovene nel Vostro covo seduti su una
comoda poltrona a mirare ed osservare, da spettatori, l'evolversi
della storia della Nostra Associazione, nei protagonisti, nei
personaggi, negli eventi.
Del Vostro periodo che Vi ha visto impegnati in prima persona
a fare e costruire qualcosa o molto per Essa, messi insieme potreste
raccontare la vita della Fratellanza della Costa in eventi
dettagliati, precisi e puntuali.
Sareste senza dubbio degli ottimi cultori della nostra storia
e non solo negli eventi, ma soprattutto nelle Tavole, nelle figure
di Fratelli che hanno fatto od hanno contribuito a fare grande la
N.A. e che oggi non ci sono più; nella mentalità dominante
del modo di intendere, vivere e manifestare il contenuto, lo Spirito
di Essa.
Io sono, insieme agli altri Fratelli della seconda
generazione - e mi auguro di riuscire ad esserlo - l'interprete
modesto, volenteroso, sincero della esigenza riconosciuta e
manifestata di una nostra presenza più qualificata ed impegnata nel
mondo marino, della nautica da diporto, sportiva, nelle
attività , manifestazioni ad essa collegate; per esserlo al
modo nostro, mantenendo la nostra genuina identità , il nostro
spirito d'avventura, la nostra libertà da ogni
condizionamento o compromesso, nel poco, nel piccolo o nel grande
che la buona volontà dei Fratelli riesca a fare.
È la stessa attività spontanea, autonoma che ogni
singola Tavola od il singolo Fratello hanno spesso e da sempre posto
in essere, con l'aggiunta della consapevolezza di farla adesso con
l'intenzione, collettivamente manifestata, di assolvere ad un
impegno individualmente e liberamente scelto; di far qualcosa di
utile al presente per il Mare ed il Suo mondo; di impostare insieme,
se questo si vorrà , un'azione efficace, duratura, omogenea e
coordinata nel tempo.
“Dalla
spensierata giovinezza alla consapevole partecipazioneâ€, potrebbe
essere il motto del modo attuale nostro di accostarci al Mare, se
volete, se vorremo, se vorranno!
Io posso essere, spero di riuscire ad essere, soltanto un
sensibile interprete di questa esigenza, se tale si confermerÃ
nella coscienza e nella volontà di tutti noi.
Non vorrò, nè posso volere niente di più o di diverso di
quello che voglia la maggioranza di noi, con consapevole
determinazione. Ritengo che si voglia questo
qualificato impegno ed è mio compito esporre con prudenza ma con
chiarezza le idee, indicare i modi con i quali si possa conseguire
un risultato, a mio modesto avviso, con il beneficio del dubbio,
dell'errore e la possibilità di correggermi ed essere
corretto, alla luce di esigenze, di valutazioni oggettive, ma senza
personalismi, senza prese di posizione individualistiche, nè
presunzioni, nello spirito di collaborazione e di Fratellanza, per
costruire positivamente nuovi valori e non per distruggere quelli
esistenti: essere è vivere attivamente; vegetare è morire
lentamente, penso, senza voler pontificare!
Nella naturale evoluzione del nostro essere Fratelli della
Costa e del manifestare questo nostro genuino amore per il Mare,
nasce l'esigenza dell'impegno, della partecipazione di tutti i
Fratelli e, tra questi, in particolare del Vostro, per essere stati
attivamente e responsabilmente legati alla gestione nazionale della
N.
A., o più affezionati ed interessati alle Sue fortune.
Secondo me è importante che rientriate attivamente nella
gestione della F. della C., manifestando la Vostra
disponibilità ad impegnarVi, stabilendo contatti, partecipando
alla vita dell'Associazione con proposte, suggerimenti; esponendo
idee, opinioni, in modo da essere studiate attentamente, tenute nel
debito conto, per cercare orientamenti che le rispecchino e, se
possibile, le realizzino. Sarebbe un apporto di idee, una
partecipazione attiva in campi od aspetti da sostenere, da
recuperare, da attivare; indispensabile per il corretto, il giusto,
genuino continuare ad essere Fratelli della Costa.
Per tutto questo, per invogliarVi a riprendere l'impegno di
un tempo, a rientrare nel servizio attivo con i riguardi e le
attenzioni che Vi sono dovuti, dopo essermi consultato ed avere
avuto il conforto di tutti i Fratelli Componenti il “Governoâ€,
Vi richiamo se volete al servizio attivo e
perchè possiate avere un interlocutore che Vi sia degno e Vi dia
garanzia di serietà ed impegno, delego il past G.C. perchè
intrattenga con Voi corrispondenza ed ogni altra forma di
comunicazione; perchè si metta a Vostra disposizione e Vi senta
singolarmente e collegialmente, se lo vorrete e se sarà utile,
per esaminare e mettere a punto qualunque aspetto, idea, che possa
interessare la N.A., che contribuisca a mantenerla genuina, a farla
grande agli occhi nostri, nelle opinioni dei nostri connazionali
utenti e non del Mare, agli occhi e nelle opinioni dei nostri
Fratelli dei litorali stranieri.
Mi aspetto moltissimo dal Vostro Apporto e dall'Impegno che
auspico attivo, pronto ed illuminato.
Niente per me deve andare perduto o disperso; tutti siamo del
pari e in eguale importanza coinvolti alla vita ed alla crescita
spirituale della Nostra Associazione e alla Sua proiezione esterna
nel mondo che tanto ci occupa e ci sta a cuore. |